05-12-2021
Marco Parusso a L'Alchimia di Milano durante la degustazione che celebra i 50 anni di questa famiglia del vino
Senti parlare Marco Parusso e percepisci tutta la forza della famiglia, in un senso ancora più ampio di quanto si possa identificare di primo acchito. È certamente quella che da cinquant’anni crea i vini Parusso; ma questo concetto di "famiglia" abbraccia anche la terra circostante, ogni pianta e la natura. Tutti insieme. È un’emozione e una ricchezza trovarsi a L’Alchimia di Milano con quest’uomo che ha saputo guardare dentro se stesso e la natura e cambiare anche in maniera drastica alcune scelte. Usa l’appellativo di “mamma” o “papà” anche rivolgendosi a ciò con cui condivide il cammino in vigna o in cantina. La feccia è una madre. L’ossigeno è un tipo apparentemente ostile da farsi amico.
Dai racconti al bicchiere. La famiglia, quella che scandisce anche un momento e un’etichetta importanti, e il suo 50° anniversario sono celebrati con il Barolo Docg Bussia Riserva 2000 PerFrancesco. Questo nome conduce al primogenito di Marco, così come il suo Barolo Docg 2018 è PerArmando, colui con il quale tutto è iniziato, il fondatore.
Sì: è rigenerante confrontarsi dopo i periodi più cupi della pandemia, guardare avanti e oltre i problemi che pur esistono, uno su tutti il difficile – e costoso – reperimento dei materiali di questi tempi.
Soprattutto, anche se a volte è un aspetto che rischia di sfuggire, la famiglia è dinamismo. E questa è la caratteristica che sta a cuore a Marco, capace di ricercare costantemente, di mettersi in discussione e di rispettare ogni componente della vigna non cedendo agli stereotipi, alle certezze che possono rivelarsi fallaci: ecco perché è sempre in cammino. Tutto ciò si offre generosamente nel vino.
Questa riserva, dal rosso granato profondo, sa far incontrare fiori, liquirizia, tabacco, ciliegia matura. Riesce a trasmettere la sua forza, eppure anche una delicatezza dal punto di vista dei tannini. Anche per questo, a tavola, è un amico leale per il tartufo.
Lo è pure il Barolo Docg PerArmando 2018, oltre che per formaggi stagionati e primi piatti di carattere. In questo caso, le uve di Nebbiolo provengono dai cru Mariondino, Mosconi e Bussia. È del 2017 la prima annata prodotta. Tale bis è significativo per la quantità di produzione e soprattutto la qualità. Si differenzia per un rosso più rubino, che sfiora soltanto il granato, mentre con gli aromi fruttati si percepisce sempre la liquirizia. Anche in questo caso l’equilibrio è fattore determinante.
È ancora ricerca, è tradizione che diventa protagonista di quel dinamismo. Come il Langhe Doc Sauvignon Rovella, di cui assaggiamo il 2008 e il 2018. Dieci anni di distanza, due stagioni completamente differenti, una conferma: che questo vino è portato a esprimersi con convinzione nell’invecchiamento.
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responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky
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