09-04-2021
Albino Armani, a destra, con la moglie Egle e il figlio Federico
Albino Armani è un Trentino prestato al Friuli. Anzi, innamorato del Friuli. La sua avventura sulla Grave friulana inizia nel 1996, alla scoperta di un territorio vario, per certi versi ostico, ma con caratteristiche uniche.
«Sono trentino di nascita, ma con una passione fortissima per il Friuli. E per questo era obbligatorio parlare la lingua friulana. Ci troviamo “al di qua” del Tagliamento: il Friuli è suddiviso in varie zone, per certi versi anche conflittuali tra loro».
Una suggestiva immagine dei vigneti
«Qui non c’è nulla di omologato – spiega Filiputti, che è anche presidente del Consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori - sia da un punto di vista storico, sia sul fronte dei terreni. Ma questo deve diventare un vantaggio. Noi ci troviamo a nord, Sequals, una zona molto verde e che ha come sfondo le montagne, la Alpi Carniche, a circa 300 metri di altitudine, con una ricchezza di boschi. È una delle zone più piovose d’Italia, ma il cambiamento climatico da questo punto di vista ci ha favoriti».
La vallata di Sequals
Basti pensare che il 25% delle barbatelle prodotto in Italia arrivano da questa zona, come dimostra l’importante realtà dei Vivai Cooperativi Rauscedo (Vcr).
Albino Armani: «Sono trentino di nascita, ma con una passione fortissima per il Friuli»
I vini in degustazione
Sulla stessa linea di pensiero è il Friulano 2019, caratterizzato da quel leggero sentore amandorlato nel finale classico di questo vitigno, con un’ottima lunghezza finale.
Grande attenzione e ricerca per il Sauvignon
In assoluta anteprima, è stato degustato anche un secondo Sauvignon, che però uscirà solo 18 mesi dopo la sua vendemmia, realizzato per il 60% in acciaio con permanenza sui lieviti, per il 30/35% in botte grande da 25 ettolitri, e il rimanente 5/10% in barriques, con l’utilizzo di batonnage. Un prodotto sicuramente più ricco, ma che mantiene le caratteristiche di finezza del precedente Sauvignon, dimostrando come i terreni giochino un ruolo fondamentale nella realizzazione di questi vini.
La Ribolla Gialla Metodo Classico: 30 mesi sui lieviti
Il risultato è di un vino che non è semplicemente piacevole, ma che trova una buona complessità, un perlage molto fine, e un’ottima verticalità, che gli conferisce l’importante dote di essere facilmente abbinabile a tutto pasto.
Infine il Prosecco Rosé: Pinot Nero che lavora per un periodo tra i 3 e i 4 mesi in autoclave, extra dry dai profumi di fragoline di bosco e lampone, e dall’ottima bevibilità: davvero un bel bicchiere, spensierato.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano