Emblema di una millenaria convivenza armonica dell’uomo con la natura, il vigneto pantesco, con i suoi muretti a secco, i terrazzamenti e la vite ad alberello, cambia casa e prende forma e sostanza - incredibilmente florida - alle pendici dell’Etna. È l’installazione Futuro Anteriore di Donnafugata, cantina simbolo della viticoltura siciliana che, all’interno del parco botanico di Radicepura a Giarre (CT) rende omaggio alla coltivazione della vite di Zibibbo a Pantelleria, isola incantata e impervia, dove l'uomo nel corso dei secoli è riuscito a coltivare la vite in un ambiente estremo: ventoso, poco piovoso, con terreni in forte pendenza e in assenza di sorgenti idriche.
Qui, fra la Sicilia e l’Africa,
Donnafugata coltiva 68 ettari di vigneti dislocati in 14 contrade diverse per suolo, altitudine, esposizione, microclima ed età delle piante, molte secolari. Nella cantina di contrada Khamma, un piccolo
gioiello di architettura sostenibile, perfettamente inserito in un anfiteatro naturale, le singole partite di uva vengono lavorate separatamente fino all’assemblaggio finale, rispettando e valorizzando la pluralità dei contesti vitivinicoli.
Nasce da questo processo il celeberrimo Ben Ryé Passito di Pantelleria, vino icona dell’azienda, frutto di un processo produttivo sartoriale, basato sull’appassimento naturale dell’uva fresca su graticci, sulla sgrappolatura manuale dell’uva passa e su un processo di vinificazione unico delle uve di Zibibbo, varietà aromatica originaria del Nord Africa (il suo nome deriva dall’arabo “Zabīb” che significa, infatti, uva passa). Principe fra le varietà aromatiche, questa vite è allevata ad alberello pantesco molto basso, quasi strisciante sul terreno, all’interno di conche atte a proteggere dal vento e raccogliere la rugiada, e su piccole terrazze, delimitate da muretti a secco in pietra lavica che contribuiscono a prevenire l’erosione del suolo, tutelando il paesaggio e la biodiversità.
Un contesto che richiede grande dedizione e lavoro manuale, e che l’azienda vinicola ha voluto celebrare in questa terza edizione di “
Giardini per il futuro” del
Radicepura Garden Festival, la Biennale dedicata al paesaggio mediterraneo che per sei mesi accoglierà a Giarre protagonisti del
paesaggismo, dell’arte e dell’architettura per esplorare un tema attuale e urgente quale la consapevole necessità di uno
sviluppo sostenibile, in chiave economica, ambientale e sociale.
Cultura del paesaggio Mediterraneo, eccellenza produttiva e salvaguardia del territorio: sono questi i valori comuni che hanno portato alla partnership tra Donnafugata e la Fondazione Radicepura, realtà siciliane foriere di uno sguardo innovatore sulla propria terra. «Con la famiglia Faro, fondatrice di Radicepura, condividiamo una visione sostenibile della nostra missione produttiva - spiegano Josè e Antonio Rallo, titolari di Donnafugata - fondata sulla cura del territorio e su una cultura di impresa consapevole delle nuove sfide: dai cambiamenti climatici all’erosione dei suoli, dalla sostenibilità economica e ambientale alla tutela del paesaggio».

Da sinistra a destra Josè Rallo, Mario Faro e Antonio Rallo. Josè e Antonio sono i titolari di Donnafugata. La famiglia Faro, invece, è fondatrice della Fondazione Radicepura
E l’alberello pantesco, in quanto “pratica agricola altamente sostenibile e creativa” riconosciuto dall’
UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, incarna nella sua straordinaria unicità una viticoltura eroica che ha radici antiche, frutto della fatica, del sudore e della laboriosità dell'uomo. Un lascito millenario che i contadini dell’isola vulcanica hanno saputo trasferire alle generazioni successive con una modernità che sfida il tempo e continua a regalarci vini
"figli del vento”, perché il vento che soffia fra i grappoli è una costante a Pantelleria. E il vento dell’isola porta con sé un carico di profumi così intensi da poterli toccare. Sono vini rari, preziosi, autentici, vini carichi di storia e di suggestioni.