Se domare il fuoco vi sembra un’operazione difficile, pensate a come potrebbe essere domare 30 cuochi italiani che cucinano su enormi bracieri su terra in un bosco di pini e lecci. Questa è stata l’essenza della seconda edizione del Fuoco! Food Festival, una rassegna che nulla ha avuto a che fare con gli show cooking e le tante, forse troppe, esibizioni del mondo gastronomico ma dove, al contrario, tornavano a cucinare con coraggio, improvvisazione e schiettezza e dove collaborazione e partecipazione erano elementi essenziali per la buona riuscita di ogni singolo piatto.
I lavori sono iniziati all’alba quando, a pochi passi al caseggiato rurale in pietra lavica del rifugio S. Bartolo del Bosco Contessa di Buccheri (Siracusa), attorno al quale è stata realizzata una piccola area attrezzata, piccoli rami e grandi tronchi sono stati accesi dai cuochi e dai loro aiutanti confortati dalle brioche del giovane pasticcere Vincenzo Tiri, arrivato per l’occasione.

Era solo l’inizio di una lunga e bella giornata che li ha visti impegnati nella preparazione delle postazioni e delle materie prime procurate loro dai produttori locali coinvolti per l’occasione e dove l’unica regola era usare il fuoco e dare spazio alla propria fantasia e audacia.
Così c’è stato chi ha preparato spiedi originali e di grande impatto visivo, e di gusto, come quello di
Giuseppe Zen di
Mangiari di Strada di Milano, da lui stesso chiamato
Teste e minchia per omaggiare il sacrificio dell’animale che viene macellato e di cui nulla deve essere sprecato, ma anche chi, come
Cesare Battisti e
Luca De Santi del
Ratanà di Milano, ha cucinato nelle tegole le trote accompagnate da una delicata panzanella, o chi come
Diego Rossi di
Trippa, ancora a Milano, ha cucinato una spalla di pecora in un bidone condita con cervella cucinata con erbe, peperoncino e limone.
Questa manifestazione serviva anche per far lavorare insieme, per una volta, i cuochi siciliani che hanno portato semplicità e tradizione come ha fatto il macellaio
Saro Pinnisi di Linguaglossa, che ha proposto ottimi panini con frittuli di maiale (orecchio, cotenna, coda, piede e grugno) bolliti, o come il filetto di osso piatto marinato con vino bianco e spezie, scottato sulla piastra e accompagnato da “pane di casa” dello chef
Andrea Alì del ristorante
Andrea di Palazzolo Acreide, o ancora il panino di
Ninni Radicini di
Casa Ciomod di Modica con pancetta cotta alla piastra, cipolle di Giarratana cucinate nella brace, cacio fresco e ketchup di pomodorino datterino, zucchero di canna e cacao.
Tra cotture dal fascino antico e cuochi affumicati, eccellenze del territorio e pizzaioli indefessi, location da fiaba e clima rilassato,
FuocoFoodFestival ha vinto la sua scommessa dimostrando che si può fare buon cibo in maniera semplice e genuina dando ai conviviali piaceri della tavola il loro ruolo primario.
Per i più golosi è stata anche l’occasione per assistere alla smielatura – l’estrazione del miele dai favi – e alla preparazione delle caramelle al miele fatte a mano, come vuole la tradizione, nella piazza di Sortino dove era in corso la
Sagra del Miele, prodotto antico cantato da Virgilio, Ovidio e Teocrito. Visto il successo di questa edizione il problema sarà per
Daniele Miccione, organizzatore dell’evento, mantenerne, per la prossima, l’anima virtuosa e il fuoco vivo.