Se c’è un luogo lontano da ogni cliché veneziano, quello è Venissa. Un ristorante - ancora meglio: un’isola, un progetto - impossibile da incasellare negli stereotipi che gravano sulla città. Non è la Venezia kitsch a uso e consumo dei turisti, non è quella scontrosa delle calle nebbiose e inospitali, non è la città glam e iperlussuosa degli hotel dai prezzi inaccessibili. Venissa è un luogo a sé, sfuggente a ogni definizione precostituita e che, a ogni visita, si rivela diverso dalla volta precedente.

L'isola di Mazzorbo e il Venissa
 
Ci vorrebbe un vocabolario nuovo per raccontare la tenuta che la famiglia 
Bisol ha incastonato nell’isola di Mazzorbo e il cui ristorante, dall’anno scorso, è guidato da 
Francesco Brutto, uno dei più luminosi talenti della 
new wave veneta, affiancato dall’executive chef 
Chiara Pavan. La ricerca sui prodotti porta il concetto di 
locale alla sua apoteosi: le verdure sono quelle degli 
orti salsi coltivati dagli anziani, le erbe quelle che la giovane brigata va a cercare nelle isolette della Venezia lagunare, i pesci quelli pescati a pochi metri di distanza - moeche, granseole, seppie… Unica concessione alla carne, la selvaggina di penna.

Chiara Pavan e Francesco Brutto
 

Uno dei piatti simbolo del Venissa: Cipollotto e cipresso
Il menu degustazione viaggia tra le spigolature acide dell’
Anguilla affumicata, rapa rossa in carpione, acetosella e le note morbide e ultra-confortevoli dei 
Ravioli di bietola con burro di artemisia, pinoli ed erbe di laguna, la delicatezza insospettabile della seppia cotta e cruda con agretti e alghe affumicate, il fascino sottile ma irresistibile del
 Sedano rapa, nocciola e rucola selvatica.

Chiara Pavan è l'executive chef
Un viaggio in Laguna che si modula secondo le stagioni, accompagnato da un servizio giovane e sciolto e una carta - qui ci mette lo zampino 
Regis Ramos Freitas, sommelier all’
Undicesimo Vineria di Treviso, la "casa madre" di 
Brutto - estremamente interessante, in cui ovviamente entrano anche il 
Rosso Venissa, prodotto sull’isola di Santa Cristina, e il 
Venissa, prodotto con l’unico vigneto Dorona ancora rimasto al mondo, che cresce davanti al ristorante (ne parlammo anni fa qui: 
C'è uva in laguna).

Il nuovo progetto Venusa prevede anche delle birre: come questa, artigianale e fermentata con il santonico (artemisia di laguna)
Ma nel futuro dell’azienda c’è molto di più del vino: il prossimo progetto si chiama 
Venusa, una linea di prodotti - birre, confetture, mieli - prodotti in laguna. La storia di Venissa è ancora da scrivere, le parole da trovare.