06-07-2017

Calabria felix (parte prima)

Celebrata anche dal New York Times, sta attraversando un momento di grande rinascita. Di cui il vino è protagonista

Paolo Chirillo, proprietario dell'azienda viti

Paolo Chirillo, proprietario dell'azienda vitivinicola Le Moire, di Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro. Ha lasciato il Piemonte per tornare nella terra della sua famiglia 

La chiusura dell'aeroporto di Crotone è un bel danno per la Calabria, che fa girare le pale eoliche ma ingabbia il turismo, limitato da pochi voli in due soli scali, Reggio Calabria e Lamezia. Un peccato soprattutto ora che il New York Times ha inserito la Calabria tra le 52 imperdibili mete da visitare nel 2017. Battute Roma e pure la Toscana, vince questa terra selvaggia che sa osare il meglio nel campo enogastronomico, capace di abbinare la tradizione alla sperimentazione contemporanea.

Il giornale americano sottolinea come la Calabria non si sia accontentata di vivere sugli allori della 'ndujia, del peperoncino di Diamante o delle cipolle di Tropea, ma abbia scavalcato le barricate puntando sull'agricoltura biologica e sulla riscoperta di vitigni autoctoni, come il magliocco, il mantonico bianco, il gaglioppo e il greco. E' cresciuta la consapevolezza negli operatori ma restano anche le perplessità su una terra che potrebbe dare molto di più se tutti guardassero nella stessa direzione.

I due Abbruzzino, padre e figlio

I due Abbruzzino, padre e figlio

Da Catanzaro Luca Abbruzzino, classe 1989, una stella Michelin subito dopo aver raccolto il cappello da chef da papà Antonio, attacca: «Il successo della nostra cucina sta nelle materie prime, è saper rispettare le stagioni, la terra e il mare. L'America ci ha messo al centro dell'attenzione, ma io ho tanta paura che non siamo ancora pronti a un turismo di così grandi dimensioni. Abbiamo il mare, il cibo e il vino ma ci manca la politica».

Nei suoi occhi resta la soddisfazione di non tradire lo spirito di un territorio e di cercarne il riscatto attraverso piatti dai colori forti e dai sapori tenui. E così ci portiamo via un risotto trionfale con curcuma pastinata e bergamotto, un tonno tenerissimo con pomodori fragole e cipolle e un dolce, pane, olio e zucchero, di una semplicità squisita.

E se ti sposti fino a Vibo Marina troverai un altro punto fermo, premiato da una stella Michelin. Lapprodo è proprio di fronte il porto e al lungomare, a garanzia di un pescato che arriva ogni giorno dai pescherecci locali. Il gusto della tradizione rivisitata senza eccessi è nell'intuito di chi questo posto lo conosce bene per esserci “approdato” 30 anni fa, direttamente dalla scuola alberghiera: lo chef Agostino Bilotta è dunque cresciuto insieme alla sua squadra, facendo un gran lavoro di ricerca negli abbinamenti, ma avendo sempre come regola numero uno la freschezza degli ingredienti.

Chef e brigata de Lapprodo

Chef e brigata de Lapprodo

E così se il benvenuto te lo danno i crostini con i paté di casa, alla 'ndujia  e cipolla rossa, ricotta agli aromi di rucola con pomodori secchi, poi arrivi a fare i conti con il pesce e il verdetto non lascia dubbi. I ravioli di pesce spada e melanzane con pomodoro alla brace e scaglie di formaggio vaccino stagionato sono un caleidoscopio di aromi e colori baciati dal sole. Mentre il secondo piatto  ha il profumo del mare dentro a quei bocconcini di tonno accompagnati da cipolla e pomodorini con aceto balsamico. Una carta di vini che oltrepassa le 800 etichette, con una vetrina completissima di risorse calabre, oltre agli italiani ed esteri.

Già, il vino calabro. Sta vivendo un momento d'oro perché i giovani hanno raccolto il testimone e si sono messi al timone delle aziende di famiglia con un patto di fede da rispettare: chi compra una bottiglia, compra un territorio. Ecco perché dentro quella bottiglia ci deve essere semplicemente il meglio, sia nei piccoli numeri sia in quelli di una produzione su larga scala. Una filosofia che abbiamo testato, camminando in lungo e in largo nei vigneti calabri e parlando con tanti produttori di vino.

Le etichette de Le Moire

Le etichette de Le Moire

Da ognuno di loro abbiamo imparato qualcosa. Da Paolo Chirillo per iniziare, proprietario de Le Moire, a Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro. Solo 30 mila bottiglie all'anno (due rossi, un bianco e un rosato), tutto bio, una scelta di qualità. Paolo è un medico ospedaliero ancora in attività, ma ha scelto di lasciare il Piemonte per riprendere possesso della terra degli avi.

«Nel vino – spiega – metti la tua strada, la tua idea di terra e di natura. La mia idea è quella di produrre un vino che parla da solo, senza spirito di competizione con gli altri. Voglio semplicemente offrire un'immagine sana della Calabria, lavorando sul magliocco, il pecorello, il gaglioppo... L'azienda è stata una sfida, avevo bisogno di riappropriarmi del concetto di meritocrazia che nella professione medica è offuscato da una burocrazia esasperata. Ai miei vitigni dovevo rispondere in prima persona, ho studiato tanto prima di cimentarmi nell'impresa. Sono felice».  

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In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Paola Pellai

giornalista professionista, nata in un'annata di vino buono. Ha spaziato in ogni settore, dallo sport alla politica perché far volare in alto la curiosità è il sistema migliore per non annoiare e non annoiarsi. Non ha nessuna allergia né preconcetto alimentare, quindi fatele assaggiare di tutto. E se volete renderla felice, leggete il suo libro di fotostorie, Il tempo di uno sguardo

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