Il Nero d’Avola da analizzare, conoscere, valorizzare. Il progetto iniziato da quattro anni e mezzo da Antonio Paolo Froio al feudo Principi di Butera, di proprietà del gruppo Zonin1821, nella Sicilia forse più selvaggia, sta prendendo forma e consistenza.
Il direttore ed enologo dell’azienda ha sempre pensato che il Nero d’Avola, nella zona di Butera, abbia potenzialità enormi, anche superiori a zone maggiormente famose.

Il direttore ed enologo Antonio Paolo Froio presenta le nuove etichette
«Proprio quest’anno – spiega – abbiamo lanciato le nuove etichette, che hanno proprio l’intenzione di valorizzare i vitigni autoctoni. Ad ogni vitigno autoctono è stato abbinato un nome che evoca le caratteristiche ricercate negli stessi vini».
Così il Grillo (Sicilia Doc) diventa Diamanti, proprio a far capire quanto questo vitigno bianco sia prezioso. L’Inzolia è invece Carizza, una carezza appunto, a sottolineare la delicatezza di questo vino. Infine il Nero d’Avola si trasforma nel principe, Amìra (in arabo Amìr significa appunto principe), denotandone i tratti regali di questo vitigno, cercando l’essenza, la purezza.

Amìra, il Nero d'Avola principe dei vini rossi della zona
C’è una quarta etichetta nuova, per
Principi di Butera, che è il
Butirah, cioè
Syrah in purezza. «Certo, mi si potrebbe contestare che il
Syrah non è un autoctono siciliano – precisa
Froio – Ma in un certo senso non è così. Infatti, si narra che quando
Marco Aurelio Probo, partendo dall’Egitto per portare questo vitigno in Francia, nell’allora Gallia, si sia fermato a Siracusa. E che anche qui abbia iniziato la sua coltivazione».
Una delle ipotesi sulle origini del nome Syrah è legata proprio a questo aneddoto, con il riferimento a Syracousai, ovvero Siracusa. «Oltre a questo fattore – conclude – qui abbiamo riscontrato che il Syrah trova un ottimo terroir per produrre vini d’eccellenza».
Ma poi c’è il progetto che sta più a cuore a
Froio: le bollicine di
Nero d’Avola. O meglio, il
Metodo Classico.
Perché il Neroluce, che è lo spumante metodo Charmat, ha già ottenuto negli ultimi anni un ottimo successo. «Ho sempre pensato che il Nero d’Avola avesse potenzialità per esprimersi in fase di spumantizzazione, e per questo ho voluto realizzare anche un Metodo Classico». Da qui la scelta di arrivare a un Pas Dosè, 24 mesi sui lieviti, millesimato: insomma, il vitigno si esprime nella sua purezza.

Il Metodo Classico Brut Pas Dosé, Nero d'Avola in purezza
«Ma non voglio fermarmi – sottolinea
Froio – in futuro questo vino potrà essere un 36 mesi, ma anche un 48 o un 60. Non voglio pormi limiti, voglio capire come il
Nero d’Avola possa evolvere nel corso del tempo. Un esperimento? Sì, perché nessuno lo ha ancora fatto».
L’assaggio del 2016, attualmente in commercio, porta a sentori di zagara, di pesca bianca, con una piacevolissima finezza delle bollicine, con un gusto decisamente secco, dove spicca la sapidità e la mineralità, con un finale leggermente balsamico e di salvia.

La cantina di Principi di Butera
Abbiamo assaggiato anche il 2017 in anteprima, con degorgement di pochissimi giorni: in questo caso la struttura è maggiore (rispecchiando anche un’annata più calda), ma rimane l’eleganza di un prodotto che stupisce. L’ultimo assaggio è per un esperimento: il 36 mesi. Lo spumante non acquisisce eccessivi sentori di crosta di pane o di lievito, ma amplia il suo bouquet, facendo uscire anche piacevoli note leggermente speziate. «Ho voluto spogliare il
Nero d’Avola. E questa è la sua anima» chiosa
Froio. Ora non resta che aspettare e osservare, infine, i risultati di questi esperimenti. Che, per il momento, stanno dando risultati molto interessanti.