Dici arancino e pensi al simbolo dello street food siciliano. Dici arancino e pensi alla diatriba linguistica tra Sicilia orientale e occidentale. Una diatriba messa a tacere, per una sera, in nome della rivisitazione in chiave gourmet del re (o della regina…) della tavola calda di Trinacria da parte di cinque chef che sono stati invitati a reinterpretarlo in modo personale, in occasione della quarta edizione di Chicchi, riso e uva di Sicilia, che si è svolta qualche tempo fa a Masseria Carminello di Valverde, in provincia di Catania.

I protagonisti della quarta edizione di Chicchi, riso e uva di Sicilia, dove cinque chef hanno proposto proprie personali interpretazioni dell'arancino. Le foto della serata sono di Brunella Bonaccorsi
I cinque chef dell’iniziativa, organizzata dai titolari del locale
Antonio Rosano e
Giovanni Samperi e presentata da
Antonio Iacona e
Valentina Grippaldi, sono il palermitano
Tony Lo Coco con la sua (l’unica declinata al femminile)
Arancina ai frutti di mare, la campana
Rosanna Marziale con una
Palla di mozzarella ripiena di arancino, la catanese
Bianca Celano con il suo
Arancino masculino, il giovane
Giuseppe Raciti con il suo
Arancino ai profumi etnei, il marchigiano
Palmiro Carlini con il suo arancino “vietato ai minori” e dedicato al mondo dell’eros, dal nome emblematico
Mi piace quando mi tocchi - v.m. 18 anni. Ad accompagnare ogni proposta, un’etichetta scelta dal sommelier
Salvo Di Bella e dalla delegata
Ais Catania Mariagrazia Barbagallo.

Arancina ai frutti di mare di Tony Lo Coco
Ad aprire la degustazione è stata l’unica proposta “a forno” delle serata, l’
Arancina ai frutti di mare di
Tony Lo Coco - stella Michelin con il suo ristorante
I Pupi di Bagheria in provincia di Palermo - che ha scelto i sapori del pesce da coniugare al riso del tipico street food siculo. «Ho voluto – spiega – elogiare la tipicità del nostro mare e della nostra Isola, utilizzando i nostri ingredienti più tradizionali per trasformare un cibo da asporto in un piatto gourmet». E lo ha fatto proponendo una delicata arancina, con ripieno di seppie, cozze, gambero bianco, polpo, calamaro, dal gusto raffinato e sapore “marino” che, abbracciando il pomodoro datterino, richiama un prelibato risotto alla marinara ma “infornato”. Ad accompagnarlo il bianco
SciarediEst Insolia.

Palla di mozzarella ripiena di arancino di Rosanna Marziale
La seconda proposta è stata quella
Rosanna Marziale che ha voluto valorizzare un prodotto tipico della sua Campania con la
Palla di mozzarella ripiena di arancino. La chef casertana, ambasciatrice nel mondo della mozzarella campana Dop, alla guida del ristorante
Le Colonne a Caserta, non ha potuto fare a meno di portare in Sicilia la sua mozzarella. «La palla di mozzarella è un classico della mia cucina – spiega – e mi sembrava una buona idea proporre qui qualcosa che mi identificasse per trasformare un piatto semplice in una proposta ricercata». Piatto gourmet che, attraverso la tecnica della rimozzatura (la mozzarella viene riscaldata e riportato all’ultima fase della lavorazione per inserirci dentro qualsiasi cosa), in verità ingloba totalmente l’arancino, appunto come una mozzarella panata che racchiude un classico arancino al ragù. Il tutto accompagnato da un bianco
Uve di agosto 2016, Grillo e Petit Manseng.

