Stefano Guizzetti
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Foto di gruppo dei produttori all'apertura della Prima dell'Alta Langa
Essere unici. Perché nel grande mondo delle bollicine l’Alta Langa può trovare un suo spazio solo se riesce a dimostrare la propria identità.
Concetti, questi, che sono emersi con chiarezza alla Prima dell’Alta Langa, dove i produttori di questo Metodo Classico hanno presentato le loro bottiglie a Palazzo Serbelloni a Milano. Con vini di una certa importanza, ma tutti con un’ottima bevibilità.
«Dell’Alta Langa non se ne sentiva forse il bisogno, in mezzo a tutte le bollicine che ci sono? Ha un senso? La risposta è sì, perché è l’espressione di un territorio e di una grande tradizione, come ci insegna quanto fatto 200 anni fa da Carlo Gancia. Ma soprattutto è un vinco con un territorio e un’identità precisa. In questo momento la qualità media è sicuramente di un certo livello. Quando un Alta Langa non convince tanto, il più delle volte, è perché e giovane».
La manifestazione a Palazzo Serbelloni a Milano
Come racconta il produttore e consigliere del Consorzio Sergio Germano: «Ho potuto constatare che per l’Alta Langa, sia per quanto riguarda la mia produzione aziendale che per quello che ho potuto assaggiare degli altri produttori, l’annata 2014 è stata strepitosa, perché c’è un concerto di grande acidità, grande mineralità, finezza aromatica, e poi adesso inizia ad avere cinque anni. Cosa serve all’Alta Langa oggi? Servono bottiglie, etichette, tempo. Dare tempo di maturare al vino, ma anche dare tempo ai produttori».
Giulio Bava allo stand della Giulio Cocchi
«C’è stata una lungimiranza, o forse una prudenza langarola, di non voler far esplodere la denominazione – continua Germano - ma di averla controllata, contingentata e regolata nelle aperture, nella crescita e nello sviluppo».
Avanti piano, dunque, in quanto è fondamentale mantenere alto il livello di qualità. «L’Alta Langa ha degli anticorpi per la qualità – spiega ancora il presidente Giulio Bava - Il primo è 30 mesi di affinamento o niente, che vuol dire almeno 3 anni dalla vendemmia. Se vuoi fare Alta Langa devi essere disponibile a ragionare in termini umili, ad accumulare tre annate prima di venderle. Già questa non è speculazione. L’altra cosa importante è che è solo millesimato: non ci sono scorciatoie. Ma fondamentale è che l’Alta Langa nasce da un vigneto fatto esclusivamente per produrre spumante, non per fare altre cose. Questo perché una vigna di Alta Langa, iscritta all’albo, può produrre solo spumante. Quindi, io non pianto una vigna di Chardonnay e poi ne faccio metà spumante e metà Langhe Chardonnay fermentato in legno. Non faccio un anno Pinot Nero fermo e l’anno dopo bollicine».
Serena Bagnasco della Agricola Brandini
«La Denominazione al momento fa poche bottiglie, ma cresceranno: però quando decidiamo di fare Alta Langa, dobbiamo piantare una vigna, aspettare quattro anni che sia in produzione, e poi tre anni dalla vendemmia. Quando ci dicono: “Buono, fatene di più”. La risposta è: torna tra sette anni. Questo significa lungimiranza».
Walter Daffara della Daffara e Grasso
I prodotti presentati a Milano sono tutti effettivamente di alto livello. Tra questi segnaliamo il Brut 2015 di Agricola Brandini, un 85% Pinot Nero, con il 15% di Chardonnay che gli conferisce un discreto equilibrio, il Brut 2015 di Paolo Berruti, un Pinot Nero in purezza, ottima espressione del vitigno, Giulio Cocchi, con il Pas Dosè 2012, un altro Pinot Nero in purezza con lungo affinamento che gli dà una notevole complessità.
Daniele Cusmano di Poderi Cusmano - Tenute Rade
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo