21-11-2022

Le lenticchie di Duilio Antonucci a Pescasseroli, una bella storia di rinascita agricola

Negli spendidi territori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, un ragazzo di 22 anni ha lanciato una start up per recuperare alla coltivazione terreni di alta quota abbandonati da decenni. Riprendendo così pratiche antiche...

La storia che vogliamo raccontarvi oggi nasce nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. A 1200 metri di altitudine, dove un tempo il mondo rurale era florido e attivo, se non frenetico: il giorno iniziava all’alba e dal paese si scendeva a valle, dove si trovavano gli allevamenti e si estendevano i campi coltivati. I prodotti della terra d’Abruzzo erano grano Solina, farro, lenticchie, fagioli; mentre le stalle erano popolate da galline e maiali, così come i pascoli erano ricchi di vacche, pecore e capre. Negli anni ’50, prima del boom economico, tutto appariva così: autentico e genuino. L’agricoltura e l’allevamento erano le attività principali e servivano a sostentare le famiglie che ogni giorno lavoravano con impegno e in equilibrio con le stagioni e la natura selvaggia.

Ci troviamo a Pescasseroli, in provincia dell’Aquila, dove vivono poco più di duemila anime. Un piccolo borgo, dall’estensione inusuale per essere un villaggio di montagna, l’unico dei borghi dell’Alta Valle del Sangro a svilupparsi in modo interamente pianeggiante. Pescasseroli è conosciuta come la Cortina d’Ampezzo... d’Abruzzo.

Circondata da montagne floride popolate da fauna selvatica come lupi, volpi, cervi, camosci e l’orso bruno marsicano, Pescasseroli è situata tra il valico di Gioia Vecchio con il Passo del Diavolo (nomen omen: 1400 metri sul livello del mare); si apre poi sulla conca dei monti Marsicani, nel cuore del Parco, proseguendo a est con la montagna Grande, il Monte Amaro e l’imponente Monte Marsicano (2245 metri), che la divide dalla valle scannese.

Arrivando dal versante laziale del Parco Nazionale, attraversiamo l’incredibile faggeta vetusta, Patrimonio Unesco, e il passo di Forca D’Acero che in autunno regala un foliage incredibile, per dirigerci verso il centro del paese. Qui c’imbattiamo in una storia che vale la pena raccontare e che lascia trapelare che forse qualcosa sta cambiando e può cambiare.

Incontriamo Duilio Antonucci, 22 anni appena compiuti, nato e cresciuto su questo territorio, proprio a Pescasseroli. Dopo il diploma agrario decide di non proseguire gli studi – per il momento – ma di andare a lavorare la terra. Quattro anni fa infatti, nel 2018, si è messo in testa di voler recuperare i terreni incolti e ormai abbandonati per riportarli in vita, arando e coltivando i cereali come i grani antichi, farro e grano Solina, ma anche i legumi come le antiche lenticchie di Pescasseroli, i fagioli, e poi ancora le patate: tutti prodotti che un tempo non così lontano nascevano da quella terra che Duilio Antonucci sente così sua. Su queste montagne il terreno è ripido e pietroso, decisamente ostile per l’agricoltura ad alta quota, figuriamoci per un giovane che, all’epoca della nascita del suo progetto, aveva solamente diciassette anni. Il prodotto di punta di Antonucci sono le lenticchie. Ci spiega così quali sono le caratteristiche di questo prodotto ad alta quota: «La sua dimensione è più piccola rispetto a una lenticchia comune e la tipologia dei terreni, poveri di nutrienti, incide sullo spessore della cuticola esterna che è più sottile, ma questo permette una cottura più veloce che riesce a preservarne le caratteristiche ed accentuarne il sapore».

Sul territorio ormai questo prodotto è molto richiesto e la maggior parte dei ristoranti locali e molti giovani chef utilizzano queste lenticchie nella loro cucina. Ci chiediamo da cosa sia scaturita un’idea così audace in un giovane, quale sia stata la ragione che ha dato il via ad un progetto simile, e Duilio risponde: «Amo il mio territorio e da sempre la mia famiglia, mio padre per la precisione, gestisce la sua impresa agricola, abbiamo dei terreni in Puglia dove coltiviamo grano. Tutto è nato da qui. Ho fatto una ricerca e ho trovato molto interessante l'idea di riportare a coltura i cosiddetti grani antichi, sono molto importanti in questo periodo, perché sempre di più le persone vogliono sapere ciò che mangiano, siamo tutti più consapevoli: io volevo e voglio far parte di questo processo di conoscenza, così produco farina Solina e di farro».

Per far crescere ulteriormente Antonucci ci spiega che «sicuramente sarebbe molto utile riuscire ad aumentare il numero dei terreni da coltivare, questo consentirebbe l’aumento della produzione e un grande beneficio ai terreni, che tornerebbero di nuovo ad essere produttivi».

Pochi si sono sentiti di incoraggiare Duilio, Ma ugualmente, con determinazione e coraggio, impegnandosi ogni giorno è riuscito a conquistare consensi e a ottenere risultati. Oggi, le sue lenticchie sono le più richieste sul territorio e le prenotazioni iniziano l’anno prima per l’anno dopo. Un grande successo per lui e per il suo progetto visionario, ma anche per tutta la comunità.

Per contattare l’Azienda Agricola Antonucci e Duilio Antonucci per far arrivare sulle vostre tavole le sue pregiate lenticchie, e non solo, potete contattarlo direttamente all’indirizzo antonucciduilio@gmail.com o contattarlo telefonicamente al numero +39.324.7455731.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Mariapia Gentile

Classe 1982, nasce da papà chef e mamma pasticcera. Si forma in ambito enogastronomico e turistico. Le sue passioni sono l’organizzazione eventi (che ha curato per Eataly Roma) e le connessioni umane generate da racconti di cibo, vita e produzioni locali. Ha collaborato alla redazione della Guida di Repubblica “Abruzzo” e de “I Cammini". È assessore al Turismo e la Cultura a Opi (Aq), un piccolo borgo nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

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