Che gran rebelot sui Navigli alla sera! Ma non è una novità. Nuovo è invece il Rebelot del Pont, laddove il Pont in questione è quello su cui brilla la stella di Matias Perdomo. Lui, da ambrosiano acquisito, traduce così un termine ostico ai non-autoctoni: «Rebelot vuol dire confusione. Perché lavoriamo 18 ore al giorno, ci mettiamo l’anima, ma alla fine è sempre un casino». Per chiarirci, trattasi del ristorante fratello minore del Pont de Ferr, figlio più sbarazzino di Maida Mercuri, che dal 1986 presiede le fortune della cucina (e della cantina) di ripa di Porta Ticinese 55. Siamo sempre a Milano, anzi proprio a fianco, stesso numero civico.

Cefalo, mandioquinha (manioca), pomodori verdi e verbena limoniera
Ma cos’è dunque questo
Rebelot?
Sabino Angiulli, baffuto oste che sovrintende la nuova insegna nei medesimi locali che lo videro titolare di un negozio di stampe, conferma il rebelot d’identità mutevoli: «Secondo me questo sarà sempre meno un bar dove si mangia, sempre più un ristorante dove si beve». Aperto da nemmeno quattro mesi, il
Rebelot sta insomma già cambiando fisionomia, diviene approdo per
foodies affamati. Merito delle pietanze spadellate senza tregua dal talentuoso 32enne
Mauricio Zillo, brasiliano d’origini italiane (terzo chef sudamericano alla corte della
Mercuri, dopo
Juan Lema, ora al
Mirta, e lo stesso
Perdomo) dal curriculum che, manco a dirlo, è un rebelot: avanguardia con
Atala al
Dom, tradizione col compianto
Santamaria al
Can Fabes, poi tappe in Francia e Dubai, prima di approdare sotto la Madonnina, tre anni fa, come braccio destro dell’uruguagio.
E dunque, il rebelot del
Rebelot è anche questo: tapas bar, bodega gastronomica, neobistrot dall’estetica francesizzante (da Oltralpe proviene il bancone) o brasserie? Sfuggiamo dalle definizioni, il posto è bello e accogliente. E la cucina: d’evidente impronta iberica contemporanea, con echi italian-mediterranei e sudamericani, come quando ci viene servito un superbo
Matambre d’agnello dei Pirenei con menta e cetrioli (il
matambre, letteralmente “ammazzafame”, è il sottile strato di muscolo esistente tra la pelle dei fianchi e le costole).

Maida Mercuri e Mauricio Zillo, patronne e chef del Rebelot
Definire questi piatti “tapas” è sminuente. Se parliamo di quantità, in Spagna sarebbero una
ración, o una
media ración: col menu da 5 assaggi (30 euro) o perlomeno da 7 (45 euro) si cena alla grande. Poi, c’è la questione della qualità: alta. Le materie prime sono all’incirca le stesse del
Pont de Ferr,
Zillo ai fornelli ci sa fare, tanto nelle proposte d’assemblaggio (buona la
Tartare di scamone di vitello, anguilla affumicata e salsa al Jerez) come in quelle cucinate (straordinaria la
Lingua di manzo alla piastra, ostrica, spinaci e mezcal). Note stilistiche contingenti: domina un mix ispanofono-creativo con l’evidente regia di
Perdomo, felici i crossover terra-mare, sicura la mano dello chef soprattutto sulle carni, da buon brasiliano. Siempre América del Sur… Il signature dish per ora è l’immancabile
gazpacho iniziale, superiore a ogni critica.
Si beve bene, sia se optiate per qualche bottiglia, magari su consiglio del pacioso
Angiulli - lui pescherà nella cantina del
Pont oltre a selezionare qualcosa di originale - sia che vi facciate trascinare dalla bravura di
Oscar Quagliarini, barman d’eccezione che disdegna i cocktail classici per proporre mix alcolici speziati e intriganti.
Rebelot del Pont
ripa di Porta Ticinese, 55
Milano
+39.02.84194720
Prezzi: piattini tra 8 e 10 euro l’uno, quattro menu degustazione (3, 5, 7 piattini o “la grande bouffe” con l’intera serie o quasi) rispettivamente a 15, 30, 45 e 70 euro
Chiuso il martedì, aperto solo la sera, la domenica anche a pranzo