16-08-2023
Come ha scritto Paolo Marchi presentando la Newsletter numero 36 di Bollicine del Mondo, di cui proponiamo il contenuto anche qui, troverete la presentazione di... «sei bollicine di casa nostra, tre che arrivano dalla Francia (ma solo due sono champagne), una dall’Inghilterra e un cava spagnolo. Totale undici. Ma in verità le schede sono dodici perché una ci introduce a un mondo totalmente differente, il Giappone. Non è la primissima volta che lo raccontiamo, ma in questa circostanza si è andati ancora oltre perché si tratta di una bollicina da sakè, celebrata in maniera totalmente performante da Luca Turner. Più ci si apre al mondo, più abbracci novità».
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Uno spumante da Verdicchio, chi lo avrebbe mai detto? Di certo si tratta di un prodotto fuori dai “radar” delle mode, di nicchia, e proprio per questo sa stupire anche il consumatore più attento. «Ma noi ci abbiamo sempre creduto», racconta Gabriele Villani, enologo di Colognola - Tenuta Musone. Siamo nel Comune di Cingoli, in provincia di Macerata, nell’area dei Castelli di Jesi, a un’altitudine di 400 metri. «I terreni sono calcarei, molto vocati alla vinificazione in bianco e anche alla spumantizzazione. Abbiamo 33 ettari vitati, 30 di Verdicchio e solo 3 di Montepulciano. L’azienda nasce nel 2002 e nel 2012 c’è stata una grande ristrutturazione di vigneti e cantina. Da qui anche la scelta di puntare sul Metodo Classico: ne produciamo circa 25.000 bottiglie». Tanto da avere tre tipologie differenti di spumanti, tutti caratterizzati da una grande pulizia al naso, mantenendo le caratteristiche del Verdicchio. Ci soffermiamo sul Darini, che prende il nome dalla famiglia proprietaria dell’azienda, con due affinamenti differenti: 60 e 90 mesi. Il secondo è il prodotto più accattivante: annata 2014, grande complessità, spiccate note balsamiche che si sposano con frutta matura, ma senza note mielose, e al sorso una bevibilità eccelsa. Raffaele Foglia
Tenuta Sanoner è una realtà di appassionati: nata nel 2009 dall’amore di due albergatori per la Val d’Orcia, è stata in grado di raccogliere e accogliere un gruppo di giovani legati al loro territorio, spinti dalla ricerca di qualità e dal rispetto per la loro terra. Il risultato è un’azienda a conduzione biologica e biodinamica, che affianca alla produzione di vino quella di olio, aceto e distillati. I vini vengono prodotti in meno di 5.000 bottiglie per etichetta, con una grande predilezione per le diverse espressioni del vitigno principe della zona: il Sangiovese Aetos Extra Brut Metodo Classico è una di queste interpretazioni, prodotto per il 90% da uve Sangiovese e per il 10% da Chardonnay, raccolte manualmente con vendemmia precoce, per mantenere quanto più possibile acidità e profilo aromatico. Le uve vengono pressate a grappolo intero, con fermentazione in acciaio e affinamento in bottiglia per 24 mesi. Meno di 2.500 bottiglie vengono prodotte ogni anno per questa etichetta. Il risultato è uno spumante morbido e complesso al tempo stesso, con tannini perfettamente amalgamati che regalano struttura senza sopraffare la ricchezza aromatica e fruttata. Giulia Corino
Era il 1870 quando i fratelli Giuseppe e Marcello Dogliotti iniziarono a produrre vino tra Asti e Cuneo, a Castiglione Tinella; fu il loro Moscato a spiccare, ottenendo importanti riconoscimenti e diventando il vanto dell’intera produzione: grazie alla passione e alle conoscenze che i fratelli tramandarono alle generazioni successive, quello non fu che l’inizio. Si deve a Luigi, figlio di Giuseppe, la scelta vincente che instradò l’azienda sulla via del successo: nel 1929 trasferì l’allora piccola cantina a Castagnole delle Lanze, tra le Langhe e il Monferrato, e in breve il Moscato d’Asti si fece conoscere ed apprezzare in Francia e Svizzera. Per 150 anni e fino a oggi, la vocazione vitivinicola di famiglia è cresciuta in qualità, ampliando la propria selezione. Chicca assoluta della gamma è il Moscato D'asti Erik Docg 2011. Ultradecennale Moscato che si esprime attraverso complessità e aromaticità uniche. Matura per un anno, parte in acciaio e parte in legno e si completa con un affinamento di 18 mesi in bottiglia. Unendo struttura e freschezza, offre uno specchio di bevibilità inusuale giocando tra lievi ossidazioni candite, fiori passiti e agrumi caldi. Note che si riverberano in un sorso barocco articolato, tra punti e contrappunti. Andrea Grignaffini
