05-04-2023
Un Vinitaly più “umano”. Perché alla fine quello che conta non è tanto la qualità dei vini (che è comunque fondamentale, altrimenti non avrebbe senso del tutto una fiera) ma è il “contatto”, l’incontro fisico e non solo virtuale con le persone, che siano importatori o semplici clienti. Il Vinitaly post Covid, il primo davvero senza limitazioni dettate dalla pandemia, si rivela una fiera rinnovata per tanti aspetti: non è più la festa del vino italiano, ma è una enorme piazza dove poter finalmente tornare faccia a faccia con le persone.
Questa, a nostro parere, è l’interpretazione che bisogna dare a questa 55esima edizione di quella che rimane, a tutti gli effetti, la manifestazione sul vino più importante d’Italia e una delle principali d’Europa.
Fabio Zenato
Riccardo Bianco
Elisabetta Gnudi Angelini
Andrea e Francesco Sannitu
Ottavia Giorgi di Vistarino
Per una volta, insomma, non conta la quantità delle presenze in fiera, ma la qualità. Un po’ come per il vino: si diminuiscono le quantità di produzione per migliorare la qualità delle bottiglie. E in tal senso sembra che Vinitaly stia andando proprio in quella direzione.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Vinitaly 2024, racconto di un successo (Foto Ennevi per Fiera Verona/Vinitaly)
Il Vinitaly a Verona è giunto alla sua 56esima edizione