Il caso spesso è beffardo. Proprio oggi, all’indomani della morte di Gualtiero Marchesi, era stato convocato da tempo, dalla Fondazione Teatro alla Scala, il passaggio burocratico finale in vista della nuova attribuzione in concessione – di 6 anni, ma con opzione per altri 4 – degli spazi ristorativi de Il Marchesino, sul lato sinistro – guardando dalla piazza - del teatro d’opera più famoso e prestigioso del mondo. Era il luogo che, pur in tono minore, riproduceva la grandezza del Maestro, la sua ultima insegna; vi era giunto nel 2008, appena lasciata l’Albereta e iniziato quindi un percorso inevitabilmente non più coronato dagli allori del passato.

Gualtiero Marchesi a Il Marchesino
L’appuntamento era fissato qualche ora fa, convocazione “il 27 dicembre 2017 alle 11,30, presso la Sala Gialla della
Fondazione”. In programma, la “lettura dei punteggi attribuiti alle offerte tecniche e la conseguente apertura dei plichi contenenti l’offerta economica”. Un freddo iter conseguente alla “procedura aperta per l’affidamento in concessione del servizio del ristorante e bar-caffetteria nell’area posta in Milano, largo Ghiringhelli”,
Il Marchesino insomma – si tratta di un bando europeo. Il precedente contratto scadrà a marzo, a concorrere alla nuova concessione – il bando è stato pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il 5 luglio scorso, come è d’obbligo per affidamenti di questo tipo – erano due società.
Dopo una prima scrematura effettuata negli scorsi mesi, si trattava di
Marchesi Milano srl, ossia gli attuali gestori, legati al nome e alla storia del Maestro appena scomparso; e
Real 2 srl, società milanese con sede in via delle Asole 4 e facente capo all’imprenditore
Vincenzo Morabito, titolare di altri ristoranti a Milano, tra i quali il
Valentino Vintage di corso Monforte 16.
Morabito aveva associato a sé per questo tentativo di aggiudicazione un grande chef, due stelle Michelin al
Piccolo Lago di Verbania: si trattava di
Marco Sacco.
Niente da fare per i due volti nuovi, almeno a Il Marchesino. La gara è stata vinta dalla Marchesi Milano srl, che gestirà quindi il prestigioso spazio per i prossimi 10 anni (il bando prevedeva "la facoltà per la stazione appaltante di rinnovare la concessione per un periodo di ulteriori 4 anni (rispetto ai 6 canonici, ndr), qualora dal piano economico-finanziario presentato dovesse risultare necessario un periodo più lungo per ammortizzare gli investimenti previsti nel medesimo piano”. Era stato già il caso di Marchesi nell'ultimo decennio: 6 anni più 4, dall’apertura de Il Marchesino alla scadenza dell’accordo, a marzo 2018.
Valore totale stimato: 6 milioni di euro, iva esclusa, “il canone per l’affidamento della presente concessione non potrà essere inferiore a euro 200mila oltre iva, intendendosi tale importo come importo minimo, soggetto solo ad aumento, da corrispondere annualmente alla
Fondazione in quattro rate anticipate, oltre a una percentuale, non inferiore al 3%, sul fatturato annuale lordo (iva esclusa), anch’essa soggetta solo ad aumento”. Con una postilla non da poco: “Il prezzo non è il solo criterio di aggiudicazione e tutti i criteri sono indicati solo nei documenti di gara”.

L'interno de Il Marchesino
Tradotto: non ha vinto necessariamente chi ha depositato l’offerta economicamente più vantaggiosa per la
Fondazione, ma si è tenuto conto di altri fattori: migliorie strutturali previste nell’offerta, “notorietà del marchio riconosciuto nell’ambito dell’alta ristorazione tradizionale italiana con clientela anche internazionale e attuale esperienza di gestione di analoghi servizi; composizione, qualificazione e formazione del personale che sarà impiegato” (con presentazione di curricula di 1° e 2° chef, capopartita per l’area cucina, 1° e 2° maitre, chef rang addetti ai tavoli della sala); e ancora “proposta qualitativa per mix di offerta dei prodotti, con relativi attestati di merito nella alta ristorazione di tradizione italiana; indicatori di qualità riferiti a premi e riconoscimenti in uso nel settore della ristorazione”…
Che cosa succederà, dunque? Stessa brigata, stessi piatti storici del grande chef, ma una importante ristrutturazione negli ambienti. La novità più significativa sarà la partnership con la pasticceria Ladurée e un rifacimento della caffetteria, che diventerà una pasticceria vera e propria.