18-05-2020
I protagonisti dello speciale online Modica Ediscion, organizzato da Andrea Graziano di FUD Bottega Sicula. Da in alto a sinistra, in senso orario, dopo lo stesso Graziano, Pierpaolo Ruta, Accursio Craparo, Peppe Barone, Luca Stracquadanio e Lorenzo Ruta
Che cos’hanno in comune un cioccolatiere, un pasticcere, 4 cuochi, un produttore di caffè, un artigiano del vetro, un tipografo, un cuciniere errante e un mastro birraio? Solo un’origine, un puntino segnato sulla cartina geografica, una vicinanza di numeri civici tra i certificati di residenza, una matrice: la “radice di tutte le radici”, avrebbe detto Cummings. La città in cui sono nati e hanno scelto di restare o in cui sono arrivati e hanno scelto di vivere, intrappolati per sempre in una dimensione umana e relazionale che oggi - sotto l’assedio del tempo - si sono ritrovati nella manica come un asso inaspettato: laddove altrove si dovrà imparare a riscrivere un patto, un’alleanza, per affrontare il futuro, qui le clausole, le priorità, molti ce le hanno scritte nel dna da sempre, semplicemente.
Potrei, nel tessere questo racconto, sembrare di parte se non potessi apertamente dichiararmi tale: la città che anch’io ho in comune con loro è Modica e non è forse un caso se Andrea Graziano ha deciso di fare una speciale Modica Ediscion nella serie delle Fud Laiv Ciat che ha organizzato ormai da qualche settimana sui social di FUD Bottega Sicula, per aprire un ampio dialogo con i protagonisti del mondo della ristorazione, da Beppe Balmieri a Simone Padoan, passando per Filippo La Mantia, Diego Rossi e tanti altri.
«Perché proprio Modica? Perché nel futuro che ci attende l’aspetto umano e la componente identitaria si riveleranno vincenti e Modica, in questo, ha sempre fatto scuola», ha spiegato Graziano sull’efficacissimo palcoscenico virtuale attraverso cui è riuscito a continuare a esprimere uno dei suoi preponderanti punti di forza: la capacità di fare rete. E la schiera di modicani che sono stati suoi ospiti gli ha dato ragione, tessendo un racconto corale di come sta reagendo all’emergenza coronavirus una città alla periferia d’Europa in cui nemmeno la parola delivery aveva mai messo piede finora.
Modica, 54mila abitanti, città patrimonio dell'Unesco (foto www.sicilia.info)
In questa direzione si sono già dati da fare in autonomia anche Lorenzo Ruta di Taverna Migliore - «anche se - confessa - mi accorgo che ciò che manca davvero alle persone è proprio quel tipo di esperienza che solo al Ristorante possiamo regalare» -, Luca Stracquadanio di Ku-fu - «Sono tornato in cucina da solo, mi lavo persino i piatti, pur di non perdere il contatto col pubblico» - e il gelataio Antonio Adamo che racconta di «essere diventato un vero e proprio corriere di dediche, facendo felici i miei clienti perché ho scelto di andare sempre a consegnare il gelato in prima persona».
Energia positiva, adattamento creativo, duro lavoro: una cifra di cui i modicani non possono fare a meno di dichiararsi orgogliosi, come ha ricordato Carmelo Chiaramonte, intervenendo a sorpresa nella parte finale della diretta social di FUD, con in mano un libro in cui Danilo Dolci raccontava della progenie di spigolatori modicani: «Gli spigolatori che lavoravano in tutta la Sicilia non erano mai palermitani o catanesi o siracusani o ragusani, erano sempre rigorosamente modicani. Anche noi, adesso, non siamo cuochi abituati ad alzarci alle 10 e chiamare il pescivendolo, ma spesso ci alziamo all’alba e andiamo a sistemarci l’orto».
In extremis, l'intervento di Carmelo Chiaramonte (in basso)
Al loro fianco, pienamente immersi in questo sistema, ci sono a Modica artigiani eccellenti come il tipografo Piero Bonomo di Monolithus, uno di quelli davvero capaci di creare emozioni con la carta, e Alessandro Di Rosa di Thalass, che dopo aver creato per anni linee di bellissimi piatti in vetro per la ristorazione, ha già deciso cosa farà nell’immediato futuro: «Mi sono chiesto cosa servirà ai cuochi e ho trovato subito la risposta: coniugare estetica e sicurezza alimentare. E ho già pronta una linea di cloche per aiutarli a raggiungere l’obiettivo».
«Ma non dovremo lasciarci ossessionare», ammonisce da Milano colui che di molti di loro è stato maestro, reale o ideale. Peppe Barone, che da pochi mesi ha aperto Terrammare, è rimasto lì nella trepidante attesa di poter riaprire e ora dice: «Ho sempre sostenuto che un Ristorante funziona se si è capaci di esprimere radici, storia, identità. Un piatto funziona se racconta qualcosa che viene da lontano, cultura e sapienza. Ma adesso dobbiamo ricordarci anche un’altra cosa: il nostro lavoro si fonda su millenni di contatto sociale, non di distanziamento. Dovremo essere bravi a riprendercelo».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1987, giornalista professionista testardamente modicana, sommelier in formazione permanente. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie, persone e imprese legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo
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