13-11-2023
Le tradizionali braciole, simbolo gastronomico di Messina
Per decenni è stata considerata come la città dall’identità smarrita, il luogo di passaggio nel viaggio dal Continente alla Sicilia, con poco da raccontare o da offrire ai viaggiatori. Oggi Messina, nella punta nord orientale della Sicilia, prova a riprendersi il suo spazio nella mappa gastronomica dell’Isola facendo scoprire tutta la bellezza e la ricchezza del suo territorio. Stretta tra le coste ionica e tirrenica e i monti Peloritani, l’odierna Zancle può vantare, infatti, un patrimonio culinario e dolciario sul quale si sta finalmente puntando per il rilancio anche turistico della città, complici un’amministrazione comunale illuminata e chef e pasticceri che da anni portano alto il vessillo locale. Dallo street food al fine dining, passando per i piatti classici e i dolci tipici, si scopre una Messina ricca di tradizioni culinarie, molte delle quali legate al suo essere una città profondamente marittima. Non a caso pesce spada, pescestocco e cozze fanno parte del ricco menu locale. Il pesce spada viene pescato con le feluche, le tipiche imbarcazioni, nel periodo della riproduzione che nello Stretto va da maggio ad agosto, quando i pesci si avvicinano alla costa. Viene consumato, perlopiù, tagliato a fette e arrostito o trasformato in involtino. Il pescestocco, invece, è un’eredità lasciata a Messina dai marinai norvegesi durante la sosta nel porto della città, un tempo uno dei più importanti del Mediterraneo. Era una sorta di moneta di scambio che i messinesi cucinavano a ghiotta, ovvero unendo al pesce patate, cipolla, sedano, olive in salamoia, olio, capperi ed estratto di pomodoro. Il pescestocco a ghiotta è, ancora oggi, uno dei piatti tipici della gastronomia messinese che in tanti stanno riscoprendo e proponendo in menu. Ottimo, ad esempio, quello preparato dallo chef del Marina del Nettuno Yachting Club, Pasquale Caliri. «Della nostra tradizione fanno parte anche piatti quasi dimenticati come lo sciusceddu, una sorta di soufflé con le polpette all’interno che si preparava nel periodo di Pasqua - racconta lo chef – o il macco di fave con finocchietto». Tra i fiori all’occhiello della città c’è senza dubbio la molluschicoltura. Due anni fa si è costituito il Consorzio tra i produttori e oggi una sessantina di famiglie vive allevando molluschi nei laghi di Ganzirri e Torre Faro, nella punta estrema a nord est della città. Il primo, con suo fondale di 8 metri, è più adatto all’allevamento delle vongole mentre il secondo, la cui profondità arriva a quaranta metri, ospita le cozze. «Stiamo completando l’iter per ottenere l’igp, l’indicazione geografica protetta, per la cozza di Messina», racconta Sara Arena, vice presidente del Consorzio.
La focaccia messinese
Il pescestocco a ghiotta di Pasquale Caliri
Involtini messinesi
Bianco e Nero
Pasquale Caliri, Lillo Freni e Francesco Arena
Le cozze di Messina
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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giornalista appassionata del buon bere e del buon mangiare, ama andare in giro a scoprire posti nuovi, artigiani del gusto, materie prime che narrano la storia di un luogo, ristoranti che valgono il viaggio e vini da assaporare. E poi racconta tutto questo dalle pagine di un quotidiano, di un giornale online, di una rivista specializzata
Lo chef Pasquale Caliri del Marina del Nettuno Yachting Club di Messina. È anche un Ambasciatore del Gusto
Onigiri di risu niru, è il piatto presentato da Aya Yamamoto e Pasquale Caliri in occasione di Taobuk, il Festival Internazionale del Libro di Taormina