31-03-2023

Vi raccontiamo ScottoJonno, caffè chantant di Napoli che riapre con la cucina d’autore di Marco Ambrosino

In attesa dell'inaugurazione (fine aprile) del primo piano dedicato al fine dining, ecco i nostri assaggi al bistrot della meravigliosa e storica struttura riportata all'onor del mondo. Con due "pesi massimi": oltre ad Ambrosino, anche Dom Carella

Scatti dal nuovo ScottoJonno, elegante spazio mult

Scatti dal nuovo ScottoJonno, elegante spazio multifunzionale in Galleria Principe di Napoli XIV-XVII, nel capoluogo partenopeo

Certi progetti del mondo food vanno decisamente oltre il piacere e la visione del cibo, portano con sé una commistione di intenti e di culture che segna significativamente luoghi e persone. In questo contesto si posiziona il caffè letterario ScottoJonno appena inaugurato a Napoli, nella Galleria Principe, in una posizione urbana finalizzata alla cultura sin dall’epoca borbonica, con la vicinissima presenza del Museo Archeologico di Napoli, dell’Accademia delle Belle Arti e del il teatro Bellini. Si rivede così la luce nella bellissima galleria in stile art noveau, dopo il lungo oblio al quale era stata condannata. Nata alla fine dell’Ottocento, sulla scia delle mode europee dell’epoca, era finalizzata a ospitare attività commerciali e di intrattenimento; tra queste ultime spiccava il caffè chantant Scotto–Jonno fondato dall’omonimo imprenditore procidano nel 1883, bellissimo e fedele allo stile parigino della belle époque (proprio nella capitale francese nasce l’idea dei caffè concerto). Divenne poi una vera e propria eccellenza napoletana che ha fatto tendenza a lungo nel mondo della musica, regno delle chantose, le cantanti ritenute delle vere e proprie dive internazionali. La prima chantosa (dal francese chanteuse, che vuol dire cantante) fu Ersilia Sampieri, prese il volo proprio qui, fino a esibirsi anche a Londra e Parigi, dove venne definita la “Sarah Bernhard del caffè-concerto". Tutto questo viene descritto non per tediare, ma per proiettare la grande aspettativa e gioia che i napoletani vivono nel vedere rinascere tale luogo intriso di storia e cultura tutta partenopea.

La Galleria Principe di Napoli

La Galleria Principe di Napoli

La sala bistrot al piano terra

La sala bistrot al piano terra

Patron Luca Iannuzzi

Patron Luca Iannuzzi

Grazie all’illuminato intuito dell’imprenditore Luca Iannuzzi, finalmente rivediamo brillare questi locali di proprietà del Comune (qui nell'ultima fase prima della chiusura aveva sede la Tesoreria del Banco di Napoli). Oggi divengono caffè letterario aperto al pubblico, con una ricca biblioteca diffusa da consultare e un programma interessantissimo fatto di incontri letterari, musicali e teatrali.

Da sinistra: il sommelier Andrea Lanzillo, il sous chef Domenico Cerrone, lo chef Marco Ambrosino e il pastry Federico Andreini

Da sinistra: il sommelier Andrea Lanzillo, il sous chef Domenico Cerrone, lo chef Marco Ambrosino e il pastry Federico Andreini

Non poteva mancare la ristorazione e la caffetteria, sempre rimanendo fedeli a quella meraviglia che fu questo caffè chantant. E anche in questo caso Iannuzzi ci ha visto lungo, scegliendo lo chef Marco Ambrosino, originario dell’isola di Procida proprio come il fondatore del locale. Lo abbiamo incontrato di sera ai tavoli del bistrot con vista sulla galleria, in piena forma, entusiasta per questa nuova esperienza napoletana. La vivacità solare e pulsante di questa parte della città gli giova senza ombra di dubbio. Il grande locale composto da 600 metri quadrati si estende su tre livelli: appena si entra si viene rapiti dall’atmosfera retrò e a dare il benvenuto è il grande banco destinato al cocktail bar e alla caffetteria. Sopra, si nota il palco che ci ricorda l’arte della canzone napoletana e del teatro.

Bancone bar con lo staff

Bancone bar con lo staff

La libellula è stata scelta come simbolo del posto, richiama una delle icone più frequenti dell’epoca e il suo significato di forza e rinascita. La mixology è affidata alla consulenza di Domenico Carella, in arte Dom Carella, nome di spicco del settore, con importanti collaborazioni anche all’estero, seppure convinto sostenitore dello stile italiano. Ci ha servito un cocktail signature, La Strega del Vesuvio, dove l’elemento portante è il cordiale al pomodorino del Vesuvio e sedano, miscelato con scotch whisky, gin, liquore al caffè e soda al tagete.

La libellula, simbolo del locale

La libellula, simbolo del locale

In una delle sale destinate al bistrot c’è il grande tavolo del casadduoglio, la salumeria napoletana, sul quale si espongono i salumi e formaggi da scegliere per il piatto da gustare al tavolo. Ordiniamo un imperdibile pane, burro di bufala e alici, con pane cafone e alici di Cetara di Armatore condite dallo chef con olio extravergine di oliva alle erbe aromatiche. Delicati e gustosi i tre tramezzini, all’ insalata russa, poi alla salsa tonnata e ancora alla salsa romesco. Raffinate le tartare, iniziamo con Colapesce, mezzo uomo e mezzo pesce, una sorta di divinità popolare partenopea, dove si fa apprezzare l’ombrina in salsa ponzu con olio di sommacco, tanto amato da Luca, grande appassionato delle culture mediterranee. Segue l’Avellana, tartare di carne di manzo di Avella (siamo in provincia di Avellino) con nocciole avellane (in purezza e in maionese), misticanza, senape e caffè. Immancabile l’ostrica signature dello chef, scaloppata, con centrifuga di papaccella rossa, brunoise di papaccella verde e di olive verdi. Giovanissimo il pastry chef, Federico Andreini, ci propone un ensemble di tre dessert: Calisson con pasta di mandorla e mela annurca candita, poi Torta basca al formaggio, blu di bufala in questo caso, e infine Paris Brest, con mandorla e caramello – una evocazione che vuole ricordare l’importante scambio culturale avuto tra Parigi e Napoli, specie in quel mondo vivacissimo che è stato la culinaria partenopea.

Pane cafone, alici di Cetara di Armatore, burro di bufala

Pane cafone, alici di Cetara di Armatore, burro di bufala

Ostrica con centrifuga di papaccella napoletana rossa e brunoise di papaccella verde e di olive verdi

Ostrica con centrifuga di papaccella napoletana rossa e brunoise di papaccella verde e di olive verdi

Tartare di pesce

Tartare di pesce

I dessert

I dessert

In carta troverete anche: Benedetto purgatorio (uovo pochè, pizza di semola, salsa olandese al pomodoro affumicato); Geneve (pollo alla salsa di genovese di pollo e croccante al provolone del monaco), Santa Teresa pensaci tu (baccalà con cipolla in agro e verdure affogate); Scammaro (crema di ceci, verdure cotte e marinate, terra di olive e dressing al miso). Ad affiancare Ambrosino c’è il sous chef Domenico Cerrone.

Carta dei vini ben pensata, attenta alle produzioni artigiane e non scontate, curata dal sommelier Andrea Lanzillo, ancora indaffarato nel progettare una cantina dai volumi considerevoli.

Insomma: Napoli e i napoletani sono felicissimi di poter rivivere la Galleria Umberto e il caffè chantant ScottoJonno, anche questo aspetto si coglie in pieno e amplifica il piacere di venire in questo luogo magico. Si attende l’apertura al piano superiore del fine dining per la fine di aprile.

Il bistrot di ScottoJonno è aperto di sera nonché per l’intera giornata il sabato e la domenica, chiuso invece il martedì (gli orari di questo periodo potranno variare).  


ScottoJonno - il bistrot
Galleria Principe di Napoli XIV-XVII
tel. +39 081 3533418
scottojonno.com
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Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Marina Alaimo

nata a Napoli, è giornalista, sommelier e degustatrice Onaf, oltre che di vini ovviamente. Wine & food writer

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