Arancino masculino di Bianca Celano
Ha giocato sulla diatriba femminile-maschile, la catanese
Bianca Celano che, ironicamente, chiama il suo piatto
Arancino masculino, usando il termine siculo (masculino) per le alici che ne costituiscono, assieme al sugo di pomodoro, il ripieno. Una proposta che, in linea con l’amore della chef (che da quando, a gennaio, ha chiuso il suo
Qqucina Qui a Catania, gira l’Italia per raccontare la sua idea di tavola) per l’agrolimentare d’eccellenza siciliano, rivisita lo street food non solo in chiave gourmet ma anche stagionale. «Non potevo fare a meno – racconta - di aggiungere all’ironia del masculino, la stagionalità, in questo caso con la salsa di tenerumi. Credo che elaborare ricette originali a partire dalla tradizione, anche più povera e poco ricercata, fornisca a noi chef l’occasione di far conoscere il buono che ci circonda». Una sorta di manifesto che
Celano ha snocciolato a partire dalle mandorle di Noto per finire con la panatura derivata dal pane preparato con farina Perciasacchi, Timilia e Maiorca. I sommelier hanno scelto di accostarvi un vino frappato
Tenuta Valle delle Ferle.

Arancino ai profumi etnei di Giuseppe Raciti
Ha raccontato l’Etna e il suo territorio il piatto proposto da
Giuseppe Raciti, chef di
Zash. Il suo
Arancino ai profumi etnei puntava tutto sulla l’altissima qualità e tipicità dei prodotti: dalle nocciole tostate ai funghi porcini, passando per il guanciale di maialino nero e il pistacchio di Bronte. «La proposta gourmet – dice lo chef – per me non può prescindere dalla tipicità del mio territorio. Non ho voluto allontanarmi molto dalla tradizione, ma ho puntato tutto sull’esaltazione degli ingredienti di qualità per esaltare i sapori, a partire proprio dalla stagionalità, con i funghi dell’Etna e il pistacchio di Bronte che rappresentano la sintesi perfetta dell’autunno ai piedi del vulcano». Una proposta in cui l’arancino, col suo ricco ripieno, si sposa perfettamente alla crema di pistacchio. Per accompagnarlo, i sommelier hanno scelto
Rinazzo, Syrah in purezza.

Mi piace quando mi tocchi – v.m. 18 anni, l'arancino di Palmiro Carlini
Decisamente osé, invece, la proposta dello chef più nordico della serata, ovvero il marchigiano
Palmiro Carlini che, con
Mi piace quando mi tocchi – v.m. 18 anni, ha voluto sfruttare l’invito a rivisitare l’arancino per dar prova della “scientificità” della sua neurogastronomia. La sua proposta parte dall’assaggio del
sechuan button, un fiore che ha l’intento di “scioccare” il palato e anestetizzarlo per liberarlo da ogni sentore latente, prima di potersi concentrare sulla scelta esotica dell’arancino ripieno di riso alla curcuma, zenzero, fagioli badda, pachino, capperi e lime,
apple blossom. «Proverete una sensazione forte – ha avvertito
Carlini – Il tutto per provocarvi note alcaline, acide e frizzanti che attiveranno l’ossido nitrico altamente erotico fino allo sviluppo di endorfine e serotonina. Street food o piatti gourmet che siano, l’importante è far raggiungere a chi mangia la massima felicità». La proposta, a chiusura della serata, è stata accompagnata da
Uve di Agosto Bianco 2015
Masserie Incarrozza, Grillo e Petit Manseng.

Arancina, triglia e finocchietto con infuso di triglia e zafferano ennese di Pino Cuttaia

Arancino di riso Artemide al nero di seppia e perle di lumaca madonita di Pietro D'Agostino
Cinque proposte interessanti che vanno, a buon diritto, a innestarsi nella tendenza già avviata da qualche tempo, quella di rivisitare lo street food regionale in versione gourmet. Non possono non tornare alla mente, le riuscitissime declinazioni dell’arancino di
Pino Cuttaia con la sua
Arancina, triglia e finocchietto con infuso di triglia e zafferano ennese, o l’
Arancino di riso Artemide al nero di seppia e perle di lumaca madonita di
Pietro D'Agostino.

Arancina di cous cous di Giuseppe Costa

L'arancina di Ciccio Sultano
O ancora l’
Arancina di cous cous di
Giuseppe Costa, le selezioni di arancini di diversi tipi di
Accursio Craparo o l'arancina - al femminile, di
Ciccio Sultano, con ragù di manzo, rigaglie di maialino nero siciliano, tuma e zafferano siculo, alla base una fonduta di ragusano Dop.