27-03-2021
Ci sono piatti della cucina italiana contemporanea che fanno ormai parte della storia gastronomica nazionale. Si impongono come pietre miliari. Ciò accade perché magari raccontano perfettamente lo spirito del tempo, divenendo così emblematici; o perché celebrano a loro volta prodotti simbolo d'italianità; o perché finiscono per assurgere a icone di una celebre toque, signature dish, tanto che la preparazione viene a godere della luce emanata dal suo autore, e viceversa.
Le Cinque stagionature del Parmigiano Reggiano, in diverse consistenze e temperature di Massimo Bottura riassumono in loro tutte queste caratteristiche. «Quando un collega francese mi ha chiesto di scegliere dieci piatti che fotografassero la cucina italiana dal secondo dopoguerra a oggi, non ho avuto dubbi a inserire anche questo», spiegava l'altro giorno Paolo Marchi, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova partnership tra Identità Golose e Parmigiano Reggiano, leggi Alleanza tra buoni: accordo tra Identità e Parmigiano Reggiano per promuovere l'eccellenza italiana a tavola.
Paolo Marchi e Massimo Bottura a Identità Golose Milano durante la conferenza stampa di presentazione della nuova partnership tra Identità Golose e Parmigiano Reggiano
Come certe cattedrali le cui fabbriche son durate magari per secoli e che mostrano perciò lo stratificarsi di stili, il sovrapporsi nell'edificazione di intelligenze diverse, tutte concentrate però a definire alla fine un corpo unitario, coerente e armonico; così le Cinque stagionature hanno una lunga vicenda che corre in sincrono con quella, spettacolare, dell'esplosione della libertà creativa in cucina, a cavallo del nuovo millennio.
Questa storia nasce alla fine del 1993 («Insomma tutta un'altra epoca, quando era impensabile che qualcuno prendesse la perfezione di questo formaggio, un disco di sole, e la stravolgesse», Paolo Marchi), alla Trattoria del Campazzo. Sette anni prima Bottura aveva deluso suo padre, annunciandogli di voler rinunciare a una possibile carriera da avvocato per diventare cuoco e aprire un proprio locale, appunto a Campazzo, frazione di Nonantola (Modena). Dunque nel 1993 Bottura non è più un neofita, s'è avvalso degli insegnamenti della rezdora Lidia Cristoni, poi di Georges Cogny... Ma vuole crescere e ha un sogno: «Andare a lavorare a Le Louis XV a Montecarlo, da Alain Ducasse. Insomma da un francese che proponeva già allora il farm-to-table, concetto innovativo. E aveva sostituito il burro con l'olio evo. In Francia!».
Una foto storica: Massimo Bottura, sua madre Luisa e, sulla destra, Lidia Cristoni alla Trattoria del Campazzo
L'occasione per provarci si materializza con una telefonata inattesa di un amico fornitore di aceto balsamico: «Siete aperti domani? Vi porto a pranzo Ducasse». Rullo di tamburi. Spiega Bottura: «La parola d'ordine del momento era terroir. Alain ne era un convinto assertore». E anche il modenese lavorava da mesi su piatti che parlassero del suo territorio ma nel contempo andassero oltre, «acquisissero insomma, come dire, un significato importante». Il ragionamento non poteva partire che da due ingredienti-feticcio, l'aceto balsamico tradizionale di Modena e il Parmigiano Reggiano: «Con l'aceto era però complicato, non esistevano ancora tecniche sufficienti per lavorarlo in tutte quelle diverse declinazioni che potessero dar vita a un piatto. Preparai a Ducasse, quindi, un semplice "kir alla modenese", ossia un aceto balsamico tradizionale di Modena invecchiato 30 anni miscelato con una bollicina di Beppe Bellei». E il Parmigiano? «Ragionai su consistenze e temperature. Quindi partii dal classico soufflé al cioccolato, il mi-cuit che mi aveva insegnato Cogny. E lo trasformai in un mi-cuit di Parmigiano. Poi pensai a una salsa di Parmigiano. Infine a una galletta di Parmigiano». Et voilà il piatto. Nome: Tre consistenze e temperature di Parmigiano Reggiano, esordio ufficiale anno 1994.
(Qualcuno si chiederà come sia andato il pranzo di Ducasse. Finì che il francese ne rimase così colpito da invitare Bottura a uno stage al Le Louis XV, sancendo così l'epilogo del Campazzo botturiano, l'Osteria Francescana avrebbe aperto nel marzo 1995).
