Quel tesoro dal valore infinito di nome natura e l’uomo che le dedica rispetto e competenza. Si incontrano e possono diventare qualcosa di indivisibile, un numero primo come suggerisce il nome che si accosta a Berlucchi ’61. Da sempre, del resto, le cifre evocano poteri suggestivi e per Berlucchi li emanano in una sera davvero incantata all’Horto di Milano.
La formula viene sussurrata con eleganza e diventa magica a tutti gli effetti. È lo scenario che toglie il fiato: le guglie del Duomo e la cupola della Galleria Vittorio Emanuele sotto la carezza prima del tramonto e poi festosa della luna circondano gli ospiti, uno spettacolo dalla terrazza del nuovo ristorante di Norbert Niederkofler al The Medelan di Milano. Ma la vista conduce rapidamente agli altri sensi attraverso la degustazione dell’intera linea di Franciacorta: dai Berlucchi ’61 Nature millesimati ai ’61.Numero Primo. Ecco Saten e Rosé che si presentano al fianco di un Franciacorta Extra Brut.

Cristina e Arturo Ziliani

Le tre etichette della nuova linea Numero Primo
C’è dentro tutto in quelle cifre, dunque, ma prima di ogni altro elemento l’identità.
Cristina Ziliani, accanto ad
Arturo e Paolo nella conduzione dell’azienda, ha ribadito i tre pilastri che la reggono e che si traducono nel concept scelto per raffigurare l’anno di nascita del primo Franciacorta. Si impone la forza di un’idea, certo, quella di
Guido Berlucchi e
Franco Ziliani oltre 60 anni fa. Ma poi si posa la seconda colonna, ovvero la bellezza della natura: «La nostra generazione l’ha deturpata, lo dico con grande sofferenza – ha detto Cristina – ma sono convinta che i nostri figli saranno molto più bravi di noi, lo stanno dimostrando, a capire il valore della campagna, del verde, della natura». E ancora, il terzo e decisivo fattore che è la cura del saper fare, «valore tipico dell’Italia, siamo il Paese più desiderato al mondo» conclude appassionatamente Cristina Ziliani. Entra in gioco l’artigianalità che attinge al passato senza chiudersi alle richieste del presente. Nella bottiglia, prima ancora nel vigneto, si gioca questa affascinante partita, ha svelato Arturo Ziliani.
Tutto ciò andava narrato, coinvolgendo chi sa imprimere le immagini giuste: di qui la scelta di
Spazio Di Paolo, pluripremiato studio di design d’arte. Anche questa diventa formula magica, utilizzando nuovi linguaggi visuali, cromatismi e suggestioni capaci di forgiare la forza generatrice del numero primo. Ancora una volta la natura non parla da sola, ma sceglie anche il design per trasmettere il fascino di questa terra. Dentro questo
Berlucchi ’61 si percepisce tutta la libertà, che passa dal ricorrere alle cose, con gratitudine anche, senza mai esserne schiacciati. Una leggerezza che trasmette la sostenibilità.
Soprattutto, la narrazione unisce i tempi e ciò che è attuale – la sostenibilità, appunto – non è nuova, piuttosto è una conferma che viene da lontano. Perché già in quell’anno, plasmato in quel numero primo, si volle tracciare un nuovo solco. Ora, si continua a seguirlo con ulteriore consapevolezza, identificata anche tramite l’etichetta dalla doppia cromia con due carte sovrapposte. Naturale connubio, quello con
Horto, cuore di città che pulsa per la campagna. Ricerca che non è sterile ricercatezza e che sa liberare, come l’elegante perlage di questo vino.