21-05-2020
Davide Groppi, light designer piacentino. Ha vinto due Compassi d’Oro Adi, il premio considerato l'Oscar nel mondo del design
Oggi tutto vive nei social network, esperienza di comunicazione globale alla portata di ogni tasca. Ognuno di noi è interconnesso in uno scambio perpetuo di parole e immagini. L’emozione di provare stupore è stata affidata al flusso mobile della rete. Resistono pochissime manifestazioni del reale, dove esiste ancora la possibilità di incontrarsi oltre la casa e il lavoro: il ristorante.
Il ristorante è quel posto dove vai per sentirti bene quando non sei né a casa né al lavoro. Sembra banale ma non lo è.
Esistono vari tipi di ristoranti. Ci sono luoghi che offrono cibo per nutrirsi, semplicemente per mangiare; oppure posti in cui il cibo è il mezzo, quasi il pretesto, per dire altre cose, per offrire esperienze vicine all’arte, oltre la nutrizione.
In questo caso i ristoranti sono moderne gallerie d’arte, spazi da emozioni sinestetiche.
La lampada Moon (2005) di Davide Groppi a Identità Golose Milano
Negli ultimi mesi è purtroppo cambiato tutto. Il maledetto virus ha chiuso i ristoranti e le prossime riaperture saranno drammaticamente viziate dalle regole anti-contagio. Certamente gli imprenditori del settore dovranno occuparsi dei propri conti economici e non sarà facile, considerando l’inevitabile riduzione dei posti.
Ma questo disastro può essere, in qualche modo, l’occasione per rivedere il concetto di cucina? Cosa possiamo cambiare affinché l’ospitalità sia rinnovata e attraente?
La luce, ma non solo, è certamente uno strumento scenico fondamentale.
L'illuminazione de Le Calandre di Massimiliano e Raffaele Alajmo, firmata da Davide Groppi con le lampade Ovo (2010), Ovonelpiatto (2010) e Punto (2004)
Propongo una visione fotografica della luce. Fotografia significa scrittura di luce. Non a caso nel cinema la luce è la fotografia.
Allora, nei ristoranti, scriviamo dei bellissimi racconti di luce. Non utilizziamo la luce in modo occasionale o banale. La luce, diretta, indiretta e diffusa, va utilizzata con consapevolezza, in funzione del teatro che si vuole rappresentare. La luce può e deve essere un ingrediente della cucina. Usare male la luce è come sbagliare il sale.
La celebre Tetatet (2013) di Davide Groppi a Il Clandestino di Moreno Cedroni
L’importante è che questi paradigmi e ingredienti siano trattati e dosati con sensibilità e intelligenza. Non sono necessari budget infiniti. Lo dico spesso ai miei clienti, anche contro al mio interesse. Lo dico da appassionato gourmet. Basta scegliere e decidere.
Mi è capitato di fare una bellissima luce semplicemente scegliendo e cambiando le lampadine.
Fatelo, facciamolo.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
piacentino, classe 1963, erede del pensiero dell'amico e maestro Ingo Maurer che unisce arte, design e architettura. È geniale light designer con una crociata in testa: convincere gli chef dell'importanza della luce come ingrediente
Moreno Cedroni, Davide Groppi e Claudio Ceroni: a loro è andata la parola nel corso del quarto e ultimo talk Fab Food Conversations, ciclo organizzato in occasione della Milano Design City da Elle Decor insieme a Identità Golose Milano e Comune di Milano, per sviluppare la cultura del design in relazione al mondo del food
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.