27-01-2018
Scuola di cucina con Gualtiero Marchesi ad Altopalato
A un mese (e un giorno) dalla morte di Gualtiero Marchesi, Toni Sarcina torna a parlare del Maestro e del suo rapporto con Altopalato, il Centro di cultura enogastronomica che Sarcina stesso ha fondato nel 1981, in collaborazione con la moglie Terry. (In tondo il testo di Toni Sarcina, in corsivo le sue parole raccolte da Carlo Passera). Seconda puntata, leggi qui la prima: Il mio amico Gualtiero Marchesi - La prima volta in Bonvesin de la Riva...
Stagione autunnale 1980: con Gualtiero Marchesi ci incontravamo ogni settimana per trovare lo stile da adottare, il tipo di proposte, insomma la “sceneggiatura” completa di Altopalato. Già: la sceneggiatura. Perché si voleva dare al nuovo soggetto, primi nel panorama enogastronomico di allora, una caratteristica simile a un teatro, con una “compagnia stabile” per i programmi fissi e con “ospitate” di campioni provenienti dall’esterno. Peraltro, già avevamo un grande protagonista, Gualtiero appunto, che avrebbe avuto un suo spazio privilegiato e riservato.
Ci mancava tuttavia la cosa più importante: il nome; qualcuno, rifacendosi al periodo dei Futuristi, aveva suggerito di riprendere il nome “Santo Palato” ma io e Terry, mia moglie, pensando alla nostra collaborazione con Famiglia Cristiana, avevamo ritenuto poco opportuna la denominazione. Terry ebbe allora un’intuizione, suggerì “Altopalato”, immediatamente accettato. Così tutto ebbe inizio…
Si trattava indubbiamente di una novità assoluta per Milano, ma anche per l’Italia. Milano era la piazza più adatta per nuove iniziative (lo è tuttora!) e, secondo Marchesi, qui avrebbe preso avvio un movimento di innovazione che, attraverso un palcoscenico di qualità e cultura, avrebbe consentito di far conoscere a un pubblico di appassionati, sempre più numeroso, l’evoluzione della cucina e i nuovi talenti. Progetto ambizioso indubbiamente, ma i fatti ci diedero ragione.
Rappresentazioni di Maestro Martino, il Platina e Bartolomeo Scappi
Il grande tavolo conviviale di Altopalato
In cucina operava, quella sera, l’équipe di Gualtiero, che andava a verificare ogni piatto prima del servizio e che poi sedeva a tavola con noi per degustare e commentare. La sequenza dei vini fu organizzata dall’Enoteca Solci, in modo impeccabile. Il risultato fu di soddisfazione. Gualtiero era riuscito nella grande impresa di coniugare in modo perfetto l’atmosfera storica con l’innovazione tecnica delle preparazioni. Eravamo pronti per il debutto ufficiale che avvenne con tre serate inaugurali.
«Preparavamo una specie di cartellone: l’appuntamento era di lunedì. Io lavoravo sulla ricerca, trovavo le ricette, le facevo vedere al cuoco, quindi c’erano le prove, poi una prova generale, e infine la serata vera e propria. Si iniziava a lavorare in cucina, si accoglievano gli ospiti alle 20,30 per l’aperitivo, si spiegava cosa sarebbe successo e alle 21, come al Teatro alla Scala, le porte si chiudevano e non si poteva più entrare. Arrivavano sempre tanti giornalisti: per Il Giornale c’era Adriana Marchetta, per La Repubblica una Mariella Tanzarella che era proprio agli inizi, poi si faceva vedere spesso anche Fiammetta Fadda che al tempo lavorava a una rivista sul benessere della Weight Watchers, mentre per il Corriere della Sera c’era sempre Venanzio Postiglione. Insomma erano piccoli eventi con forte richiamo sui giornali l’indomani, quasi fosse un “ieri sera a Broadway”».
Marchesi con Toni Sarcina a un convegno sul vino, nel 1998
«Qui, ci fu una piccola disputa fra me e Gualtiero a proposito del piatto di Orecchiette con cime di rapa, foie gras e tartufi di Norcia. Io, che avevo genitori pugliesi con il culto per le orecchiette, mi ero dato da fare per trovare una donna di quelle parti, possibilmente con piccole mani per ottenere orecchiette piccole, le migliori secondo la mia esperienza; la signora, pugliese doc, ne preparò in gran quantità ma Gualtiero mise dei paletti e disse: “Le orecchiette, in ogni piatto devono essere rigorosamente sette non unadi più”. Io feci resistenza: “Ma come, ho trovato la signora di Taranto con le mani piccole! Sette orecchiette non le vediamo nemmeno, dobbiamo assolutamente aumentarle”. Lui fu irremovibile, il 7 era il suo numero e non si doveva cambiarlo. Alla fine, trovammo la transazione su 14 orecchiette (multiplo di 7), quindi lui andò al suo ristorante e sarebbe ritornato a fine serata. Io, “barando”, chiamai il suo cuoco e gli dissi che ci eravamo accordati su 28 orecchiette (sempre multiplo di 7) e così andò. Fu un trionfo e facemmo 6 repliche. Non dissi all'epoca a Marchesi di aver modificato le sue istruzioni; lo feci solo molti anni dopo, al suo ottantesimo compleanno. Si arrabbiò un poco ma, alla fine, mi perdonò».
