09-04-2021
Lo chef Pasquale Caliri, a sinistra, e l'apicoltore Giacomo Emanuele
«La prima abilità di un cuoco, a mio parere, non è cucinare. Ma fare la spesa». Lo pensa e ce lo dice Pasquale Caliri, chef del ristorante Marina del Nettuno Yachting Club, a Messina, un tempo giornalista professionista specializzato in cronaca nera e giudiziaria, poi diventato cuoco. A volte ci regala anche qualche suo articolo su queste pagine (li trovate raccolti qui), ma in questo caso siamo noi a scrivere di lui, prendendo spunto dall'adesione alla campagna degli Ambasciatori del Gusto Adotta un produttore, per la quale ha presentato l'Azienda Agricola Emanumiele di Giacomo Emanuele, specializzata in miele, a Galati Mamertino (Messina).
Caliri ci dice, con il suo tono sorridente, che di banalità e ovvietà trite e ritrite sulla ricerca delle materie prime non ne vuole ripetere. Niente luoghi comuni, ma un racconto di sentimenti e di valori: «Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio in cui è piuttosto facile incontrare e conoscere produttori e fornitori che lavorano con intelligenza e con un approccio anche un po' visionario. Persone che non solo riescono a fornirti un grande prodotto, ma che arrivano anche a standardizzare quella qualità: penso al pesce, che è sicuramente un elemento portante della mia cucina. Senza stabilire un rapporto stretto, vero, con i pescatori della zona, sarebbe molto complicato poter lavorare con una certa continuità».
Pasquale Caliri
«Fu una bella esperienza - prosegue Caliri - perché legò in maniera forte la nostra professione alla nostra terra, fu una questione di vera identità. Fare il cuoco in questo territorio significa anche avere a che fare con un imperativo categorico: non importa lo stile di cucina che decidi di interpretare, anche se si tratta di avanguardia, devi riuscire a rappresentare questa realtà. Perché noi siciliani teniamo profondamente alla nostra storia e alla nostra cultura».
Giacomo Emanuele
Da queste considerazioni origina un altro aspetto molto importante del lavoro di Giacomo Emanuele, che alleva una varietà di api che ha rischiato di scomparire ed è stata salvata da alcuni entomologi e apicoltori siciliani: l'ape nera sicula, dal 2008 Presidio Slow Food. «Queste api hanno una storia millenaria in Sicilia e per questo sono le più adatte a sfruttare nel modo più naturale tutto quello che offre la nostra terra. Riescono a lavorare a temperature estreme, passando dagli zero gradi in montagna d'inverno ai quaranta d'estate sulla costa, si adattano perfettamente alla grande varietà di fiori che incontrano nei vari luoghi e nelle diverse stagioni. Il risultato sono molti mieli diversi, anche se mai in grandi quantitativi. Prendiamo come esempio il Millefiori: erroneamente si pensa che sia il più comune e il più uguale a se stesso. Invece noi, a seconda delle stagioni, ne produciamo anche otto, nove, dieci tipi diversi: tra una vallata e un'altra cambia il clima, e così cambiano i fiori, ed evidentemente questo succede anche passando da un mese a un altro».
C’era un ape piccolina nel formaggio stamattina: gelato di provola, granita di camomilla, limone, spuma di miele e favo d’api
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Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia
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