15-10-2024

Stevie Kim: intervista con una donna del vino che è una continua fucina di idee

Figura distintiva nel settore enoico, autrice con Gino Colangelo di una preziosa guida per orientarsi tra "Social, pr e media relations del vino" nel mercato USA, ci racconta la sua visione del pianeta vino e dell'impatto dell'IA

Stevie Kim, coreana-americana, laureata presso la NYU Leonard N.Stern School of Business, un MBA in Bocconi e una specializzazione post laurea in Wealth Management presso l’University of Pennsylvania The Whartan School. Da tempo veronese d’adozione, è managing partner di Vinitaly, ideatrice di Opera Wine, Vinitaly International Academy, Wine2wine Business Forum e, da qualche mese, coautrice con Gino Colangelo, titolare di una delle più autorevoli agenzie di Pr & Comunicazione degli Stati Uniti, di Social, pr e media relations del vino, un mini manuale illuminante per comprendere al meglio come veicolare, valorizzare e comunicare il vino in Usa.

Una guida schematica per navigare nel complicato pianeta dei media statunitensi. Interessante la lettura capitolo dopo capitolo, ma attenzione: la bravura degli autori permette di poter consultare il manuale nelle 12 sezioni senza un ordine temporale, ma esplorando prima la parte che interessa maggiormente.

Un grande lavoro di squadra espresso in 151 pagine che fanno di questo instant book un prodotto da avere per tutti coloro che desiderano affinare le conoscenze comunicative del mondo vino.

«Questo libro nasce principalmente da due stimoli – afferma Stevie Kim –. Da un lato, sia io che Gino abbiamo realizzato quanto di frequente le aziende con le quali lavoriamo ci fanno domande sugli argomenti che poi sono confluiti nel libro, il più delle volte aspettandosi di trovare soluzioni rapide a sfide molto complesse, ma spesso senza nemmeno avere le basi minime per potersi orientare tra le informazioni. Dall’altro, entrambi avevamo già da tempo maturato il desiderio di fornire alle aziende vinicole italiane una guida e un vantaggio competitivo. Per questo la prima edizione del libro – alla quale ne seguiranno altre – è stata redatta in lingua italiana. Quello USA è un mercato di grandi opportunità, ma anche di grandi insidie e influenzato da diversi altri fattori: le tendenze salutistiche, la moda di attivare campagne contro il vino con iniziative di detox sia fisico che mentale dall’alcol, l’impatto della situazione economica sul consumo di vino sono solo alcuni esempi. Le aziende possono puntare molto sull'educazione del consumatore e sulla comunicazione, valorizzando le qualità distintive dei propri vini e le storie affascinanti legate alle regioni di produzione. Ecco perché social, PR e media relations del vino sono oggi attività essenziali».

Stevie, quanto e come si è avvicinata a questo settore e perché l’arrivo in Italia? «In verità io mi sono avvicinata dapprima all’Italia e, solo diversi anni dopo, al mondo del vino. L’Italia è stata una scelta indiretta. Quasi trent’anni fa mi sono trasferita per questioni private, per seguire quello che poi è diventato, ed è tuttora, mio marito medico. All’inizio abbiamo lavorato insieme nel campo dei disturbi alimentari: io mi occupavo di marketing, organizzazione di corsi, conferenze e progetti editoriali di divulgazione scientifica. Dopo diversi anni di lavoro quotidiano a stretto contatto con lui mi sono trovata di fronte a una scelta: divorziare o trovare una mia carriera alternativa e autonoma. Preferendo questa seconda strada, ho fatto mente locale sulle mie competenze e sui settori ai quali avrei potuto applicarle: è stato così che ho individuato nella Wine Industry e nel vino italiano un grande potenziale commerciale, in parte ancora inespresso. Eccomi qui. Ho preso la decisione di avventurarmi in questo campo».

