07-07-2022

Il ruggito della Bar Industry

Da Milano alla Capitale, un ricco assortimento di eventi e appuntamenti dedicati alla miscelazione culminati nel Roma Bar Show 2022

La locandina del Roma Bar Show che hanno avuto luo

La locandina del Roma Bar Show che hanno avuto luogo gli scorsi 30 e 31 maggio

Lo si stava attendendo da tempo: tra i banconi dei cocktail bar, ai tavoli e lungo le vie della movida di tutta Italia. Lo si stava attendendo forse ancora prima di quel lungo tunnel iniziato nel marzo 2020 e che tanto ha provato il mondo dell’ospitalità a 360°.

E poi è arrivato maggio 2022, forse un po’ in sordina, dopo tante fiere e congressi di settore che hanno animato l’inverno e la primavera, con un ruggito roboante della Bar Industry – come viene oramai definita dagli addetti ai lavori - che ha sfiorato il suo apice con il Roma Bar Show, tenutosi gli scorsi 30 e 31 maggio al Palazzo dei Congressi a Roma.

A dare il via a 31 giorni di grande miscelazione è stata la nuova creatura di Luca Pirola, a capo del gruppo Bartender.it che conosciamo sin dal 2009 per i format Agave Experience, Aperitivi&Co. e theGINday, con il nuovo evento milanese, MIxology Experience, che ha avuto luogo dall’8 al 10 maggio negli spazi di SuperStudio Maxi. «Un format innovativo», come spiega lo stesso Pirola, «in cui si è cercato di unire professionisti, stakeholders, aziende e appassionati del mondo della miscelazione grazie alla presenza di un nutrito numero di aziende e masterclass interessanti con barman italiani e dal mondo».

I drink a base di Gin galiziano Nordés 

I drink a base di Gin galiziano Nordés 

L’evento però è stato anche un volano cruciale per tante attività collaterali programmate nei cocktail bar più frequentati della città, con guest ed eventi speciali che hanno riconfermato l’importanza e la vivacità della piazza meneghina inserendosi a pieno titolo tra le capitali internazionali della miscelazione. A dare il passo non potevano che esserci i due cocktail bar milanesi presenti all’interno della 50 Best Bars ovvero il 1930 Cocktail bar e il Camparino in Galleria, ma non sono state da meno altrettante realtà di qualità ed eccellenza. Il Mandarin Oriental Milano, con la nuova Direzione di Guglielmo Miriello ha dato vita a una serie di appuntamenti con barman internazionali di spicco che sono culminate proprio nei giorni dell’evento di Bartender.it. Apre le danze ad aprile Martin Hudak, premiato bartender slovacco naturalizzato australiano che, dal Savoy di Londra, trova successo con il Maybe Sammy a Sidney ed entra nei Best Bars in Australasia.

Il team del Camparino in Galleria con Matteo Di Ienno del cocktail bar Locale a Firenze

Il team del Camparino in Galleria con Matteo Di Ienno del cocktail bar Locale a Firenze

I cocktail firmati Locale-Camparino

I cocktail firmati Locale-Camparino

Peculiarità della sua miscelazione è il perfetto connubio tra caffè e cocktail riuscendo a elaborare drink freschi ma, al contempo, profondi grazie alla rotondità del caffè e delle varie miscele utilizzate. Altrettanto di alto profilo e catalizzatore di numerosi colleghi prestigiosi al bancone bar, è stata la guest organizzata ancora da Miriello con Rusty Cerven, Bar Manager del Manahattan Bar di Singapore (al 15° posto della The World’s 50 Best Bars), un vero e proprio trionfo della miscelazione globale a partire dal concept fino alla realizzazione grafica del menu che occupa tutto il team del bar per circa 10 mesi, oltre allo studio di drink innovativi e classici che rappresentano appieno tutto il percorso di formazione di Cerven. Particolarmente emblematici i drink Piragua a base di Hendrick’s Gin, Mancino Sakura, Waltermelon Pear Sorbet e Hibiscus quanto più il suo Manhattan, intenso ed elegante a base di Mitcher’s Rye, Mancino Rosso Amaranto, Cherry Liqueur e Angostura. Non è stato da meno il Camparino in Galleria che ritrovato nella Sala Spiritello l’ottimo Matteo di Ienno de Il Locale di Firenze, Salvatore Calabrese – noto come il Maestro – del Donovan Bar di Londra e un ospite speciale dal Perù, Aaron Diaz del Carnival Bar di Lima.  

Rusty Cerven, Bar Manager del Manahattan Bar di Singapore al 15° posto della The World’s 50 Best Bars

Rusty Cerven, Bar Manager del Manahattan Bar di Singapore al 15° posto della The World’s 50 Best Bars

E Roma non poteva essere da meno rispetto a questo calendario effervescente: la Capitale ha quindi ospitato la seconda edizione del Roma Bar Show, dopo un lungo fermo dovuto al Covid. Uno stop ai blocchi di partenza, quella del biennio 2020-2021, che ha ancora di più motivato aziende e protagonisti a dare il massimo per trasmettere la voglia e il desiderio della Bar Industry di riprendersi i suoi spazi e dettare il passo di nuovi trend. Il Roma Bar Show– progetto nato da Andrea FofiGiuseppe GalloFabio Bacchi e i fondatori del The Jerry Thomas Project–  è stato un crocevia sensazionale con le grandi riconferme dei brand produttori e distributori, che si sono guadagnati il palcoscenico con masterclass uniche ed eventi attivati nei locali più in voga della Capitale. Nel contempo, la loro stessa presenza nell’arena del Palazzo dei Congressi è stata un’occasione per approfondire temi variegati proprio attraverso le masterclass e incontri dedicati. Campari, Branca, Pernod Ricard ma anche le italiane Velier e Compagnia dei Caraibi si sono distinte per approfondimenti e focus su prodotti e interpreti, come pure i distillatori artigianali ed esteri si sono fatti largo nel mercato italiano.

In questo contesto si sono distinti i produttori scozzesi di Gin che, grazie all’intervento dello Scottish Development International, ha raccolto alcuni tra i più importanti distillatori di whisky scozzese degni di nota anche nella produzione di gin. Diversamente da quanto si possa pensare, circa l’80% del Gin attribuito al Regno Unito – patria di questo distillato – è prodotto proprio in Scozia: una storia che ci porta indietro nel 1700, quando dai Paesi Bassi arrivavano le spezie e il Jenever olandese. Già nel 1777 si contavano 8 distillerie di Gin nella sola Edimburgo. Oggi, la padronanza e la maestria nella produzione del whisky rendono le distillerie scozzesi un patrimonio prezioso tutto da scoprire per la varietà e l’originalità dei loro distillati di ginepro.

Guidati da Pino Perrone, spirits sommelier e giudice internazionale in concorsi, si sono potute scoprire delle vere e proprie rarità come il Nadar Gin di Arbikie Distillery: un’azienda agricola a conduzione familiare nella costa orientale dell’Angus, esattamente da dove provengono le piante che saranno distillate per conferire dei sentori inediti a questo Gin. Nadar infatti, si distingue per la freschezza del suo bouquet con note sapide e vegetali, ma anche di lemongrass e angelica, un prodotto tra il mezcal e il rum agricolo.

La distilleria Arbikie peraltro ha già ricevuto numerosi riconoscimenti grazie  ai suoi whisky e alla sua attenzione nei confronti della sostenibilità e dell’impatto con la natura circostante. Altrettanto interessante è l’Isle of Harris Gin, già pluripremiato, la cui particolarità è data dall’infusione con Sugar Kelp (alga saccarina) raccolta a mano, tale da conferire note marine inedite e fortemente legate al territorio di produzione. Spiccano inoltre il coriandolo, il pepe di Java, il lime e il fiore di rosa e viola. Molto più delicato è, invece, Ochard Gin di Porter’s Gin, prodotto ad Aberdeen e caratterizzato da note fruttate di mela verde e pera, oltre all’aggiunta a fine lavorazione di un distillato di soia che regala note dolci, rendendolo ancora più piacevole e fresco.

