30-08-2021

In anteprima il Pinot Nero 2018 Lafóa di cantina Colterenzio: eleganza e potenza di un vino proteso al futuro

Alla Rocca di Lonato (BS),presentazione del «bianco dei vini rossi» della linea di pregio dell’azienda vinicola sudtirolese e poi la cucina di Enrico Bartolini, la lirica e il cinema..

Il Pinot Nero Doc 2018 Lafòa, linea di pregio di

Il Pinot Nero Doc 2018 Lafòa, linea di pregio di Cantina Colterenzio, Cornaiano (Bolzano) in arrivo sul mercato a settembre

La bussola della storia indirizza con maggiore consapevolezza verso il futuro. C’è tanta ricerca nel nuovo Pinot Nero Doc della linea Lafóa della cantina Colterenzio, un’attenzione spasmodica al dettaglio, dal vigneto alla cantina e al contesto successivo. La si assapora anche in ciò che l’ha accompagnato nel lancio, il calice studiato ad hoc e la location, vale a dire l’incanto della Rocca di Lonato, da dove si può godere della vista del lago di Garda e non solo. Perché nella sua biblioteca, si può assorbire proprio la ricchezza della storia e proprio qui si è voluto portare il messaggio di questa nuova etichetta, in arrivo ufficialmente sul mercato a settembre.

La biblioteca della Rocca di Lonato (Brescia)

La biblioteca della Rocca di Lonato (Brescia)

Un’anteprima affascinante, perché ha consentito di fare la prima conoscenza di un vino nato dalla storia per catturare il futuro. L’hanno sottolineato Alex Ferrigato, direttore commerciale di Colterenzio, e l’enologo Martin Lemayr. Accanto a loro, gli ideatori dei calici Josephinenhütte, il “palco” come si è detto di questo vino: Kurt Zalto e Joachim Christ.
A partire da sinistra, l'enologo Martin Lemayr,il presidente Max Niedermayr e il direttore vendite di Colterenzio, Alex Ferrigato

A partire da sinistra, l'enologo Martin Lemayr,il presidente Max Niedermayr e il direttore vendite di ColterenzioAlex Ferrigato

Nella sala traboccante di volumi preziosi, si presenta dunque il Pinot Nero Lafóa 2018 così fortemente voluto, «il bianco dei vini rossi», e quindi si è lavorato su un’annata ai bianchi particolarmente propizia. Gli impianti sono a spalliera con vigne di età compresa tra i 15 e i 35 anni. Studiare tutto con l’esperienza di un’azienda di 61 anni e la sua precisa filosofia, e con lo sguardo alle vicende di oggi e domani a partire dall’emergenza climatica. Si è esaminato, “respirato” con cura tutto – ha rilevato l’enologo – ad esempio, valutando l’impatto del cambiamento del clima sulla trasformazione degli aromi nei grappoli. Ciò ha richiesto il proprio tempo, come tempo avrà questo Pinot Nero dell’Alto Adige per manifestare sempre più la sua personalità: il progetto è in atto da un decennio e si colloca all’interno di Lafóa, la linea di pregio della Cantina Colterenzio, sbocciata sul finire degli anni Ottanta.
La linea Lafóa di cantina Colterenzio

La linea Lafóa di cantina Colterenzio

«Volevamo analizzare questa varietà fin nel minimo dettaglio per incrementare progressivamente la qualità del nostro migliore Pinot Nero» ha ribadito Martin Lemayr. In questo senso rientra nella filosofia di Colterenzio, che riunì 26 viticoltori decisi a creare vini di altissima qualità, senza scendere a compromessi. La svolta quarant’anni fa, quando in Alto Adige l’allora presidente Luis Raifer, individuò la rivoluzione virtuosa che poteva scaturire da qui e piantò prima il Cabernet Sauvignon, poi il Sauvignon blanc. Rese abbassate di netto, qualità in ascesa per dare vita al cosiddetto pensiero Lafóa. Per l’annata 2015 entrano in scena altri due vini: uno Chardonnay e un Gewürztraminer. Una famiglia, tuttavia, che voleva ancora crescere ed ecco l’arrivo del Pinot Nero. A proposito di famiglie, c’è un numero fortemente evocato: 300 sono quelle che si stanno impegnando in questa missione, altrettanti gli ettari coltivati nelle zone vitivinicole dell’Alto Adige a Sud di Bolzano fra i 230 e i 650 metri di altitudine, attentamente selezionate. Rossi per il 35%, i bianchi sono ancora in pole position, almeno a livello quantitativo, perché la qualità è la cifra comune ricercata.

