24-09-2023
Succede che anche ad Andorra – uno dei sei micro-Stati europei, incuneato tra Francia e Spagna sui Pirenei: 468 km² di superficie, ossia un terzo di Roma, ma nemmeno 80mila abitanti – abbiano ben capito l’importanza dell’enogastronomia e del turismo enogastronomico. Così le autorità investono nel settore, ad esempio favorendo la nascita di un nuovo congresso goloso, Andorra Taste, giunto alla seconda edizione, che promuove ovviamente anche le bontà locali. Sono quelle tipiche delle zone montane: pesce d’acqua dolce, agnello, miele, erbe aromatiche, funghi, frutti rossi, legumi, castagne, salumi… E il nectum de abeto, un eccellente condimento che si ottiene dalla macerazione delle pigne in zucchero. C’è anche un po’ di viticoltura d’altura (1.100-1.400 metri), con la produzione di un buon pinot noir. Ma, in realtà, gran parte del cibo consumato da queste parti è d’importazione; nonostante la fiorente industria legata al turismo invernale, la scena del fine dining è piuttosto ristretta, con un solo locale stellato, l’Ibaja dello spagnolo Francis Paniego, che peraltro ha la sua base altrove, nell’iberica La Rioja. Vi sono poi alcuni altri chef notevoli ma tutti “d’importazione” e che qui hanno aperto i loro secondi o terzi indirizzi: come il messicano Paco Méndez, a lungo con gli Adrià; o Albert Ventura, bistronomia d’autore a Barcellona, ristorante Coure, con clone da queste parti.
Eppure ci si dà da fare parecchio per crescere, la direzione pare chiara. Intanto, Andorra Taste è un gioiellino, a iniziare dal tema che lo caratterizza: la cucina di montagna.
Abbiamo assistito alla tre giorni di lezioni, traendone numerosi spunti. Uno generale: quello che potremmo definire “alfabeto gastronomico” della cucina di montagna è comune a tutte le aree in altura molto più di quanto assomiglino tra loro, ad esempio, le tradizioni culinarie delle zone marine che s’affacciano sul Mare Nostrum; in sostanza, tutti gli chef di montagna parlano la stessa lingua, quasi fossero inconsapevolmente parte di una comunità transnazionale (anche per questo, iniziative che creano un sistema condiviso, come Andorra Taste, risultano brillanti) che necessita di stabilire maggiori legami al proprio interno. Abbiamo selezionato altri otto spunti, o momenti del congresso, che andiamo a raccontarvi non prima di riportarvi però il suo atto finale, un vero e proprio Manifesto per il futuro della cucina di montagna. Eccolo:
• Il cibo del futuro, come afferma la Fao, richiede non solo uno sviluppo sostenibile, ma una visione sistemica dell'ambiente sociale nel suo insieme e un impegno etico. I sistemi alimentari tipici delle società montane e la conoscenza ancestrale ereditata mostrano modi per sostenere un pianeta che è sempre più popolato e con una capacità di generazione delle risorse sempre più compromessa. • Le società montane e i loro modi di vita sono garanti della biodiversità e della sostenibilità degli ecosistemi. • La gastronomia è cultura, uno dei principali ambasciatori del turismo e generatore di ricchezza e occupazione.
I cuochi di montagna collaborano per: • la massima tutela degli ambienti naturali montani in qualsiasi parte del mondo, per garantirne la sostenibilità; • regolarizzare con norme specifiche le vendite dirette dai produttori e dai raccoglitori ai ristoranti, per facilitare un marketing locale che aiuta a stabilizzare la popolazione e distribuire la ricchezza; • promuovere la realizzazione di carte dei prodotti di montagna classificate per stagioni e aree geografiche. Creare un sigillo di qualità internazionale per la loro tutela; • creare programmi di sostegno affinché l'allevamento e l'agricoltura di montagna abbiano la redditività necessaria per garantire la sussistenza dei produttori. • promuovere la ricerca e lo sviluppo di prodotti che forniscano valore aggiunto a produttori, raccoglitori e cuochi; • garantire alle società rurali gli stessi diritti in termini di salute, istruzione e connettività digitale offerti negli ambienti urbani; • promuovere il ritorno della popolazione nelle aree rurali e montane con piani specifici e aiuti per il recupero di case e centri abitati; • attuare programmi di formazione e sensibilizzazione educativa affinché le nuove generazioni assumano un ruolo rilevante nella preservazione dell'ambiente naturale e abbiano una visione realistica di esso e dei modi di vita dei suoi abitanti. • indagare e definire le condizioni geografiche, climatiche e culturali che definiscono l'identità della cucina di montagna.
I cuochi di montagna si impegnano a: • rispettare la stagionalità dei prodotti degli ambienti montani; • evidenziare e valorizzare il lavoro dei produttori locali come custodi delle radici ed eredi della conoscenza della natura; • dare visibilità ai prodotti della montagna nei menu dei ristoranti; • preservare l'eredità ricevuta sotto forma di ricettari tradizionali e testi gastronomici, nonché assumerne l’attualizzazione come parte del lavoro creativo; • utilizzare tutta la capacità di coscienza sociale a disposizione per difendere la vita nei borghi montani e far conoscere negli ambienti urbani la realtà e il valore delle nostre società di montagna.
Di seguito gli spunti principali che abbiamo ricavato dalla seconda edizione di Andorra Taste.
Paco Méndez tra Messico, Barcellona e Andorra
Paco Méndez
Taco con shawarma di maiale marinato con pigne e achiote, salsa rossa di peperoncino chipotle, coriandolo, lime e pomodoro tatemado
Clément Bouvier e l’olmaria
Clément Bouvier
Il piatto presentato da Bouvier
Il grande successo di Michele Lazzarini
Michele Lazzarini
Spaghetto freddo, grasso di trota e rabarbaro
La cucina “alla frutta” di Joel Castanyé
Joel Castanyé
Brodo caldo di mele Buna
Sven Wassmer e la memoria dei knöpfli
Sven Wassmer
Knöpfli, lievito caramellato e tartufo
Joan Roca, Terra Animada e il recupero delle verdure dimenticate
Joan Roca
Paolo Casagrande e la magia della natura
Paolo Casagrande
Crema di patate fermentate con ali di razza
Albert Ventura e il baccalà “pesce di montagna”
Albert Ventura
Tortilla di baccalà
La cucina dell’ Himalaya spiegata da Ngatemba, sherpa e “chef”
Il collegamento con lo sherpa-chef nepalese
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Il team di Contrada Bricconi (sala e cucina) ripreso all'esterno del ristorante (da sinistra a destra): Giuseppe Cavadini, Claudia Ciotola, Nicola Plebani, Davide Cazzani, Mattia Colacicco, Michele Lazzarini, Giulio Bonomelli, Lidia Beretta, Alessia Bosatelli e Francesca Pizio. Tutti giovanissimi (under 40!), preparatissimi e sorridenti!
Foto di gruppo per gli chef impegnati per il talk (e poi la cena) di Identità Olimpiche, l'altro giorno al Kosmo di Livigno (Sondrio)
Colazione in malga organizzata nell'antica malga di Carlo Pellegrin, il casaro-fondatore: è una delle proposte dell'Olympic Spa Hotel a Moena (Trento), un luogo in cui riconnettersi con la natura
Dal Mondo è curiosità, fascino, un guida verso i migliori indirizzi intorno al globo, di cui vi raccontiamo non solo piatti, insegne, ingredienti, ma anche le vite di personaggi che stanno facendo la differenza nel nostro Pianeta, dalla ristorazione al meraviglioso mondo del vino.