Giampiero Bertolini, amministratore delegato di Biondi-Santi, lo ripete sempre: «Noi crediamo nel Rosso di Montalcino, non solo nel Brunello».
E non sono parole di circostanza, perché Biondi-Santi, la cantina che ha fatto la storia di Montalcino, negli anni ha portato avanti questo concetto, evitando quel pregiudizio che fa pensare al Rosso a un “vino di ricaduta”, una sorta di “avanzo buono” del Brunello.

Giampiero Bertolini, amministratore delegato di Biondi-Santi
Niente affatto. Il
Rosso di Montalcino, come anche spiegato dal presidente del
Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci in questo articolo, sta seguendo una sua strada, identitaria, trovando sempre maggiori consensi tra i consumatori, soprattutto i più giovani.
L’importanza che il Rosso ha per Biondi-Santi la si capisce, ancora una volta, leggendo la storia. In origine questo vino era conosciuto con il nome di Brunello Etichetta Bianca e venne ribattezzato Rosso di Montalcino nel 1983 quando fu istituita la Doc. Fedele allo stile che caratterizza tutti i vini Biondi-Santi, il Rosso si contraddistingue per la sua anima fragrante e fruttata, che lo rende perfetto da degustarsi anche in giovane età.

L'enologo Federico Radi, direttore tecnico di Biondi-Santi
Da poco tempo è in commercio l’annata 2020, che viene raccontata direttamente dall’enologo e direttore tecnico dell’azienda
Federico Radi sul podcast
La voce di Biondi-Santi.
«Si tratta del quarto Rosso che gestiamo direttamente noi, come team, dal vigneto fino all’imbottigliamento. Vogliamo continuare a meravigliare, con un prodotto in cui crediamo tantissimo, che ha una grande coerenza con l’annata 2020: un’annata che, come le ultime, sta virando su estati soleggiate, calde e secche, e questa solarità si ritrova perfettamente in questo vino, dove il frutto la fa da padrone, ma che nel sottofondo, come base, mantiene le sue freschezze e tannini molto ben bilanciati ed equilibrati».

Al centro la Tenuta Greppo, casa di Biondi-Santi, e dietro Montalcino
Il
Rosso di Montalcino 2020 è stato prodotto attraverso la selezione delle uve provenienti dai vigneti di proprietà ed è stato affinato 12 mesi in botti di rovere di Slavonia.
Assaggiare questo vino ci porta con il pensiero direttamente a Montalcino, alla Tenuta Greppo, con profumi che ricordano i boschi della zona, note di erbe, frutta matura ma croccante, agrumi e infine sensazioni balsamiche. Al sorso è elegante, pulito, preciso, ma soprattutto equilibrato e lungo, immediato ma anche profondo. Un vino che sa essere pienamente rappresentativo di Montalcino, di Biondi-Santi e del Sangiovese, senza toccare le austerità del Brunello. Un’identità differente. Ed è questo, di certo, l’obiettivo.