La Maison Chartogne-Taillet si trova a Merfy, nel versante sud del Massiccio di Saint Thierry. Alexandre Chartogne coltiva gli 11 ettari di proprietà dal 2006, e tutte le tappe del suo lavoro sono rivolte verso l’espressione più autentica del suo terroir. Lavora con il cavallo al fine di evitare la compattazione del suolo, non utilizza erbicidi e prodotti chimici. Alexandre possiede 1,94 ettari del lieu-dit Couarres, situato nel cuore di Merfy, con due tipi di suolo, tufo e argilla e con un’esposizione a sud, sud-est. Les Couarres 2017 è un assemblaggio del 60% di Chardonnay e del 40% di Pinot Noir. La vinificazione viene svolta in fut de chene da 228 litri con lieviti indigeni, senza filtrazione. Il tiraggio è avvenuto a luglio 2018 e dopo un affinamento di tre anni sui lieviti il dégorgement è stato effettuato a novembre 2021 con un dosaggio extra brut di 5 g/l. All’olfatto rivela profumi di agrumi canditi, cedro e zest di limone, frutta a polpa bianca, note speziate, una bella balsamicità mentolata, note floreali ed erbacee di biancospino, timo e rosmarino. Al palato, il terreno argilloso apporta una bella profondità e opulenza, la trama minerale enfatizza l’impressione della freschezza del palato e conduce a un finale dalle note saline e iodate con una lunga persistenza. Manlio Giustiniani
Un’azienda dalla storia secolare, fortemente radicata nella terra, il Penedès, in Catalogna. Tutto è iniziato 200 anni fa con Joan Juvè Mir, un vignaiolo rigoroso che ha posto le basi dell’azienda. Da allora quattro generazioni si sono dedicate, anima e corpo, alla viticoltura e alla produzione di Cava. Rispetto per la natura, cura per la biodiversità e rigore enologico sono alcune tra le principali caratteristiche di questa Bodega, proprietaria di più di 200 ettari di vigneti situati nella zona Alt Penedès, nel cuore del Montserrat, una montagna emersa dal mare milioni di anni fa, che presiede la regione vitinicola e protegge dai venti freddi del nord. Viti antiche e ricche di storia crescono in terreni poveri e ben drenanti, terre argillose e calcaree, a un‘altitudine compresa tra 180 e 245 metri s.l.m.: il terroir ottimale per la coltivazione delle tradizionali varietà Macabeo e Xarello, in cui lo Chardonnay e il Pinot Noir si sono perfettamente adattati. Il Cava Brut Nature Gran Reserva “Reserva de la Familia” è un blend di Macabeo, Xarel-lo e Parellada dai profumi di mela cotogna e agrumi e soffusi richiami di burro e nocciola tostata. Seduce al sorso per la cremosità delle bollicine, lo slancio e il dinamismo gustativo e la piacevole chiusura agrumata. Adele Granieri
Mi piace l’approccio al sapere tipico giapponese. Mi piace il modo in cui in molti ambiti questo paese e il suo fervente popolo riesca a eccellere. Per noi occidentali, legati ai nostri usi e costumi, alle nostre tradizioni, ai nostri prodotti, viene difficile immaginare, anche in un contesto a noi facile e caro come quello enogastronomico che un paese così “lontano” possa esprimersi a livelli di qualità a dir poco invidiabili. Awa Sake. Awa in giapponese sta per bolla, Sake è la bevanda ottenuta da un processo fermentativo che coinvolge riso e le spore del fungo Koji. Qui il processo è duplicato, come il metodo classico suggerisce et voilà lo spumante di riso è bello che servito. Qui andiamo oltre, oltre a cura e attenzione maniacale in tutte le fasi della creazione. Abbiamo un atout ulteriore: l’affinamento in botti che hanno precedentemente contenuto whisky. E in fatto di whisky, ai giapponesi puoi suggerire davvero poco. Mori No Kanade è un connubio elegante tra la vibrante profondità e viscosità del sake unita alla elegante effervescenza di un buon metodo classico con profumi unici tipici del distillato giappo-scozzese. Un unicum davvero degno di nota. Luca Turner
Agli amanti del Cavallino Rampante, che prima o poi finiranno in visita al Museo Ferrari a Maranello, consigliamo una sosta a un paio di chilometri di distanza, giusto 5 minuti in macchina da percorrere su un paio di rettilinei cittadini consecutivi, che portano direttamente nelle vigne del complesso vitivinicolo dell’azienda Pezzuoli, attiva in zona dal 1932. Il SuDiGiri, nome ed etichetta evocativi dell’aria “roboante” che si respira nei dintorni, è il nuovo progetto interamente biologico voluto e promosso da Alberto Pezzuoli, attuale generazione ed energico imprenditore. Le uve per questo Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Spumante Extra Dry arrivano da un unico vigneto di diciotto ettari, in posizione pedecollinare, interamente convertito e condotto con pratiche rispettose della certificazione biologica. Undici gradi e mezzo di succosa e golosa piacevolezza fruttata conquisteranno il vostro palato, apprezzandone la tessitura briosa della bollicina ottenuta con rifermentazione in autoclave: colore rubino violaceo, con colletto di spuma roseo e ricco, netta intensità di more e lamponi, ciliegia e salvia. Lo zucchero residuo di 12,4 g/l allevia con discrezione l’energia della bollicina rendendo il quadro d’insieme davvero appagante. Incredibile con i piatti di cucina cinese. Monica Coluccia
Nella Valleé de la Marne, da una giovane produttrice, Audrey Brocard, è nato un nuovo progetto dedicato allo Champagne. Le sue vigne si estendono nella zona di Clos de Chassins, per la precisione nel villaggio di Trélou-sur-marne, e la produzione si concentra principalmente sul Pinot Meunier. Pur essendo un progetto ai primi passi del suo percorso, i vini di Audrey Brocard si distinguono già per alcune caratteristiche: il suo stile è caratterizzato da un approccio biologico e biodinamico, permettendo il naturale decorso dei diversi processi, ma ciò che identifica maggiormente i suoi vini è il passaggio in legno durante la vinificazione. Inoltre, l’utilizzo e assemblaggio di vini riserva, dà vita a cuvée uniche. Il Coeur de Village, speciale già dall’etichetta, è una cuvée di Pinot Meunier (55%), Chardonnay (25%) e Pinot Noir (20%). Di colore giallo dorato, è un’esplosione di sapori e profumi travolgenti, coerenti al naso e poi in bocca. Un intrigante inizio per un progetto interessante, di carattere e al femminile. Stefania Oggioni
La famiglia Charrère, originaria dell’Alta Savoia, arriva ad Aymavilles intorno al 1750 e costruisce una struttura tuttora esistente con cantina e frantoio per le noci. La vite è sempre stata al centro delle loro attività commerciali con la lungimiranza di cercarne la valorizzazione estrema nei vini attraverso la creazione di Cru da vitigni autoctoni della Valle d’Aosta. Quando Costantino Charrère abbandona gli abiti da professore di ginnastica e maestro di sci per creare Les Crêtes, impianta nuovi vigneti anche in altri comuni della Valle d’Aosta. Oggi le figlie Elena ed Eleonora, classe 1977 e 1980, portano avanti il progetto di famiglia. Venti ettari di vigneti distribuiti in sei comuni valdostani. Produrre spumante metodo classico con il vitigno autoctono a bacca nera Neblu è stata una sfida audace perché tradizionalmente è vinificato solo in rosso. Dal 2005 esiste il Neblù, unico metodo classico della regione base Neblu per il 60% e il restante 40% vitigni autoctoni a bacca nera coltivati a 650 metri sul livello del mare. Una versione rosata ottenuta per criomacerazione con affinamento sur lies di 18 mesi. Perlage fine, sentori di ciliegia alternato a crosta di pane e ribes. All’assaggio svela uno spumante secco, sapido, fresco e molto versatile. Cinzia Benzi
