14-05-2023
Lo staff delle cantine Andriano e Terlano durante le celebrazioni per i 130 anni
«Ad Andriano dicono che si svegliano prima di Terlano, perché da loro arriva il sole del mattino…». Sorride, Klaus Gasser, raccontando i 130 anni di Cantina Andriano e i – quasi – 130 anni di Cantina Terlano, separate di pochi mesi.
Cantina Andriano è la più antica cooperativa vitivinicola dell’Alto Adige, fondata il 25 aprile del 1893: un anniversario celebrato nei giorni scorsi, con un “anticipo” di festa anche per Cantina Terlano, che è nata pochi mesi dopo, all’inizio dell’estate dello stesso anno.
«Il merito fu del parroco di Andriano – racconta Klaus Gasser, direttore commerciale delle due cantine, unite sotto un’unica gestione dal 2008 - che convinse i produttori a fondare la cooperativa, che prima erano dipendenti di aziende commerciali che li pagavano pochissimo. Il sistema della cooperativa garantiva un maggior reddito per le famiglie. Il sistema ha funzionato».
Klaus Gasser, al centro, racconta il passato, il presente e il futuro delle due relatà
Cantina Andriano può contare su 70 soci, per circa 80 ettari, mentre Terlano è formata da 150 soci con vigneti per 190 ettari.
Terlaner I, esempio di longevità
«Quello di Stocker è un virus che ci ha contagiato. Io, per esempio, ero diventato enologo in Germania e mi ero fatto un’idea di cos’erano i grandi vini. Quando sono venuto in una realtà così, non credevo che si potesse fare tutta questa qualità. Bene, dovevo fermarmi solo un anno. Ora sono diventati quasi 30 anni…».
Un momento della degustazione al Ceresio 7 a Milano
L’incontro al Ceresio 7 di Milano, per celebrare i 130 anni delle due cantine cooperative, ha cercato di focalizzare ancora di più come le due diverse anime di Andriano e Terlano siano accomunate da un fattore unico: la longevità. Che si traduce anche in eleganza e profondità.
Il Lagrein Tor del Lupo, degustazione verticale
Sempre di Andriano, il Lagrein Riserva Tor di Lupo: le speziature della 2011, la ricchezza della 2013, le note più dure della 2015, la succosità della 2018 e l’eleganza della 2019 fanno capire come ci sia una grande evoluzione di questo vino. Tra i rossi, impossibile non citare l’AnRar, il Pinot Noir realizzato solo in grandi annate: una garanzia, sempre.
La carrellata storica del Terlaner I
Ebbene sì, la parola tempo è quella che è forse la più utilizzata: d’altronde si ragiona sulla longevità. E il Terlaner I, la massima espressione Pinot Bianco di Terlano, coadiuvato ancora da Chardonnay e Sauvignon blanc (le percentuali variano di anno in anno, ma il focus è sul Pinot bianco), non poteva esimersi: la 2013 è di grande espressività e completezza, mentre la 2015 punta sempre di più sulla finezza e la delicatezza; erbe aromatiche e frutta fresca caratterizzano la 2017, mentre l’esuberanza è la caratteristica di un 2018 pronto a lunghi affinamenti. Infine la 2019: annata meravigliosa e vino che rispecchia l’annata. C’è poco da aggiungere.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Elio Sironi, Edoardo Grassi, Marco Civitelli, Luca Pardini del Ceresio 7 di Milano
Tre annate di Vorberg in degustazione: il Pinot Bianco di Kellerei Terlan migliora negli anni
Cantina Andriano presenta la sua visione del Pinot Nero in Alto Adige