OperaWine è l'evento più glamour che precede il Vinitaly e quest'anno il gotha di produttori, giornalisti, sommelier e professionisti internazionali del vino si è riunito nella città scaligera il 5 aprile nello spazio delle Ex Gallerie Mercatali per avere il privilegio di degustare i migliori vini italiani secondo la selezione dell'autorevole rivista americana Wine Spectator.
Un convivio affollato di professionisti del settore che ha dato un segnale di energia positiva a un comparto attaccato dai messaggi statunitensi sui dazi dinamitardi. Oggi la situazione è cambiata con una tregua, e buone speranze che il buon andamento di un'economia globale prevalga su dinamiche alquanto discutibili, non solo per il vino italiano.
La grafica colorata e piena di energia non ha minimamente distratto dal tema "dazi americani" che tempestivamente ha raggiunto il settore, un terremoto annunciato e poi pochi giorni dopo informazioni di sospensione. Ebbene come in tutte le catastrofi serve trovare soluzioni e non subirle proprio come afferma
Stevie Kim, Managing Partner
Vinitaly, Founder
Italian Wine Podcast e ideatrice di
OperaWine: «Quest'anno
OperaWine sancisce un momento importante per il mondo del vino. Finalmente abbiamo più notizie sul tema dazi. Le incertezze creano ansia e in questo caso la gente cerca un risparmio totale magari privilegiando il restare a casa. Proprio incontrarsi a
OperaWine e
Vinitaly è stata un'occasione fondamentale per il dialogo tra produttori e importatori perché questa percentuale di tassazione si deve distribuire tra chi produce il vino, chi lo commercializza e chi lo acquista come cliente finale. Questo è molto importante da comunicare perché altrimenti si crea un panico inadeguato alla realtà. Mai come quest'anno abbiamo una partecipazione di importatori americani così ricca, un segnale che non deve sfuggire a nessuno. Una vera opportunità di dialogo».
Qualunque sia la decisione di
Trump il problema si ripercuoterà in toto sulla filiera della commercializzazione in America del vino con il seguente paradigma: importatore, distributore, ristoratore e consumatore finale. Funziona in questo modo, l'importatore in Usa deve pagare subito alla dogana l'ammontare del dazio per poter avere la merce e metterla sul mercato, quindi i rischi di costrizione degli acquisti sono davvero elevati, specie per quelle aziende che avevano eletto il mercato States come importante fetta di mercato estero. I produttori italiani non hanno alcuna intenzione di abbassare i prezzi.
Prosegue
Stevie Kim: «In questo momento il vino italiano avrà dei prezzi in crescita, la percezione di non stabilità può creare disagio, ma ricordiamoci bene che il vino italiano ha dei Paesi inesplorati a cui può vendere. Certo il fenomeno Prosecco resta un vero traino generale. Questo momento storico in verità ci fa aprire gli occhi sulla necessità di diversificare l'export, forse eravamo estremamente esposti verso il mercato americano. Mi viene in mente il mercato del Canada, che pur avendo il monopolio è un paese ricco, il centro dell'Asia e l'Africa, per esempio. Nella crisi serve diversificare e investire perché non è la politica che segue l'economia bensì il contrario».
Il team di
Wine Spectator in partnership con
Vinitaly e
Veronafiere per
OperaWine dichiara con orgoglio: «A nome del direttore ed editore
Marvin R. Shanken e di tutto il team di
Wine Spectator, siamo entusiasti di aver presentato
OperaWine 2025. Pur offrendo recensioni e analisi approfondite dei vini di tutto il mondo, abbiamo un rapporto molto speciale con i vini italiani.
Wine Spectator è interamente responsabile della selezione dei produttori invitati a partecipare alla degustazione ogni anno. A più di dieci anni dalla prima edizione, abbiamo ampliato la degustazione per mostrare l'ampiezza e la diversità del vino italiano di alta qualità».