19-02-2023

Il Chianti Classico si conferma: è una garanzia. Anche nelle annate più difficili

È una delle denominazioni italiane più "in forma": c'è sempre maggiore attenzione per il Gallo Nero. E gli assaggi confermano: la qualità è davvero molto alta

La Chianti Classico Collection si è svolta alla S

La Chianti Classico Collection si è svolta alla Stazione Leopolda di Firenze

Il Chianti Classico è diventato sinonimo di certezze. E anche la Collection di quest’anno ne è stata una piacevole conferma.

Lo dicono i dati delle vendite, la partecipazione alla manifestazione e, non ultima, la qualità dei vini, anche in annate più complesse come la 2021, caratterizzata da una rimarchevole siccità dei mesi estivi.

Il Gallo Nero, simbolo della denominazione

Il Gallo Nero, simbolo della denominazione

Partiamo con il primo aspetto, quello dei dati, con un trend ancora positivo per il Gallo Nero. Secondo i dati dell’Osservatorio Maxidata, il 2022 si è chiuso con un +6% sulla media del triennio precedente. Ma soprattutto aumenta il valore globale della denominazione, con un fatturato totale in netta crescita, che nel 2022 ha registrato un +17% rispetto all’anno precedente e addirittura +46% rispetto al 2020.

Per le aree di vendita, sono sempre gli Stati Uniti il primo mercato, con il 37% delle bottiglie di Chianti Classico vendute contro il 33% dell’anno precedente (+12%). Il mercato interno italiano si stabilizza al 19%, mentre il Canada è al terzo posto con il 10%.

Giovanni Manetti, presidente del Consorzio

Giovanni Manetti, presidente del Consorzio

«Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – ha dichiarato Giovanni Manetti, presidente del Consorzio – e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero.  Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento».

Il ritorno dei banchi dei produttori e del contatto del pubblico, a questa edizione della Chianti Classico Collection, è stato un altro successo: tanti operatori hanno potuto assaggiare le circa 750 etichette portate dagli altre 200 produttori che hanno aderito alla manifestazione, con una notevole attenzione soprattutto sulla Gran Selezione, tipologia in costante ascesa qualitativa e anche quantitativa.

Tanta gente ai banchi dei produttori

Tanta gente ai banchi dei produttori

Ma veniamo agli assaggi, analizzando in particolare l’annata 2021, la Riserva 2020, la Gran Selezione 2020, e poi dando uno sguardo alla vendemmia 2019. Come detto, il Chianti Classico si conferma una garanzia. Anche nelle annate più difficili. La 2021 ha creato certamente grattacapi, tra gelate primaverili e caldo torrido estivo: per certi versi aveva dei tratti che la collegavano, come andamento climatico alla 2017.

Ma i produttori, questa volta, avevano un’arma in più: l’esperienza. Così non c’è stata un’inutile corsa “all’anticipo” della vendemmia, ma c’è stata una gestione più attenta e precisa della vigna, per riuscire a portare in cantina un’uva sana e perfettamente matura, sia da un punto di vista zuccherino, sia da quello polifenolico, legato ai raspi.

In degustazione 750 vini da oltre 200 aziende

In degustazione 750 vini da oltre 200 aziende

Bene, il risultato è quello di avere nei bicchieri un Chianti Classico forse meno profondo, con anche meno aspettative di particolari longevità, ma che ha puntato molto sull’immediatezza e sulla freschezza. Tra i 66 campioni presentati per l’annata 2021, segnaliamo, come nostri migliori assaggi, in rigoroso ordine alfabetico di azienda, Bonacchi, Castagnoli, Castello di Monsanto, Castello di Querceto, Castello di Vicchiomaggio, I Bastioni di Collazzi, Berardenga di Fèlsina, La Montanina, L’Erta di Radda, Poggerino, Brolio di Ricasoli, Riecine, Rocca di Castagnoli e Vallenuova di Tolaini. Sbilanciandoci un pochino, possiamo dire che il podio personale è formato da L’Erta di Radda, Riecine e Brolio di Ricasoli.

La 2020 si presenta come un’annata più da scoprire, con un’ottima eleganza e una buona profondità. Già lo scorso anno questo era un millesimo che ci era piaciuto particolarmente nei vini di annata (leggi qui l’articolo): nelle Riserve assaggiate alla Chianti Classico Collection abbiamo trovato delle splendide conferme.

I migliori assaggi? Per le Riserve: Castello di Querceto, Castello di Volpaia, Agostino Petri di Castello di Vicchiomaggio, Gagliole, L’Erta di Radda e Riecine. Per la Gran Selezione, pochi i campioni presentati, perché molte aziende usciranno solo l’anno prossimo, ma ci piace segnalare Castello di Fonterutoli, con tutte e tre le referenze, ma con Badiòla che vince su Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36 per eleganza e profondità.

Aggiungiamo infine qualche Chianti Classico 2020, presentato un anno dopo: La Porta di Vertine di Bertinga, Filetta di Lamole di Fontodi, Badia a Coltibuono, Il Palagio di Panzano, Morino di Mori Concetta, Nardi Viticoltori, Cianfanello di Podere Cianfanelli e Tenuta di Carleone.

Un anno di riposo in più ha invece fatto decisamente bene ai vini dell’annata 2019, che alla Chianti Classico Collection erano in splendida forma. Insomma, la 2019 aveva solo bisogno di tempo per esprimere tutto il suo potenziale, e gli assaggi lo hanno ampiamente confermato. Concentrandoci soprattutto sulle Riserve, i vini più convincenti sono stati, a nostro parere, Castello della Paneretta, Il Palagio di Panzano, Levigne di Istine, Querciabella e Santa Teresa di Tenuta di Campomaggio

Come mai sono citati così tanti vini? Semplice, perché il livello del Chianti Classico è molto alto. E – lo possiamo assicurare – è stata fatta una selezione, perché di vini buoni ce n’erano tantissimi. Il Gallo Nero è in forma, come dimostrato anche dal film a lui dedicato e del quale ne parleremo prossimamente.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore