Marcus Eaves
“Dolce pasta”di Roberto Petza
Dall'Italia Villamagna, la rinascita dei vini d’Abruzzo riparte da qui
Giorgio Locatelli, 57 anni, dal 2002 al timone di Locanda Locatelli a Londra, una stella Michelin (foto Getty Images)
Ore 16, mi connetto con Giorgio Locatelli attraverso l’account instagram di Identità Golose. «Ciao Paolo», risponde il cuoco lombardo, dal 2002 al timone di Locanda Locatelli a Londra, «ti rispondo dalla mia casa a Camden Town. Sono qui con mia moglie e mia figlia. Siamo in isolamento da 3 settimane, con una o due settimane di ritardo rispetto a voi». Come state vivendo l’emergenza in Inghilterra? Si è capito che la teoria dell’immunità di gregge non ha funzionato, per colpa del caprone che l’aveva ventilata agli inizi (il primo ministro Boris Johnson, ndr). È stato strano perché gli inglesi sono sempre previdenti e organizzati. Invece c’è stato un tentennamento esagerato, durato troppi giorni. Cui poi si è aggiunta anche la festa di San Patrizio: erano tutti in giro a festeggiare, irlandesi ma anche inglesi. Spero di no, ma temo che vedremo le conseguenze di questo nelle prossime due settimane. Una malignità: gli inglesi non hanno preso seriamente l’allarme perché l’epidemia in Europa ha avuto inizio da noi e non in Francia o Germania. Hai perfettamente ragione. Noi che eravamo sintonizzati sull’Italia abbiamo deciso di chiudere una settimana prima degli altri. Chiamando i clienti per disdire le prenotazioni, le nostre ragazze venivano insultate: ‘ma cosa volete che sia’, rispondevano. Tutta colpa dell’esempio negativo che veniva dall’alto. Sottovalutava clamorosamente la gravità della situazione. Sei varesino del lago di Comabbio. Quanto ti hanno aiutato le radici italiane per affrontare Parigi e poi Londra? All’inizio pensavamo fosse un fardello cucinare italiano in Francia e in Inghilterra. In realtà il vissuto italiano mi ha molto aiutato nelle esperienze da patron a Londra (prima col ristorante Zafferano e poi con la Locanda, ndr): nella distribuzione dei ruoli, il ristorante era organizzato come una famiglia. Soprattutto, ci era chiaro fin da subito che i ristoranti sono fatti dalla gente, non dalle sedie o dai tavoli. E questo è un pensiero molto italiano. Quando hai lasciato l’Italia, nel 1986, pensavi che saresti tornato prima o poi? Ero uno spirito molto libero, non avevo piani precisi. Ero felice di stare a Londra, non mi facevo molte domande. Perché, a un certo punto, tra Londra e Parigi hai scelto la prima? Sono stato tre anni a Parigi: all’epoca era una città molto dura, mi sono sempre sentito un immigrato. A Londra no: sentivo di essere giudicato più per le mie capacità, per quello che ero più che per la provenienza. Quando con mia moglie iniziammo a lavorare, erano tutti più disposti ad aiutarci. A Parigi non sarebbe potuto accadere. I francesi hanno la tendenza a considerarti sempre dietro a loro. È il motivo per cui abbiamo fatto tante edizioni di Identità a Londra e neanche una a Parigi. Sì, succede soprattutto quando si parla di cucina. Oggi credo però che i francesi abbiano molto più rispetto di un tempo per la cucina italiana. A uno dei primi colloqui, un cuoco una volta mi disse: ‘Tu sei il peggiore perché sei uno spaghetto che sa anche cucinare un roastbeef’. Era un’attestato di stima. Nell'ottobre 2016, sei diventato Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana per mano dell'Ambasciatore italiano a Londra. Che effetto ti ha fatto? Rimasi impietrito. Com’è possibile? Proprio io? Mi chiedevo. Mi sono sentito molto orgoglioso. Non per la medaglietta in sé, ma perché finalmente la cucina italiana era finalmente investita di un ruolo di spessore, in un paese importante. In Francia il titolo di Meilleurs Ouvriers de France esiste dal 1860, noi siamo sempre stati un po’ come Cenerentola.
Giorgio Locatelli e Paolo Marchi
Con la moglie Plaxy
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. twitter @oloapmarchi
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose