30-10-2023

Engine, il gin invecchiato in botti di rum Caroni

Paolo Dalla Mora e Luca Gargano, patron di Gin Engine e presidente di Velier, lanciano una limited release. Versatile e di grande profondità aromatica

Luca Gargano, presidente di Velier e Paolo Dalla

Luca Gargano, presidente di Velier e Paolo Dalla Mora patron di Gin Engine 

Le belle idee chiamano altrettante belle idee, soprattutto quando i loro autori condividono passioni e valori. È da questa premessa, condita da reciproca stima e capacità imprenditoriale, che è nata la collaborazione tra Paolo Dalla Mora e Luca Gargano – rispettivamente patron di Gin Engine e presidente di Velier. La loro intesa affonda le radici nella comune passione per il mondo dei distillati, oltre alla capacità di guardare lontano e creare progetti e prodotti innovativi come l’ultimo nato in casa Engine ovvero una limited release di gin invecchiato in botti di rum Caroni.

Grazie alla scoperta di Gargano, nel 2003, di uno stock superstite della leggendaria distilleria di Trinidad, una selezione di botti è stata destinata a questo invecchiamento presentato, in anteprima, a Barbaresco in Alta Langa. Il piccolo comune, ben noto per la DOCG di vino, ha dato i natali a Engine ma è anche sede del “quartier generale” di Dalla Mora ovvero l’Osteria Campamac, creata insieme al socio Maurilio Garola – chef e patron de La Ciau del Tornavento. Una location perfetta perché rappresenta un ottimo esempio di come una tradizionale osteria piemontese basata su pasta fresca, carni alla brace e ottimo vino possa sposarsi felicemente con il mondo della miscelazione.

Un contesto ideale per scoprire, in un percorso di degustazione, tutta la versatilità di Engine sia proposto in Gin&Tonic sia in Martini, ma soprattutto per dedicarsi alla scoperta della release Caroni. Da sei mesi di invecchiamento in botti, che hanno custodito il rum caraibico per 23 anni, ne è risultato un gin dall’inaspettata profondità aromatica, che lo avvicinano a un distillato da meditazione. Gli stessi Gargano e Dalla Mora consigliano di assaporarlo in purezza, a una temperatura percepita quasi come “calda” rispetto alla consuetudine, per accorgersi che non si tratta del consueto distillato.

Il passaggio in botti dona l’intensità di un rum strutturato dove all’aroma iniziale di salvia, già caratteristico di Engine, si aggiungono al naso le note più morbide di frutti maturi estivi. All’assaggio dominano invece, la liquirizia e il caramello. La limited release si inserisce in una vision aziendale dinamica e fuori dagli schemi che Dalla Mora ha dato sin dall’inizio al suo brand.

In un settore in cui la referenza gin è aumentata in numero esponenziale e con ricette più o meno riuscite, il patron di Engine è riuscito a conquistare una buona fetta di mercato in Italia e in Europa, da un lato per una ricerca di ingredienti 100% biologici – il ginepro toscano, la rosa damascena piemontese, la liquirizia di Rossano– e un bouquet che vede protagoniste il limone di Sicilia e la salvia dell’Alta Langa; dall’altro per un insolito packaging che non passa inosservato.

Engine ha infatti legato la sua immagine all’inconfondibile latta bianca, rossa e blu che richiama gli anni Ottanta, i miti automobilistici a cui si sono ispirati anche una serie di gadget del brand. Un successo e un’immagine che, tuttavia, non soddisfano appieno l’imprenditore piemontese. Dopo quattro anni dalla nascita dell’azienda e del prodotto era necessario portare qualche innovazione e, in qualche modo, evolvere ma senza cambiare la ricetta o aggiungere botaniche. La decisione è ricaduta sulla valorizzazione del prodotto già presente “in casa”, andando a raccontarne le sfaccettature e offrendo nuove occasioni di consumo.

In primis è stata messa a punto la ricettazione di un’acqua tonica per realizzare non un ready to serve, ma un gin&tonic ready to drink direttamente dalla lattina, rispettando l’immagine del brand oltre a rendere facilmente e immediatamente fruibile un grande classico della miscelazione. Il 2023 ha, invece, portato Engine a un livello superiore e che incontrasse il gusto di appassionati ed estimatori di distillati più articolati e, grazie a Luca Gargano, l’idea si è concretizzata nella produzione di 5mila bottiglie.

La riserva di botti di Caroni è stato non solo un vero e proprio “ingrediente” aggiunto alla ricetta classica del gin piemontese, ma anche il modo per trasmettere valori importanti e una storia oramai diventata leggenda. Si rimane rapiti ogni volta che Gargano si ferma a raccontare com’è letteralmente “incappato”, insieme al fotografo Fredi Marcarini, nella distilleria di Trinidad.

Era il 9 dicembre 2004 quando arrivarono alla Caroni ormai dismessa e lasciata alle intemperie. Qui il presidente di Velier scopre che, nel 2003, il governo aveva deciso di chiudere lo zuccherificio per una speculazione e interrompendo la produzione di zucchero di canna e quindi di melassa. L’attività della distilleria si blocca e 13mila persone rimangono senza lavoro.

Gargano si spinge oltre con la sua inarrestabile curiosità e scopre che, in un magazzino, erano ancora stoccati migliaia di barili. Inizialmente convinto di trovarsi di fronte alla produzione dell’anno precedente, ben presto si accorge di avere davanti un vero tesoro: botti risalenti al 1974 fino ad arrivare agli anni Novanta. Ha inizio il mito dei rum Caroni. N acquista 1388 barili e si imbottigliano i rum a grado di botte in anno per anno, mentre le foto scattate da Marcarini vengono utilizzate per realizzare le etichette.

Oggi sono rimasti solo 16 barili e Caroni è diventato un culto in tutta Europa, oltre che un’occasione che ha dato vita a un prodotto unico, in grado di regalare i sentori di un rum leggendario in un sorso di gin.


Shake & shock

ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.

a cura di

Claudia Orlandi

sceneggiatrice e scrittrice, dalla scuola di giornalismo enogastronomico del Gambero Rosso è approdata a Identità Golose

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