Bottura con Alain Ducasse, anni fa
Massimo Bottura con Ferran Adrià a Identità New York 2010
In realtà è esistito anche un sesto elemento, una sesta stagionatura del Parmigiano, poi scomparsa. Siamo alla fine degli anni Dieci, «la Nasa e Harvard mi contattarono per realizzare una macchina che potesse combattere la depressione degli astronauti nello spazio. L'idea era quella della "nebulizzazione del sapore": in pratica loro avrebbero dovuto nutrirsi di pillole, ma nel frattempo avrebbero potuto respirare l'aroma di un cibo "vero". Il mio primo esperimento fu col sushi...». L'esperienza gli suggerì due cose: primo, «proposi al presidente della Regione di installare sul ponte di Santiago Calatrava, a Reggio Emilia, inaugurato nel 2007, un grande nebulizzatore che "sparasse" un'essenza al Parmigiano Reggiano nell'aria, cosicché gli automobilisti di passaggio potessero respirarla» ridacchia lo chef. «Curiosamente il progetto non ebbe seguito». Risate.
Finiamo proponendovi la ricetta del piatto. Ma per gustarlo, meglio andare al Francescana at Maria Luigia, dove viene servito con altri superclassici di Bottura.
Per il demi soufflé di Parmigiano 200 g di ricotta biologica 60 ml di albume d’uovo 100 g di Parmigiano Reggiano 24 mesi grattugiato 40 ml di panna 1 g di sale marino 0,5 g di pepe bianco
Procedimento Ungere alcuni stampini di alluminio da 8 x 4 cm. Affumicare leggermente la ricotta con trucioli di legno di ciliegio per 3 minuti in un affumicatore. Montare l’albume a neve fermissima. Lavorare la ricotta con la frusta. Unire il Parmigiano alla panna, aggiungerli alla ricotta e condire con il sale e il pepe. Incorporare l’albume montato a neve e cuocere la miscela nei timballi per 45 minuti. Estrarla dagli stampini e dai soufflé ricavare delle quenelle.
Per la salsa di Parmigiano 20 ml brodo di cappone non filtrato 100 g Parmigiano Reggiano 30 mesi grattugiato
Procedimento Scaldare il brodo a 60 °C in un thermomix a velocità media. Aggiungere il Parmigiano e portare a 85 °C. Aumentare la velocità e frullare fino a ottenere una salsa liscia e vellutata. Passare attraverso un colino cinese fine.
Per la spuma di Parmigiano 125 ml brodo di cappone 250 g Parmigiano Reggiano 36 mesi grattugiato 100 ml di panna
Procedimento Versare il brodo di cappone in un thermomix e portarlo a ebollizione con velocità 3. Aggiungere il Parmigiano, una cucchiaiata alla volta. Incorporare la panna, poi aumentare la velocità per un altro minuto. Raffreddare il liquido a 4-8 °C. Inserirlo in un sifone, scuoterlo, caricarlo con una doppia cartuccia e scuoterlo nuovamente. Lasciare riposare in frigorifero per almeno 1 ora a 4-8 °C.
Per la galletta di Parmigiano 100 g di Parmigiano Reggiano 40 mesi grattugiato 100 ml di acqua minerale
Procedimento Versare il Parmigiano e l’acqua in una pentola e portare lentamente a bollore, fino a quando il formaggio non comincerà a sfilacciarsi. Togliere la pentola dal fuoco e lasciar riposare a temperatura ambiente per 2 ore. Filtrare il liquido e riporre la parte solida in frigorifero per una notte. Preriscaldare il forno a 170 °C. Tirare l’impasto di formaggio freddo allo spessore di 1 mm e adagiare la sfoglia così ottenuta su un foglio di Silpat. Infornare per 12 minuti fino a ottenere una galletta finissima. Lasciarla raffreddare a temperatura ambiente, poi romperla in 4 parti, ricavando dei triangoli dai bordi irregolari di circa 5 cm di lato.
Per l’aria di Parmigiano 200 g di croste di Parmigiano Reggiano 50 mesi 200 g di Parmigiano Reggiano 50 mesi grattugiato 2 g di lecitina
Procedimento Porre le croste di Parmigiano in una pentola insieme a 500 ml d’acqua e fare sobbollire per 3 ore a fuoco lento. Filtrare e lasciare raffreddare. Montare il liquido raffreddato e il Parmigiano grattugiato per 30 minuti e mettere a riposare la miscela in frigorifero per una notte. Filtrarla con un setaccio da farina e trasferire il liquido raccolto in una bacinella ampia. Appena prima di servire, aggiungere la lecitina e montare con una frusta elettrica a mano fino a ottenere una nube d’aria.
Composizione del piatto Adagiare 2 quenelle di demi soufflé sul fondo di ciascun piatto e disporre 2 cucchiaiate di salsa attorno al soufflé. Porre la spuma su un lato, aggiungere una nube d’aria con cui coprire un quarto del piatto e infilare la galletta in una posizione leggermente inclinata.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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