La biodinamica come compagna di viaggio: lo è stata da sempre per Fabrice e Valérie Closset nel loro girovagare intorno al mondo del vino. Partiti dal natìo Belgio, hanno viaggiato in lungo e in largo l’Africa e, successivamente, la Francia, fornendo la loro consulenza agronomica alle aziende interessate a conoscere un approccio ecosostenibile per la vigna. Dopo l’esperienza in Loira, nel 2008 decisero di stabilirsi a Gevingey, nello Jura, pronti a mettere in pratica tutto il bagaglio tecnico di cui potevano disporre sulla biodinamica, consolidando quella voglia di vivere la natura a tutto tondo che li aveva accompagnati da sempre. Con nemmeno 7 ettari di vigna a Pinot nero, Trousseau, Chardonnay e Savagnin, la produzione di Champ Divin abbraccia tutte le tipologie più famose del territorio, inclusa la versione Crémant. Da uve Chardonnay e Savagnin, spicca per personalità e precisione esecutiva il Brut Nature Zero Dosage 20 (come il millesimo con cui è realizzato): ha olfatto che reclama lo Jura in maniera perentoria con gesso, curcuma, sesamo, cereali e crosta di pane. Gli sbuffi balsamici slanciano anche il sorso, ricamato in maniera impeccabile dall’alternarsi di frutta gialla e invitanti tratti torbati. Chiude pulito, elegante, teso, di carattere. Outstanding. Alessio Pietrobattista
L’impianto del primo vigneto di Hattingley Valley, azienda vitivinicola fondata da Simon Robinson con il fondamentale contributo dell’enologa Emma Rice (che dal 2022 ha ceduto il testimone a Rob Macculloch), risale al 2008. La cantina, moderna, realizzata con le migliori tecnologie del settore e adagiata tra le colline dell’Hampshire, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, vede la luce due anni più tardi e da allora quello che doveva essere un semplice progetto di diversificazione in ambito agricolo, si impone tra le più interessanti realtà spumantistiche di oltremanica. Le uve sono sia di proprietà, sia provenienti da selezionati conferitori, ricorrendo ai quali è possibile valorizzare le peculiarità pedoclimatiche di aree differenti. La raccolta manuale avviene in cassette da 20 kg e, dopo la pressatura soffice, una parte del succo effettua la prima fermentazione in botti di rovere francese, mentre il resto in serbatoi di acciaio. Succede anche per il Classic Reserve (Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier), che beneficia anche di un contributo pari al 37% di vini di riserva, di una sosta sui lieviti di quattro anni e di un dosaggio di 3 g/l. Emblema dello stile aziendale è un Metodo Classico intrigante e deliziosamente espressivo tanto all’olfatto, quanto al palato. Luca Torretta
Rocche dei Manzoni, l’azienda di Rodolfo Migliorini nel cuore delle Langhe, è certamente famosa per i suoi Barolo. Ma, un caso forse più unico che raro, anche famosissima per i suoi Metodo Classico. Per capirne il motivo bisogna andare indietro al 1974 quando Valentino Migliorini, già proprietario e fautore insieme alla moglie di un ristorante stellato, decise di acquistare un cascinale nelle Langhe, a Monforte d’Alba. Forte della sua esperienza di viticoltore e della sua innata capacità di precorrere i tempi, Valentino nel 1976 creò il primo vino in assemblaggio di Langa, il Bricco Manzoni blend di Nebbiolo e Barbera, ma un paio di anni dopo, nel 1978, iniziò la sua produzione di Spumante Metodo Classico. La visione pionieristica di Valentino è oggi celebrata nelle etichette che portano il suo nome: sono quattro le tipologie, il Brut ( ), il Rosé ( ), il Brut Elena “Valentino” e il Brut Cuvée Speciale DOOR 185th. Brut Valentino ( ) nasce per la prima volta nel 1989 e il suo affinamento sui lieviti avviene nella magnificenza delle cantine aziendali per ben 120 mesi al ritmo delle note del Maestro Ezio Bosso. Uve Chardonnay, stile inconfondibile: grande struttura, profumi fragranti di fiori, palato cremoso e profondo. Inimitabile. Bruno Petronilli
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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A cura della redazione di Identità Golose
I Crémant de Bourgogne alla conquista dei mercati internazionali: prodotti di grande identità e dal competitivo rapporto qualità-prezzo
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.