Il Pinot Nero 2018 viene da vigneti posizionati a circa 400 metri di altezza, terreni di origine morenica che offrono rocce porfiriche e dolomitiche. C’è poi una parte di uve che, invece, arriva da terreni ghiaiosi, argilloso-calcarei.

La fermentazione alcolica avviene in botti di legno per tre settimane con macerazione a una temperatura controllata di 25-28° C. La malolattica in botti di legno e la maturazione del vino continua per altri 12 mesi sia in barriques nuove, sia in altre di secondo o terzo passaggio. Prima di arrivare in botte, c’è un lavoro costante, teso alla ricerca della perfezione. Ogni tassello ideato e posizionato: si volevano intensificare le note fruttate, ecco allora che prima della fermentazione l’uva è raffreddata. O, ancora, una parte di essa fermenta con i raspi. Anche al rafforzamento dei tannini si è dedicata cura, per cui si è prolungato il tempo a contatto con le vinacce. Ne scaturisce un vino che, pur mostrando un carattere deciso, rispecchiato anche nel suo rosso rubino, ha una finezza tutta sua, nonché un equilibrio di aromi intrigante. La varietà di frutti rossi dialoga con gentilezza assieme a spezie delicate e questo contrasto tra personalità ed eleganza si lascia gustare fino alla fine. Longevità attesa, tra i 10 e 15 anni.

Il Pinot Nero ha dunque concluso la carrellata di vini Lafóa serviti per la serata: Gewürztraminer Doc 2018, Sauvignon 2019, Chardonnay Doc 2019, Cabernet Sauvignon Doc 2017. Ha fatto da star del cinema con “L’Heure Esquise”, il nuovo cortometraggio della Cantina Colterenzio, realizzato assieme al regista Carlo Guttadauro e al suo team Anamcara, nonché premiato a diversi film festival internazionali. Inoltre, si è fatto degustare al massimo insieme alla potenza e all’eleganza in comune con la lirica: si sono esibiti Alessia Nadin (mezzosoprano), Dino Sossai (violinista della Scala di Milano) e Michele Bolla (pianista).

Oltre al Pinot Nero Lafóa, nel corso della serata sono state degustate anche altre produzioni di cantina Colterenzio:Gewürztraminer Doc 2018, Sauvignon 2019, Chardonnay Doc 2019, Cabernet Sauvignon Doc 2017.

Oltre al Pinot Nero Lafóa, nel corso della serata sono state degustate anche altre produzioni di cantina Colterenzio:Gewürztraminer Doc 2018, Sauvignon 2019, Chardonnay Doc 2019, Cabernet Sauvignon Doc 2017.

Ma, naturalmente, la degustazione non poteva che essere narrato con un menù dalle medesime caratteristiche: quello dello chef pluristellato Enrico Bartolini che, a sua volta, offre la sua arte tra forza e finezza, perché il cibo – come il vino - è “Evoluzione”, per richiamare il suo risotto alle rape rosse e salsa gorgonzola ,e apprezziamo molto la sua ricerca nel campo immenso dei vegetali, di una complessità mai esauribile, anzi sempre più avvincente.
Lo chef Enrico Bartolini ha firmato il menù in abbinamento alla degustazione dei vini, un concentrato di forza e finezza

Lo chef Enrico Bartolini ha firmato il menù in abbinamento alla degustazione dei vini, un concentrato di forza e finezza

Gli assaggi dell'aperitivo firmati dallo chef Enrico Bartolini

Gli assaggi dell'aperitivo firmati dallo chef Enrico Bartolini

Por una cabeza”, il tango di Carlos Gardel, risuona nella rocca, che ammicca alla torre simbolo di Colterenzio e, fino all’ultimo secondo, questa gara della ricerca e dell’eleganza non vaga tra vittorie o sconfitte, ma cerca un altro successo: mille volte la vita, anche attraverso un vino e la storia di un territorio.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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