Un momento della vita di Stevie che le ha permesso di scoprire una passione totalizzante verso il vino italiano applicando il suo talento e le sue attitudini per studiarlo, approfondire elementi a lei sconosciuti e individuare la necessità di promuoverlo all’ estero. «All’epoca - chiosa - non ero una grande esperta di vino, ma questa mancanza di conoscenze super-tecniche è stata in realtà un grande punto di forza. Ho intuito che dovevo semplificare la materia e a comunicarla nel modo più accessibile possibile, ampliando così il bacino di pubblico».

Un metodo efficace per migliorare la percezione del vino italiano nei mercati esteri individuando un linguaggio più efficace di quanto esistesse, e oggi prosegue con innovazioni come il progetto Italian Wine Podcast, nato nel 2017, un vero progetto di storytelling del settore, pluripremiato, realizzato in lingua inglese e in onda 7 giorni su 7, 365 giorni all’ anno con oltre 2100 episodi, e senza dubbio tra i più ascoltati in circolazione.

Stevie Kim è una fucina di idee, talento puro, che fonda la filosofia di ogni progetto su un metodo: «Devo osservare chiunque abbia una voce in capitolo all’interno di un determinato campo e carpire il maggior numero di informazioni per poi riadattarle – componendole con le mie idee personali – alle esigenze e al contesto nel quale ho bisogno di utilizzarle».

C’è da riconoscere un suo modello ispirazionale in Gary Vaynerchuk, figura di spicco nel mondo del marketing, dell'imprenditoria e della comunicazione digitale, noto in particolare per il suo contributo al settore vinicolo. Afferma Kim: «La sua abilità nel riconoscere opportunità nel mercato e nell'adattarsi alle tendenze emergenti è uno dei suoi tratti distintivi, ed è un insegnamento fondamentale in un settore in continua evoluzione come quello del vino. Lui è stato tra i pionieri dell'utilizzi dei social media per promuovere il vino, creando contenuti su e per diverse piattaforme. La sua visione ha aperto nuove strade per il marketing nel settore, trasformando il modo in cui il vino viene comunicato e venduto. La sua mentalità innovativa nel marketing vinicolo e la sua capacità di utilizzare i social media e i contenuti digitali per raggiungere un pubblico globale hanno stimolato il mio personale lavoro di promozione del vino italiano. Anche la costruzione di un marchio personale forte, come ha fatto Vaynerchuk, è una lezione preziosa per me, ma anche per le cantine italiane con le quali collaboro».

Come vede la sua professione nel futuro del vino? «Costantemente soggetta a evoluzioni e necessari adattamenti. Nello specifico, credo che formazione, produzione di contenuti e costruzione di reti internazionali continueranno a essere aspetti fondamentali del mio lavoro, anche se magari attraverso strumenti e modalità che ancora non ho esplorato o approfondito. Sicuramente, le tematiche legate alla sostenibilità e alle strategie di comunicazione che il vino italiano ha a disposizione per farsi conoscere nei diversi Paesi esteri oggi avranno un ruolo cruciale, anche in funzione della sempre più massiccia presenza di tecnologie innovative; fra queste, l’IA. Quale sia la mia opinione su questa nuova frontiera non solo per la comunicazione, ma per tutte le attività della filiera vitivinicola è ben rappresentata dal focus speciale di wine2wine Business Forum 2024 (4 e 5 novembre), dedicato appunto all’IA con l’obiettivo di demistificarne fondamenti e potenzialità per il wine business e avvicinarla ai professionisti del vino. Sono convinta che non solo in queste tecnologie ci siano grandi opportunità per il settore, ma che queste siano anche accessibili da tutte le aziende, indipendentemente dalle relative dimensioni. Al di là di questo, dobbiamo ormai farci una ragione del fatto che l’IA è una realtà che ha già trasformato e sta ancora influenzando attivamente il nostro modo di lavorare: dal momento che non si può evitare, l’unica scelta sensata è imparare come sfruttarla a nostro favore».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Cinzia Benzi

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Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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