L’ultima volta era stata a fine 2016 con un filmato di qualche minuto confezionato ad hoc per T Magazine, una delle costole del New York Times. Massimo Bottura (un tipo mai banale quando c’è da comunicare qualcosa, lo sapete bene) si muoveva assieme a Davide Di Fabio e Francesco Vincenzi perfettamente sincronizzati e a loro agio in una stanza gremita di microfoni sofisticati e ipersensibili, messi li a captare “il suono” dell’iconica Parte croccante della lasagna: un successo da centinaia di migliaia di visualizzazioni.
E se è vero che fino ad oggi uno dei punti di riferimento nel mondo dei food video è stato, oltre a quello appena citato, il filmato dell’eclettico David Muñoz per il suo Restaurante DiverXo, quello scaraventato in internet dallo chef modenese qualche giorno fa è un lavoro che ridefinisce senza alcun dubbio il videomaking di settore, portando l’asticella più su.
Si intitola “A visual ode to
A hare in the wood”, ed è opera del regista grossetano (ma di stanza tra Milano e New York)
Andrea Marini. Si celebra uno dei piatti più iconici dell’
Osteria Francescana, la sua evoluzione e la sua visione: un progetto che tra le diverse fasi di scrittura, shooting, montaggio e postproduzione ha richiesto quasi un anno di lavoro.

Camouflage: una lepre nel bosco
Perché, tra tanti piatti iconici creati in via Stella, proprio
Una lepre nel bosco? Ce lo spiega il regista: «È un così concentrato di arte che per me è stato un modo per raccontare una stratificazione molto importante.
Una lepre nel bosco ha tantissime sfumature, ma svelo un segreto: il video lo avevo sì pensato esattamente così come poi l’ho girato, ma non avevo mai assaggiato il piatto: è stato sconvolgente ritrovarci esattamente tutto quello che avevo immaginato quando
Davide Di Fabio me lo ha preparato. E poi è di una bellezza infinita, semplice, perfetto: visivamente è una bomba, poi le persone tendono a dimenticare o non sanno che è un dessert: è incredibile!».
La casa di produzione, la
360Fx Table Top Studio (la Executive Producer è
Antonella Scoliero, il direttore della fotografia
Emanuele Zarlenga), gli ha dato carta bianca e lui aveva voglia di realizzare qualcosa che non si era ancora visto: «Ho studiato il piatto e scritto l’ode, subito piaciuta allo chef che infatti ha sposato immediatamente il progetto: alla base c’è una profonda ispirazione artistica e l’incontro tra forme di pensiero».
Per girare i sei atti che la compongono è stata utilizzata la “Table top”, una tecnica recente e piuttosto avanzata che prevede un braccio meccanico montato su più assi che assecondano il movimento della macchina da presa da 1500 fotogrammi al secondo.
Le scene che ne sono venute fuori sono decisamente suggestive ed empatiche: gli ingredienti (lo zucchero, il caffè, il cacao) che esplodono poeticamente, i dettagli ravvicinati della lepre, il vortice e i due granelli che arrivano a collidere (una delle scene più difficili da girare: gli ingredienti venivano lanciati con una catapulta posizionata dietro un pannello a tempo con la macchina da presa, in un secondo e mezzo, cercando di centrare e mettere a fuoco a tre metri di distanza una finestrella di 20x10cm: un centimetro più avanti o più indietro e sarebbe stato fuori fuoco).
E poi il primo piano di
Bottura: un piano sequenza in cui lo chef aveva la macchina a pochi centimetri dal viso «e in cui è stato eccezionale nel rimanere immobile, garantendo la riuscita dei diversi cambi luce che volevamo realizzare».
Nei quattro minuti ritroviamo i riferimenti alle nature morte fiamminghe, c’è
Kubrick e il suo “2001 Odissea nello spazio”, c’è
Tim Burton e “Alice nel paese delle meraviglie”:
il video integrale si trova su Vimeo e prossimamente ne arriverà una versione ancora più lunga e ricca di particolari. Un progetto a lungo termine che, possiamo anticipare, coinvolgerà altri chef nel prossimo futuro. Non resta che aspettare e vedere cosa partorirà l’estro creativo di
Andrea Marini.