Tra gli chef, c’è chi Tripadvisor lo ignora, chi lo disprezza, chi va alla ricerca disperata di recensioni positive, chi addirittura se le compra. C’è uno come Matteo Fronduti, del Manna di Milano, che risponde con squisita ironia. Ma la nuova tendenza, almeno in Inghilterra, è la replica punto su punto, fino a stroncare la stroncatura, nonché la credibilità del suo autore. Due episodi gustosi negli ultimi giorni.
Dell’ultimo s’è occupato anche il Daily Mail, che è andato persino alla ricerca del malcapitato recensore. Questi aveva trovato da ridire sulle porzioni servite al ristorante Purnell’s di Birmingham, una stella Michelin. Per lui le “tiny portions” propostagli avevano addirittura “prezzi immorali” e consigliava dunque allo chef, Glynn Purnell, di “guardare Masterchef The Professionals per vedere come il pasto deve essere servito e di offrire porzioni decenti di cibo meraviglioso, non solo un buon piatto su 6”.
Purnell ha ribattuto che “forse il recensore avrebbe più soddisfazione a guardare
Man vs Food (una trasmissione americana per stomaci forti, fortissimi,
ndr)” e, ironizzando sui numerosi errori che costellavano la stroncatura “disseminata di bugie” - come quando la Michelin diventava “
Michlen” - si è divertito a contestare ogni critica, in un una ventina di punti.
Una risposta graffiante che ha fatto il giro del web e che ha ricordato una vicenda analoga, solo di qualche giorno precedente. "Luogo terribile e camerieri antipatici", era stato il titolo di un commento negativo a un locale di York, postato dall'utente Hannah C, sempre su TripAdvisor.
Dopo la dura recensione, l'utente non solo ha ricevuto la risposta piccata del gestore del locale, ma anche una lezione approfondita sulla gestione economica e i costi del Bennett's Cafè & Bistro di York. Giunta al bar con un budget ristretto, Hannah aveva ordinato una tazza di acqua calda con una scorza di limone, pagandola 2 sterline. Il prezzo aveva fatto perdere le staffe alla ragazza, che aveva protestato con i camerieri, ricevendo la controreplica: "Non sa quanto costa un limone?". La disputa era poi proseguita: "Un mio amico ha preso una fetta di torta al cioccolato pagandola 1,90".
Pronta e brillante la risposta del manager del locale: "Mi dispiace se ti senti fregata e proverò a spiegarti perché non è così”. Ha raccontato nel dettaglio i diversi lavori che il cameriere aveva eseguito prima, durante e dopo il servizio richiesto dalla cliente: “Sei entrata nel bar e il cameriere ti ha mostrato dove potessi accomodarti, ti ha dato il menu, ha aspettato un momento e poi preso l'ordine. E’ andato al bancone, preso una tazza, un piattino e un cucchiaio e li ha portati in cucina. Lì, ha afferrato un coltello, un tagliere, un limone, ne ha tagliato una fetta e l’ha messa nella tazza. Poi, è tornato nel salone, preparato l'acqua calda e portato la tazza al tavolo. Quando stavi per andartene, ho stampato il conto, te l’ha portato, eseguito il pagamento con la carta di credito e ha messo la copia della ricevuta in cassa. Dopo che te ne sei andata, ha levato dal tavolo la tazza, il piattino e il cucchiaio, li ha portati in cucina, li ha lavati e asciugati insieme al tagliere e al coltello, ha messo il limone in frigo. Poi, tornando nel salone, ha rimesso al suo posto tazza, piattino e cucchiaio, e infine pulito tavolo e sostituito il menu, in attesa del successivo cliente. Sono almeno 2-3 minuti di lavoro per il cameriere”.

Quindi, ecco motivato il conto: “Il costo delle spese generali per la mia attività, l’affitto, le tasse, le spese per l'energia elettrica, quelle bancarie, eccetera, è pari a 27,50 sterline all’ora. Pago ai miei collaboratori uno stipendio decente e dopo aver messo nel conto anche ferie, previdenza sociale e straordinari, il servizio mi costa 12,50 sterline l’ora. Quindi il costo totale è 40 sterline orarie, il che significa che i 2-3 minuti di servizio mi sono costati 1,34-2 sterline. Poi il governo aggiunge l’Iva al 20%, quindi il costo per me di quella tazza è tra 1,60 e 2,40 sterline, indipendentemente dal fatto che contenga una bustina di tè che costa un pence e mezzo o una fetta di limone che ne costa cinque”. Certo, ha aggiunto, tutto questo fa sì che il “prezzo di un caffè o di una tazza di tè in un locale del centro città sembri alto rispetto a quello che si spende per farseli a casa. Però purtroppo questa è la dura realtà della vita”.
Il manager ha infine risposto a tono anche riguardo ai modi pare non proprio eleganti del personale, condannato dalla ragazza: "Forse la scortesia che hai percepito è stata causata dal tono irrispettoso e presuntuoso che ti ha portato a credere di poter usare la nostra struttura gratis".