Dall’equilibrio alla meraviglia. Sono queste le parole chiave che hanno contraddistinto
“La Voce di Biondi-Santi”, il progetto della storica cantina di valorizzazione del Brunello anche al di fuori della storica Tenuta Greppo a Montalcino.
«L’anno scorso avevamo cercato di valorizzare il valore dell’equilibrio – ha raccontato l’amministratore delegato Giampiero Bertolini – Quest’anno invece vogliamo concentrarci sulla meraviglia. Una meraviglia che si ripete praticamente ogni giorno, anche nelle piccole cose».

Gianpiero Bertolini, amministratore delegato di Biondi-Santi
Un evento quindi non eccezionale, ma è la capacità si sapersi stupire di fronte ai piccoli miracoli di ogni giorno. «Faccio un esempio. Nel 2019 ero in cantina, il nostro direttore tecnico
Federico Radi stava sentendo un vino, e si chiedeva: “Non capisco come questi tannini siano già così…”. Ecco, la meraviglia. Lui vorrebbe spiegare tutto, ma tutto non si può. Questa è la meraviglia».
Il Brunello, prima ancora che da bere, è assolutamente da raccontare. E per farlo ha scelto anche una strada letteraria. «Abbiamo creato un’opera con Gianni Farinetti. Ed è nato un racconto, con una storia ironica, che diventa anche un po’ un giallo, legata a una bottiglia di Brunello Biondi-Santi Riserva del 1955, servito nell’aprile del 1969 all’ambasciata italiana a Londra alla Regina Elisabetta II dall’allora presidente Giuseppe Saragat. Questa storia è diventata un audiolibro, grazie alla voce di Neri Marcoré». Il noto attore, con lo charme e la classe che lo contraddistinguono, ha anche letto un passaggio del libro durante l’incontro di presentazione della “Voce di Biondi-Santi” a Milano, aggiungendo anche alcuni affascinanti passaggi musicali.

Neri Marcorè e Giampiero Bertolini
Ma proprio perché la
“Voce” possa essere accessibile a tutti e racconti il Brunello nel mondo, il racconto di
Farinetti, intitolato
“Enigma in luogo divino”, è stato trasformato in un audiolibro che viaggerà insieme alle bottiglie di
Biondi-Santi, tramite un “qr code” impresso sulle capsule e che reindirizzerà sul podcast.
Sempre tramite podcast viene raccontata la meraviglia di Biondi-Santi, con le sensazioni e le emozioni dell’amministratore delegato Giampiero Bertolini, del direttore tecnico Federico Radi, e, per il mondo della cultura, Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, lo “spirito affine” scelto quest’anno da Biondi-Santi per discorrere sul tema dell’anno. E ancora sono Bertolini e Radi, sempre tramite internet, che raccontano i vini, il Brunello di Montalcino e il Rosso.
Un racconto che si traduce poi nel bicchiere, con l’assaggio del Brunello 2017 e della Riserva 2016, ricordando che Biondi-Santi esce sempre con un anno dopo rispetto al “via libera” dato da disciplinare. «L’annata 2017 è stata la prima totalmente realizzata dalla nuova gestione, con il ricambio anche di un 15% di botti» ha ricordato Bertolini, sottolineando l’arrivo del nuovo staff – tutto rigorosamente italiano – voluto dall’attuale proprietà del gruppo Epi (Européenne de participations industrelles) di Christopher Descours.
Un’annata non facilissima: gelata ad aprile, mentre in estate sono stati superati i 30 gradi in più giorni. La fascia nord est ha mitigato. Il vino si presenta dalla grande purezza olfattiva, di frutti rossi, ciliegia, timo e menta, naturale acidità, godibile da subito ma anche con una buona prospettiva. Impressiona, soprattutto, la facilità di beva che va a pari passo con un buon potenziale di longevità, due caratteristiche non comuni nei difficili
Brunello dell’annata 2017.
La 2016, invece, è stata una stagione regolare, con un andamento climatico praticamente perfetto, eccellente escursione termica. La 42esima Riserva di Biondi-Santi si traduce in un vino dall’enorme complessità olfattiva, che varia tra macchia mediterranea, iodio, frutta rossa matura, mentre al gusto è intensa e consistente e armoniosa. Un vino che sicuramente ha tantissima strada davanti e che potrebbe entrare di diritto nel novero delle migliori riserve della storica cantina di Montalcino.