Un Vermentino di Toscana per l’estate? Il presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, Francesco Mazzei, probabilmente, non sarebbe totalmente d’accordo. Sì, va bene d’estate, ma lui è uno dei più grandi sostenitori del fatto che sia un vino da tutto l’anno, e non solo d’annata, ma anche con un periodo di affinamento.
La conferma arriva certamente dalla seconda edizione del Vermentino Grand Prix, la kermesse organizzata dal Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

Il presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma, Francesco Mazzei
«Sono sempre più convinto che il
Vermentino Maremma Toscana DOC abbia le carte in regola non solo per posizionarsi tra i grandi vini bianchi del mondo, ma anche per competere con i grandi vini rossi della Toscana, diventando una delle maggiori chiavi di volta della nostra Denominazione - racconta
Mazzei, confermando che il
Consorzio da anni punta molto su questa tipologia - Si tratta di un vitigno particolarmente versatile, adatto alla produzione di vini sia freschi sia invecchiati; questo - unito a un territorio ancora incontaminato e molto variegato, che va dalla fascia costiera fino alle Colline Metallifere e al Monte Amiata, e alle capacità dei singoli vitivinicoltori di esaltare in cantina le uve delle diverse zone - fa si che si possa avere una produzione in continua crescita qualitativa e di grande appeal per il consumatore, come ci dimostra questa seconda edizione del
Vermentino Gran Prix».
Con 832 ettari in produzione nel 2021 - nel 2006 erano 138, passando dal 2,2 al 9,5% del vigneto grossetano - il
Vermentino è la prima varietà a bacca bianca della provincia di Grosseto e rappresenta oltre il 50% del
Vermentino prodotto nell’intera Toscana. Nel 2020 la produzione di questa varietà ha rappresentato 1/3 dell'intera vendemmia della
DOC Maremma Toscana, con 1.722.400 bottiglie prodotte, che hanno portato il
Vermentino Maremma Toscana DOC a essere la tipologia più imbottigliata (30% del totale) della
DOC Maremma Toscana, superando il
Rosso (28%).
Il Vermentino Grand Prix ha portato a “sfidarsi” 67 vini, diversi tra loro in base all'areale di produzione, in base ai metodi di vinificazione utilizzati e in base all'annata. «Poco più della metà dei vini presentati provengono dalla vendemmia 2020 e, come l'anno scorso, non mancano aziende che propongono Vermentini più maturi, talvolta affinati in legno, in cemento, anfora, cocciopesto e tra le varie etichette Vermentini in purezza oppure in blend con altri vitigni a bacca bianca, fino a un massimo del 15% come previsto dal disciplinare di produzione», ha spiegato il direttore del Consorzio Luca Pollini.

Un bel paesaggio sui vigneti della Maremma Toscana
«Proprio recentemente l'assemblea del Consorzio ha approvato l'inserimento nel disciplinare di produzione della categoria
Vermentino Superiore per dare una “casa” a quei vini più importanti per struttura, complessità e longevità che nascono da selezioni e processi di vinificazione particolari, e non a caso per questa menzione è prevista l'immissione al consumo un anno più tardi» ha ribadito il direttore
Pollini.
La “top 10” del concorso, in rigoroso ordine alfabetico, è stata: Agricola Del Nudo, Nudo Bio 2019; Azienda Guido F. Fendi, Chicca 2019; Belguardo, Codice V 2019; Castelprile, Prelius Bio 2019; Colle Petruccio, Norcias 2019; I Cavallini, Diaccio 2019; Monterò, Monterò Bio 2019; Tenuta Dodici, Vermentino 2019; Terre Dell’Etruria, Marmato 2020; Val Delle Rose, Litorale 2019.
Anche solo guardando questa “top 10”, si nota come abbiano prevalso (9 su 10) i vini che hanno riposato qualche mese in più prima di essere messi in commercio.
Un segnale che si è confermato anche nell’assaggio di tre vini di questa classifica, per la precisione Tenuta Dodici, Monterò e Val Delle Rose.
Anche qui non facciamo una classifica, ma notiamo come ci sia una costanza legata alla profondità e alla sapidità di questi vini, che si dimostrano molto versatili agli abbinamenti, non solo con il pesce, ma arrivando anche alle carni. E la qualità è davvero molto alta.
«Si conferma la tendenza della scorsa edizione – ha concluso Mazzei - hanno prevalso i vini 100% Vermentino e quelli dell’annata precedente con affinamenti più prolungati, anche se erano in minoranza. Gli sforzi che i produttori stanno facendo su questo vitigno vengono quindi apprezzati e dobbiamo continuare a lavorare con un indirizzo definito in modo da far affermare la nostra Denominazione grazie alla qualità sempre più alta».