Marchesi: «Ritengo che Spaghetti al caviale, erba cipollina (del 1980, ndr) sia il mio capolavoro massimo. Lì l’elemento forte non è il caviale, sono gli spaghetti! Pensi che io stesso l’ho capito col tempo».
«Da Altopalato Gualtiero faceva quello che non poteva proporre nel suo ristorante. Ad esempio lavorava sulla pasta secca, che in Bonvesin de la Riva non esisteva, non la metteva in carta, almeno agli inizi. Ma aveva intuito tutte le sue potenzialità».
Marchesi in Bonvesin de la Riva
«Discutevamo spesso, io quando avevo una giornata libera andavo volentieri a parlare con lui, mi raccontava di come vedeva le cose; come una scultura, un quadro o una sinfonia potessero ispirare un piatto. Era per me straordinario avere una persona che si occupasse di cucina, ma così addentro alla musica, all'arte, alla pittura. Era un fatto che non mi era mai capitato, un salto di livello. Ho trovato un solo autore del passato che secondo me può fare il paio con Gualtiero, in tempi diversi, ed era un napoletano, Vincenzo Corrado, che ha scritto un libro fantastico, Il Cuoco Galante, dove c'è tutto lo scibile della cucina e della pasticceria. Io credo che se i cuochi fossero in grado di leggere bene tra le righe in quel trattato, che non è semplice, potrebbero far cucina nuova per un secolo».
Tornando ad Altopalato, nello stesso periodo, vorrei ricordare due capitoli: i “Lunedì dedicati al teatro” e i “Lunedì d’autore”.
Giorgio Albertazzi e Toni Sarcina ad Altopalato
Per i “Lunedì d’autore” Marchesi fu molto attivo nel contattare e invitare a esibirsi ad Altopalato i più interessanti protagonisti della cucina italiana di quel periodo. Ne passarono molti; realizzavano menu rappresentativi del loro repertorio, una formula mai sperimentata prima di allora, in un contesto originale che portò loro ottimi risultati poiché gli ospiti delle diverse serate diventarono spesso loro clienti con evidente reciproca soddisfazione.
Solo per citarne alcuni, ecco un piccolo elenco:
«Altopalato gli rimase nel cuore fino alla fine. Una delle ultime volte che l'ho visto era al funerale di sua moglie, quindi sei mesi fa – poi ci siamo rivisti un’ultima volta da Daniel Canzian. Mi disse: “Io voglio tornare ad Altopalato, fammi tornare almeno una volta. Mi metto tranquillo a guardare, non dico niente”. Voleva rivivere qualcosa che per lui era stato molto importante».
Foto ricordo per un manipolo di grandi chef e ristoratori italiani in occasione della riunione dell’associazione Les Grandes Tables du Monde il 17 ottobre 2016 a Venezia. Da sinistra verso destra si riconoscono Giancarlo Perbellini, Antonio Santini, Moreno Cedroni, Alberto Santini, Massimo Bottura, Gualtiero Marchesi (che copre Raffaele Alajmo) e Norbert Niederkofler
SECONDA PUNTATA, LEGGI ANCHE: Il mio amico Gualtiero Marchesi - La prima volta in Bonvesin de la Riva...
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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nato a Milano, a lungo gran professionista nel campo finanziario-assicurativo, dal 1977 ha iniziato la sua attività di giornalista specializzato nella ricerca culturale del settore alimentare. Al suo attivo ha collaborazioni con Famiglia Cristiana, La Cucina Italiana, Grand Gourmet e tanti altri. Tiene seminari per medici-dietologi ai corsi di specializzazione dell’Università di Milano. Da molti anni è presidente della Commanderie des Cordons Bleus. Ha fondato nel 1981, in collaborazione con la moglie Terry, il Centro di cultura enogastronomica Altopalato
Carlo Cracco a lezione all'Università Iulm, con i ragazzi della tredicesima edizione del "Master in Food and Wine Communication". A destra, Gabriele Zanatta
Enrico Bartolino sul palco dell'Auditorium di Identità Milano 2024 (tutte le foto sono di Brambilla-Serrani)
La Quaglia ingioiellata, uno dei piatti al debutto il 27 marzo prossimo nel menu di Cracco in Galleria. A destra, Luca Sacchi, chef nell'ombra di Carlo Cracco. Insieme, terranno lezione al MiCo di via Gattamelata, Milano, domenica 10 marzo, ore 10.45. Per iscrizioni, clicca qui
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.