27-08-2015
Il muro all’ingresso del padiglione della Repubblica di Corea in Expo. Tutti tag sono una risposta alla domanda: «Qual è il tuo cibo preferito?». Vince la pizza, sostiene Matteo Aloe, autore del pezzo ed esponente di punta della nouvelle vague della pizza italiana con Berberè
Sul muro all’ingresso del padiglione della Repubblica di Corea in Expo viene posta una domanda: «Qual è il tuo cibo preferito?». Si può rispondere taggando direttamente sul muro. Ho scattato una foto alla scritta pizza, ma guardando meglio con un po’ di zoom per leggere le scritte a penna, in questo piccolo quadrato la scritta pizza compare almeno cinque volte (a voi la gara a chi ne trova di più). Al mondo piace la pizza. Mi chiedo: c’è altro prodotto così globalmente goloso? E poi mi domando: che pizza mangia il mondo? Da quella congelata in Norvegia a quella alta americana, alla romana, napoletana, stesa, in teglia. L’elenco tende all’infinito.
Sulla pizza tantissimo è stato fatto negli ultimi cinque anni, in Italia e all’estero (basti pensare a Bæst di Copenhagen dove la mozzarella viene prodotta in casa). Se si continuerà con questo trend, probabilmente ridaremo attenzione e orgoglio a un prodotto che dev’essere fatto con pochi ingredienti ma tutti super buoni e trattati con la giusta tecnica per dare a una persona ciò che merita.
Da sinistra, Gino Sorbillo (Sorbillo, Lievito Madre...), Gennaro Salvo (Pizza a Portafoglio, Napoli), Matteo Aloe (Berberè a Castelmaggiore, Bologna e Firenze)
Bellissimo il mio recente giro a Napoli dove, tra pomodoro, farina, olio e mozzarella, vince su tutto la storia dei luoghi. La pizza si può poi mangiare anche in stile alta cucina, da Simone Padoan a San Bonifacio (Verona): chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato possibile avere un menu degustazione di pizza che comprendesse piccioni, gamberi rossi e la capasanta allo yuzu?
Berberè è la sintesi di diversi concetti: non a caso è nato a Bologna, la città che unisce il Nord al Sud Italia. La pizza è fatta con attenzione maniacale, dagli impasti al condimento, è tagliata a spicchi per poter essere condivisa. Il menu prevede abbinamenti classici (consigliati anche se si vuole consumare la pizza da soli) e altri un po’ più creativi per stuzzicare la voglia di assaggiare: il degustazione rende più facile osare, senza il rischio di assaggiare uno spicchio (se ne scambia sempre uno in qualsiasi situazione) della pizza del commensale e pensare «Cavolo, la sua mi piace di più» per tutto il resto della cena.
Le pizze di Matteo Aloe si possono assaggiare anche all'Expo, da "Pizza and Cereals", al padiglione biologico (nella foto, la zucchine, cipolla di Tropea in agrodolce, patate e fiordilatte, in menu nel luglio scorso)
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Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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Classe 1986, laureato in Economia e marketing a Bologna, è cuoco e manager dei locali aperti assieme al fratello Salvatore: Berberè e Radio Alice Londra. Appena può, cerca di fare stage e esperienze all'estero, preferendo i paesi nordici
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.