Scendendo verso la Spagna, la Galizia si presenta al pubblico capitolino con un’etichetta che già si comincia a intravedere nelle bottigliere italiane, ma che ha avuto la sua consacrazione proprio nei giorni della kermesse romana. Già noto al mercato internazionale come distillato tra i più venduti, il gin galiziano si distingue per la sua versatilità non soltanto in un classico Gin&Tonic, ma anche in miscelazione per la realizzazione di drink più complessi ed elaborati.

I drink a base di Gin galiziano Nordés 

I drink a base di Gin galiziano Nordés 

Grazie all’utilizzo dell’uva Albariño, che conferisce al distillato note fruttate e di fiori bianchi, Nordés si distingue per l’utilizzo di 11 botaniche, ognuna delle quali segue una macerazione separata. Tra queste spiccano 6 ingredienti prettamente galiziani: la salvia, l’alloro, la verbena odorosa, l’eucalipto, la menta piperina e la salicornia – pianta marina dalle note balsamiche –; a cui si aggiungono 5 classici come il ginepro, lo zenzero, il cardamomo, i fiori di ibisco e tè nero.

La filosofia di “fresh mixology” a cui si ispira il brand è diventata anche uno spunto interessante per un grande professionista come Patrick Pistolesi che ha ospitato nel suo Drink Kong tre bartender d’eccezione: Mario La Pietra (The St. Regis Bar di Hong Kong), Fabio La Pietra (SubAstor di San Paolo del Brasile) e Alex Frezza (L’Antiquario di Napoli) che hanno interpretato il Gin con maestria e grande creatività.  

A fronte di una partecipazione numerosa con le sue 12.000 presenze, Roma Bar Show ha raccontato precisamente i trend del momento: il ritorno della miscelazione nelle strutture alberghiere di lusso, dove i classici sono il trampolino di lancio per la creatività di mixologist talentuosi e dall’identità netta e frizzante.Nel contempo, stanno crescendo con costanza una varietà di locali dove i numeri non sono a discapito della qualità, anzi diventano un terreno di prova per giovani di talento che si sono formati all’estero e rientrano in patria con un bagaglio di esperienze e cultura da applausi. Infine, la kermesse  romana ha riportato a casa tanti nostri connazionali, che stanno scalando le classifiche della 50 Best Bars e Tales of Cocktails a suon di drink dalle personalità intriganti. Oltre ai ben noti Agostino Perrone e Giorgio Bargiani, per il secondo anno in testa alla classifica, Roma ha lasciato il palcoscenico anche a Giacomo Giannotti de Il Paradiso e Simone Caporale del Sips, entrambi a Barcellona. Non meno importanti sono state le guest con grandi barman internazionali tra cui Sebastián Atienza dei Tres Monos Bar di Buenos Aires, Oscar Drigoris di A Bar Called Gemma da Stoccolma.

L’impressione che si ha di questo maggio ruggente è che il bere miscelato sia caratterizzato da persone che sanno fare rete, colleghi che animano un mondo che il Covid ha solo apparentemente fermato, ma non è riuscito a distruggere in termini di creatività e capacità di rinnovarsi oltre che affascinare altri settori. La stessa ristorazione non è da meno nel manifestare interesse e interazioni con i colleghi barman con cui spesso condivide ingredienti, idee e tecniche. Non a caso sono nate altre manifestazioni parallele come l’Aperitivo Day, che ha recentemente presentato il suo manifesto con l’intento di divulgare in Italia e nel mondo un rito tipicamente italiano.

Crediamo però che molto debba essere ancora raccontato e sperimentato dagli stessi protagonisti della Bar Industry in una collaborazione proattiva tra produttori e interpreti, arrivando a dettare in modo ancora più netto i trend del futuro.


Shake & shock

ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.

a cura di

Claudia Orlandi

sceneggiatrice e scrittrice, dalla scuola di giornalismo enogastronomico del Gambero Rosso è approdata a Identità Golose

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