“Si va allo Spinechile e si entra in un altro mondo, quasi fosse la Frittole di Benigni-Troisi: salto spazio-temporale, il Comune è Schio ma ogni contatto con la contemporaneità pare distante, là in fondo, testimoniato delle luci che si vedono attraverso le vetrate di sera (di giorno, un gran panorama). Attorno, la dimensione bucolica del Bosco di Tretto; dentro, una sala evoluta, elegante, accogliente: contrasto fertile che si ritrova nei piatti”. Inizia così la recensione che la Guida Identità Golose 2017 dedica al ristorante-eremo che Corrado Fasolato e Paola Bovotto hanno pensato e creato nel loro luogo natale (Spinechile ha compiuto quattro anni lo scorso 30 novembre), sorta di ritorno alle origini agresti amplificato dalla scelta di ritirarsi sì a Schio, ma in realtà lontana da tutto, certo dal caos e dalla frenesia dei giorni festivi – perciò ne parliamo ora; e vi suggeriamo proprio adesso di prendere la macchina e raggiungere i due nella loro oasi di quiete – ma anche dai ritmi incalzanti della contemporaneità, e di certa cucina contemporanea.

Spinechile d'inverno (no, la neve quest'anno ancora non c'è)
Loro si sono chiamati fuori, e propongono allo
Spinechile – il nome indica lo “spigolo della montagna” in
cimbro, lingua diffusa un tempo in zona – delle bontà senza tempo, perché il piatto che ha vent’anni s’affianca senza problemi a quello appena concepito, in un
continuum che è di fatto la storia edibile di uno chef, la il suo percorso commestibile, e che quindi richiama non una tendenza, non una moda, non un influsso singolo, ma l’intero stile di
Fasolato, o per meglio dire la sua forte personalità. Ogni piatto è un pezzo di
Corrado.
L’esito – lusinghiero - è una modernità divenuta a volte classica e che oggi dialoga fecondamente col territorio. Dopo l’inizio con un caldo Consommé di anatra accompagnato da croissant alla soppressa, ci sono quindi le portate che hanno reso celebre lo chef quando lavorava alla Siriola di San Cassiano e poi al Met di Venezia: Rossini di gamberi, Mojito di scampi, o le mitiche Fettuccine di seppia alla carbonara, una bontà datata 1996, copiata in ogni dove, squisita.
O ancora, la
Piacevoli sensazioni di rum e tabacco: creme brulé al ginepro, infusione di tabacco dolce da pipa, gel al rum, biscotto al cioccolato e pepe e sigaro alla ricotta affumicata. Grandissimo dessert: 18 anni e non sentirli.
Ma tutto questo è mediato con le scelte odierne, che guardano soprattutto a quanto vi è intorno: ed è proprio la prospettiva più allettante. Assaggi la straordinaria Lepre cacciata con sfere di olio alla brace, polenta, cannolo alla spuma di yogurt affumicata e crema di prugne, idea recentissima, e concludi: dai, grande Corrado, avanti così (il nostro percorso goloso nella fotogallery di Tanio Liotta).

Ci si accomoda di fronte a una splendida vetrata panoramica
Altre annotazioni: il cestino del pane è il migliore in assoluto del nostro anno goloso 2016. La carta dei vini è spaziale,
Paola Bovotto propone abbinamenti inconsueti in un percorso tra piccole cantine, produttori veri, con ricarichi da baci e abbracci di gratitudine. E, infine, prossimamente sarà possibile, terminata la cena da mille-e-una-notte nei cinque tavoli della sala, pernottare nei tre chalet come sospesi nel vuoto che la coppia sta predisponendo (dal 2013! Parto difficile) lì a fianco, circondati dal verde, con pareti di vetro che consentono di immergersi nella natura, per darle del tu.