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La vendemmia della Barbera, tra tradizione e modernità
La parola “popolare” si può leggere con due eccezioni diverse. “Popolare” nel senso del popolo, ma anche “popolare” nel senso di famoso, che ha successo.
Bene la Barbera d’Asti è un vino certamente popolare, proprio perché si sta rivelando versatile, piacevole, immediato e anche giovane.
La raccolta in cassette
La Barbera d’Asti parla di Piemonte. Parla di una voglia di emergere, di un entusiasmo riacceso soprattutto dal riconoscimento della Docg, nel 2008, che può essere considerato l’anno della svolta.
Il presidente del Consorzio Filippo Mobrici
«La Barbera copre circa 12mila ettari sui 46 mila totali del Piemonte. Il Nebbiolo, per fare un paragone, ne ha solo 6mila, mentre in seconda posizione c’è il Moscato con 10mila. La Barbera d’Asti è la più importante, con 5mila ettari iscritti all’Albo, ma di questi non tutti diventano Barbera d’Asti, in quanto c’è ancora la tradizione del vino sfuso. Mediamente si vendono 22milioni di bottiglie di Barbera d’Asti, la metà viene esportata».
Un bel grappolo di Barbera
«La gente, a partire dai produttori, ha capito che andava cambiato il registro. E così è stata fatta una selezione clonare, per scegliere quelli meno produttivi e qualitativamente migliori. C’è stata un’inversione di mentalità: non è più importante produrre tanto, sfruttando la generosità della Barbera, ma produrre bene. Gli stessi portinnesto scelto sono meno vigorosi, per produrre meno foglia e meno legno. E poi sono cambiati i viticoltori, si sono evoluti. Penso che i viticoltori della Barbera attualmente siano i migliori professionisti del Piemonte».
Mobrici mostra i grappoli appena prima di essere vendemmiati
Un vino moderno, che piace soprattutto all’estero: si tratta del terzo vino rosso esportato nel mondo, dopo il Lambrusco e il Chianti. «Abbiamo sempre avuto un grande vino, dovevamo solo riscoprirlo – insiste Mobrici – Forse non è stata una rivoluzione, ma una evoluzione. Cosa è successo in questi anni? Tanti giovani imprenditori che hanno investito con entusiasmo, con la speranza che con questo vitigno, con questo territorio, potessero creare il loro futuro. Qualche anno fa era difficile trovare tale entusiasmo nei giovani, anzi, ahimè, c’era una tendenza ad abbandonare».
La Bersano è un'azienda di riferimento per la zona
La Bersano propone la Barbera d’Asti Docg Costalunga 2017, con una freschezza e immediatezza incredibile, della quale produce tra le 300 e le 400mila bottiglie, con un grande rapporto qualità prezzo. Dall’altra parte c’è il Nizza Docg Riserva 2015 (ricordiamo che è la Barbera prodotta nella zona di Nizza Monferrato, che si è guadagnata una Docg tutta sua), che invece esprime al massimo la potenzialità di questo straordinario vitigno.
Stefano Chiarlo racconta i suoi vini
E lo dimostra la Barbera d’Asti Docg Le Orme 2017, una delle colonne dell’azienda (con una produzione da mezzo milione di bottiglie, per intenderci), dove però la qualità è decisamente molto alta, con un frutto vivace, ricco e intenso che si sposa a una bocca ben equilibrata, dove l’acidità da quella spinta in più sulla bevibilità. La Barbera, nelle varie declinazioni, diventa un’escalation fino ad arrivare a La Court 2016, un Nizza Docg Riserva dalla grande complessità e dall’ottima longevità.
Altre Barbera d'Asti degustate: il livello medìo è alto
Ma sono solo degli esempi. Se ne potrebbero citare molti altri.
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo