Apre questa sera a due passi da Porta Romana, Milano, Ichikawa. I nostri lettori avranno immediatamente associato il nome al volto di Haruo Ichikawa: era il sushi master di Iyo nel 2014, l’anno in cui l’insegna di Claudio Liu meritò la stella Michelin, un giusto riconoscimento a un progetto pioniere di autentica cucina giapponese in Italia.
Terminata la liaison nel 2017, “Ichi” non ha mai smesso di generare felici frizioni tra pesce crudo e riso, attraverso diversi progetti di consulenza a termine, da G Sushi a Milano alla regia del Magnolia, il gastrobar asiatico estivo del Four Seasons di Firenze. E firma pure la carta di Ichi Station, sushi da asporto in Città Studi a Milano.
A differenza dei progetti di cui sopra, Ichikawa è la “sua” insegna, il banco sushi in cui troverete il quasi-65enne comporre ogni sera un menu con le sue mani. È un’impresa che Ichi condivide con altri 3 soci: Giorgio Capelli, Stefano Legnani e Paolo Peri, quasi tutti novizi della ristorazione (Peri conduce anche la Pizzeria La Sedici di Barcellona), entusiasti per aver convinto il decano di Saitama a sposare il loro progetto.

Il piatto d'ingresso nel percorso omakase

Involtini di wagyu con gamberi
Dopo 9 mesi di gestazione, eccoci. L’avvio è necessariamente soft: da stasera si parte con un'unica proposta, un menu
omakase dedicato a un massimo di 12 persone, distribuite tra le 8 sedute del banco sushi e due tavoli attigui, anch’essi con parziale vista-Ichi al lavoro. Quando il rodaggio sarà terminato, il menu aggiungerà anche un’offerta alla carta (in divenire) e il ristorante infilerà più coperti, seduti agli altri tavoli che si notano appena dietro la doppia vetrina di via Lazzaro Papi.
Fin troppa grazia nel percorso in anteprima che abbiamo provato, un dei tanti possibili che potrebbe confezionarvi con il prode
James accanto e l'ingresso fresco di
Satoko Kakutani, sushiwoman: esordio multiplo
kobachi (antipastini) su un piatto rosso fuoco popolato di kaki-age (sorta di tempura) di calamari e gamberi; edamame di rito; involtino di pollo; fasolaro con gamberi e salsa di miso; crocchetta di riso e Salmone
namban (fritto e marinato in aceto di riso).
Potrebbe valere già come piatto unico di un pranzo ma noi si è a cena e allora benediciamo il ritorno in tavola del
Nimono, signature del ragazzo dai tempi di
Iyo: patata taro, funghi shiitake, carote, bambù, daikon,
shirataki (spaghetti di
konjac) in un brodo di alga konbu, katusobushi, salsa di soia e mirin. Un piatto che fa la felicità di onnivori e vegani.
Seguono l’arcobaleno classico dei sashimi, un appagante Goma somen con alghe, polvere di yuzu e dashi, dei clamorosi Involtini di wagyu con gamberi, fiori di wasabi e sale al carbone vegetale e una Zuppa di miso con gamberi rossi cotti dentro.

Da destra a sinistra, Ichi, Sandra Ciciriello, Paolo Peri e Paola Montrucchio
Alla fine di tutto, il sushi, pezzo forte del maestro: con sgombro sfiammato e gari; ricciola con soia adagiata con pennello da crine di cavallo… Tutti pezzi rigorosamente composti a uno a uno, come si conviene a un sushi banco di Tokyo. Fin troppa grazia, per sole 90 euro. Si aggiunga a tutto, il fatto che la carta dei vini è firmata da
Sandra Ciciriello, già sommelier di
Alice e attesa all’imminente apertura di
142, locale dall’anima multipla in corso Colombo: «Per Haruo ho pensato a un piccolo viaggio tra le mie etichette del cuore». A posto.
Ichikawa
via Lazzaro Papi, 18
Milano
+390247750431
Menu omakase: 90 euro
Chiuso lunedì; aperto solo la sera.