18-10-2024
L'ingresso della cantina sull'Etna di Donnafugata
L’avventura sull’Etna è iniziata da pochi anni, ma l’esperienza di Donnafugata ha permesso di “recuperare” il tempo trascorso.
La soddisfazione per i traguardi raggiunti la si può leggere negli occhi e nel sorriso di Antonio Rallo, alla guida dell’azienda, che ha personalmente seguito i lavori che hanno portato a raggiungere ottimi risultati sul A’ Muntagna.
Antonio Rallo vicino a uno dei vigneti
Per questo si è affidato all’esperienza dell’agronomo Salvo Giuffrida, ma prima ancora ha seguito i preziosi consigli di Ernesto Del Campo per cercare di trovare i terreni migliori per iniziare nel 2016 questa avventura, che ha portato poi alla realizzazione di vini di grande importanza.
«Sull’Etna abbiamo 35 ettari in 8 contrade – spiega Antonio Rallo – Di queste quattro sono a Randazzo, e quattro a Castiglione. Siamo arrivati nel 2016, quindi come azienda siamo abbastanza giovani, sull’Etna, ma Ernesto è stato un nostro punto di riferimento importante di dove mettere radici».
L'ubicazione dei vigneti di Donnafugata sull'Etna
Quindi un’area abbastanza estesa (sui 1.500 ettari totali dell’Etna Doc) concentrata nel versante nord.
«Qui c’è un paradosso climatico – spiega Salvo Giuffrida – Si tratta infatti del versante meno piovoso, ma con escursioni termiche importanti, con repentini sbalzi termici. Siamo riusciti a partire con alcune vigne storiche, alcune delle quali anche di cento anni, mentre in altre zone abbiamo impianti nuovi. La maggioranza delle vigne sono allevate ad alberello etneo, altre a controspalliera».
L'agronomo Salvo Giuffrida
Ma bisogna stare attenti: anche all’interno delle singole contrade ci sono delle differenze notevoli. «Bastano poche decine di metri – conferma Salvo Giuffrida durante una passeggiata tra le vigne – Sono tutti terreni sabbiosi, vulcanici, ma possono avere origini e matrici molto differenti. E poi cambia molto anche quello che c’è attorno, dai boschi alle piante da frutto». In altre parole, conta la biodiversità del luogo.
«La cosa più importante da fare – conclude Giuffrida – è la tempestività degli interventi in vigna. Quando c’è bisogno, non c’è tempo da perdere. E andare subito in mezzo ai filari».
Un particolare delle vigne
Il risultato, poi, si vede in cantina, dove in realtà le operazioni sono molto tradizionali e rispettose. «Anche per gli affinamenti in legno – precisa Antonio Rallo - si utilizzano esclusivamente botti di secondo passaggio, che facciamo arrivare dalle altre realtà del nostro gruppo». Ricordiamo che Donnafugata si estende su cinque tenute, dalle cantine storiche di Marsala, a Contessa Entellina, fino a Pantelleria, Vittoria e, appunto, l’Etna, per un totale di 448 ettari vitati.
Durante la nostra visita, durante gli EtnaDays organizzati dal Consorzio Etna Doc, la degustazione si è concentrata prima sull’Etna Doc Bianco Sul Vulcano, nelle annate 2021, 2020 e 2019, dove l’annata 2020 ha dimostrato di avere grandissime finezza e complessità, ma anche un ottimo potenziale di longevità.
La cantina di affinamento
Sul Vulcano Rosso 2021 è un vino dalla straordinaria facilità di beva: naso immediato e piacevole, buona persistenza e già ottimo equilibrio.
L’Etna Rosso Contrada Marchesa, Nerello Mascalese in purezza, dimostra le potenzialità della singola zona, che si trova a circa 750 metri di altitudine. Vino di finezza, anche austero, ma soprattutto profondo. L’assaggio delle annate 2020, 2019 e 2018 porta a trovare un fil rouge che accomuna i vini, ma con delle nette distinzioni legate alle annate. Se la 2018 trova ricchezza e spessore, la 2019 ha un notevole bouquet aromatico, con note balsamiche a integrare un frutto maturo e sentori di macchia mediterranea, che si ritrovano poi al sorso, con una spiccata ma non eccessiva sapidità e una piacevole lunghezza. L’annata 2020 al momento è ancora giovane, ma se ne può intuire la potenzialità, soprattutto in fase di accostamento al cibo, magari proprio con saporite pietanze siciliane.
Fragore è uno dei vini prodotti sull'Etna da Donnafugata
Fragore è invece un vino che racconta l’energia del vulcano: vino potente, complesso, ricco, ma non invadente.
Al sorso poi diventa un’esplosione di sentori, un vino travolgente. Anche in questo caso l’assaggio delle annate ha confermato come la 2019, in questo momento, abbia davvero un gran bel passo, mentre la 2018 risulta un po’ più introversa e infine la 2020 è ancora giovane e scalpitante. Ma diamo il tempo al tempo.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.