Sulla sua agendina, a mano, ha raccolto tutte le indicazioni delle vendemmie della sua azienda. «Magari non è molto tecnologico» ci scherza.
Il principe Francesco Spadafora ha imparato a conoscere i suoi terreni uno a uno, non solo con la tecnica, ma anche con la sensibilità di chi la terra la vive in prima persona. «Alla fine sono un po’ un orso bruno, ora un po’ più bianco. Ma ora vogliamo comunicare quello che facciamo qui in Sicilia».
La
Principi di Spadafora si trova a Monreale (Palermo), per la precisione nella contrada Virzì, a 16 chilometri dalla costa. Si tratta di un’area collinare dove si è sempre fatta agricoltura. Possiede 100 ettari di vigneto, trattati tutti come un giardino. «Questo permette di scegliere le migliori zone per ogni vitigno e ogni zona deve poter dare il proprio contributo – spiega il principe
Francesco Spadafora - Il primo vino è del 1993, con la linea
Don Pietro, dove già si utilizzava il
Merlot. Il Don Pietro rosso è stato il primo taglio bordolese della Sicilia».
Quindi la filosofia è di non concentrarsi sui vitigni autoctoni a tutti i costi, bensì di valorizzare il territorio anche attraverso vitigni internazionali che sappiano esaltare le caratteristiche della zona.
Come il Merlot: «Abbiamo due cloni – spiega Francesco Spadafora - uno è francese, mentre l’altro è l’R12 (che invece ha origini italiane, ndr). Il Merlot è un vitigno difficile da coltivare: qui in Sicilia si arriva facilmente alla maturazione alcolica, ma non a quella fenolica. Allora abbiamo effettuato un lavoro sul grappolo, con il taglio della parte più spargola, per meglio raggiungere l’equilibrio dell’uva».

L'azienda Principi di Spadafora si trova nella contrada di Virzì, a Monreale
«Per quanto riguarda il clone francese, ci siamo affidati al vivaista
Guillaume che, oltretutto, è anche produttore di vino e quindi ci ha fatto capire concretamente anche quale potesse essere il risultato dei prodotti da queste uve. Il clone francese è molto elegante, mentre l’
R12 conferisce maggiore struttura. È poi importante arrivare ad avere vigne vecchie: il nostro obiettivo è quello di arrivare ai 100 anni delle piante».
Il
Don Pietro rosso 2016 è realizzato con
Nero d’Avola al 40%,
Merlot al 30% e
Cabernet al 30%, e affina in cemento.
Si tratta di un vino con un’ottima verticalità, fresco e abbastanza immediato, con un sorso preciso e abbastanza beverino e un tannino piuttosto presente ma non particolarmente aggressivo. Ottimo il rapporto qualità prezzo, con la bottiglia che costa 13 euro (sullo shop online della stessa azienda).

Il nuovo Schietto Merlot 2016
Per quanto riguarda il
Merlot in purezza, della linea
Schietto, è il primo anno di produzione. «Fare
Merlot vuol dire mettersi a confronto con tutto il mondo vitivinicolo – rammenta
Francesco Spadafora – Puoi essere quasi imbarazzante. Volevamo essere sicuri del nostro prodotto». Così la prima annata è il 2016, che ha fatto affinamento un anno in cemento e uno in acciaio. «Nel 2017 e nel 2018 non è stato prodotto, mentre uscirà l’annata 2019 che avrà anche un passaggio in botte grande».
Lo Schietto Merlot 2016 è un vino molto fruttato, fresco, anche leggermente floreale, con la nota varietale solo appena accennata e un incedere deciso dei sentori balsamici. In bocca ha una bella struttura, senza essere pesante, ed è anche particolarmente lungo. Il tutto a 25 euro a bottiglia (sempre prezzo dal sito).