21-01-2019
Colpo d'occhio su NOT - Rassegna dei Vini Franchi, evento che ha animato i cantieri culturali alla Zisa di Palermo dal 12 al 14 gennaio scorsi
Lo Sturm und Drang dei vignaioli indipendenti ha invaso i Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo - e in generale tutta la città con una serie di cene, aperitivi, concerti, degustazioni, spettacoli, per tutto lo scorso fine settimana. Prima fiera di vini naturali in Sicilia, la Rassegna dei vini franchi NOT è stata organizzata da Franco Virga e Stefania Milano - che attraverso la loro società Good Company gestiscono 4 insegne di successo della realtà palermitana Aja Mola, Buatta, Gagini e Bocum- e da Manuela La Iacona e Giovanni Gagliardi di Gagliardi Associati. Oltre 100 produttori, 500 etichette da tutta Italia e dall’estero con l’obiettivo di fare divulgazione: diffondere e spiegare questo nuovo modo di fare e bere vino e la filosofia produttiva che vi sta dietro. Entrare in una rassegna di vini naturali è un po’ come entrare in un film di Tim Burton - musicisti, ingegneri, banchieri, architetti, venditori di pesci tropicali per acquari, cantanti lirici… - ci trovi dentro personaggi e dettagli inaspettati. Proprio come in certi vini franchi che, appena versati nel bicchiere, ti lasciano perplesso “Bisogna dargli tempo e aspettare che si aprano e che dicano quello che hanno da dire”… e allora ti si apre un mondo. Chi parla è Sandro Sangiorgi, fondatore di Porthos, che ha tenuto uno dei seminari di approfondimento svoltisi durante la rassegna. “Sfatiamo un mito: non è vero che i vini che hanno difetti sono più interessanti perché hanno più personalità” ha sottolineato “Ma chi l’ha detto?! Un difetto è una cosa seria, se un vino puzza vuol dire che hai sbagliato qualcosa, che è successo qualcosa di cui non ti sei accorto e a cui non hai saputo rimediare”. Ecco. Sfatiamo un mito: i vini naturali, se fatti bene, non puzzano.
Gli organizzatori della rassegna: Manuela La Iacona, Franco Virga, Stefania Milano, Giovanni Gagliardi
Arianna Occhipinti e il suo Frappato
Aldo Viola
La prima volta che parlammo di vino naturale con un produttore, ascoltandolo raccontare le ragioni che lo avevano spinto a scegliere questo percorso, ci venne in mente Montale, e glielo dicemmo: buona parte della definizione che dava della propria scelta (e quindi di sé stesso) era basata su ciò che non era e ciò che non voleva per approdare a un nuovo modo di fare vino. Vedere oggi che il titolo della fiera è “NOT” - un avverbio di negazione- ci conferma quell’idea. Cercando di arrivare al nocciolo di questa filosofia possiamo dire che produrre un vino naturale implica prendersi cura della terra, non avvelenarla, far crescere piante sane e forti, prendendosene cura con prodotti naturali, arricchendola con pratiche biodinamiche o biologiche, fertilizzando tramite sovesci, proteggendo le viti e l’uva esclusivamente attraverso sostanze che non siano nocive né per l’ambiente né per l’uomo (zolfo, propoli), per arrivare a raccogliere uva integre, sane e pulite, in perfetto stato e accompagnarle nel processo di vinificazione intervenendo il meno possibile: fermentazioni spontanee, niente controllo della temperatura, niente chiarifica, niente filtrazione (o filtrazione a maglie larghe). Poi acacia, castagno, quercia, vetroresina, acciaio, cemento, anfore: a ognuno il suo, non esistono percorsi prestabiliti e soprattutto conta la mano dell’artigiano che segue e accompagna questo processo – lo ripetiamo- intervenendo il meno possibile: “Do NOT modify do NOT interfere” è il sottotitolo di questa rassegna e l’imperativo del metodo-non metodo dei vignaioli naturali.
Ma andare per sottrazione, non ci si confonda, è un’arte sottile. Aggiungere è più facile. Allinearsi a standard generici e convenzionali, è più facile. L’omologazione ha meno rischi. Ma i vignaioli indipendenti sono dei temerari.
Dopo aver chiesto a tanti dei produttori presenti alla rassegna il motivo per cui abbiano scelto di produrre vini naturali ed esserci sentiti rispondere che questo è “l’unico modo per farlo”, abbiamo capito che la domanda giusta non è “Perché fai vino naturale?” ma “Perché fai vino?”.
Sandro Sangiorgi di Porthos (a destra) e il giornalista Francesco Pensovecchio
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales