01-07-2024
Rosa Casulli, la pizzaiola pugliese divenuta tra le professioniste di riferimento del mondo della pizza al femminile. Una realtà che sta crescendo... Casulli ha vinto il Campionato Mondiale della Pizza nel 2008, successo "in rosa" quest'anno eguagliato dalla coppia formata da Giulia Vicini e Giulia Zanni
Lo scorso aprile sul gradino più alto del Campionato Mondiale della Pizza svoltosi a Parma sono salite due donne, Giulia Vicini e Giulia Zanni, giovani e promettenti pizzaiole del Giuly Pizza di Castelli Calepio (Bergamo), con la loro pizza “buona e sostenibile”. Due ragazze campionesse mondiali della pizza: non accadeva dal 2008 che fosse colorato di rosa il podio di questa competizione, che da 31 anni riunisce e mette in gara pizzaioli da tutto il mondo. Prima di Giulia&Giulia, ben 16 anni fa, ultimo nome femminile vincitrice del titolo mondiale era stato quello di Rosa Casulli della pizzeria McRose a Putignano (Bari): una generazione diversa, territori agli antipodi e pure visioni differenti (ma neanche troppo) della pizza. Nella lunga attesa di un bis, qualche segnale c'era stato, qualcosa era cambiato: le pizzaiole in gara erano aumentate. Aumentano ogni anno.
La notizia della vittoria di Parma ci dà l’occasione per entrare in un discorso più ampio, quello del binomio “donne e pizza”. Un tema che nell’ultimo periodo fa capolino nelle riflessioni della stampa di settore e nei programmi tv: si cerca di accendere i riflettori su un mestiere da sempre visto come machista e che invece – nonostante le donne pizzaiole siano ancora in numero ben inferiore rispetto agli uomini – è adatto proprio a tutti. La conferma avviene ascoltando le storie personali, i racconti di vita, i pensieri e le riflessioni delle varie pizzaiole che si sono affermate nel nostro Paese.
La vittoria di Giulia Vicini e Giulia Zanni al Campionato Mondiale della Pizza
Al di là di questi allori, è possibile stimare il numero di pizzaiole in Italia? Ci ha provato lo stesso Campionato Mondiale della Pizza: parrebbero essere quasi 9mila. Una cifra, questa, cui si giunge considerando i dati interni dell’organizzazione della gara incrociati con quelli delle Camere di Commercio, tenendo conto quindi di codice fiscale, partita Iva, area geografica, codice Ateco 56, stato di operatività eccetera. Sembrano tante, 9mila pizzaiole: forse troppe, è probabile che 9mila sia piuttosto il numero di "donne titolari di pizzeria". Spiega intanto Massimo Puggina, patron del Campionato ed editore della rivista Pizza & Pasta Italiana: «Si tratta di una stima e non di un dato certo, che deriva dal numero di donne risultate prime esponenti di ogni società che abbia un'attività ristorativa che comprenda la pizza. In particolare negli anni tra il 2020 e il 2022, su 6.289 nuove aziende, 1.941 hanno un primo esponente di genere femminile. Nel 2023 sono state 669 su 2.140 nuove aziende. Ovviamente a queste cifre dobbiamo togliere le aziende (non poche) che hanno chiuso in questi anni. L'analisi di genere è stata svolta su tutto il nostro database portandoci a un dato di 8.781 su 79.831 aziende, con un totale pari all'11% medio (quasi 9mila, appunto). Conforta anche il confronto con i dati comunicati dalla Fip (Federazione Italiana Pizzaioli), che vanta 55 donne iscritte, contro 600 uomini. Ci attestiamo insomma intorno al 9%».
Le donne in pizzeria non sono poche, seppur ancora in numero largamente inferiore se facciamo il confronto con gli uomini e soprattutto se pensiamo come quello del pizzaiolo sia un lavoro ancora percepito come quasi esclusivamente maschile
Per quanto la matematica non sia un’opinione e codici Ateco e codici fiscali siano a loro volta oggettivi, non sempre c’è corrispondenza tra l’essere donna titolare (o contitolare) di una pizzeria ed essere effettivamente la pizzaiola di quella attività. Nella maggior parte dei casi è vera la prima ipotesi, magari col marito impegnato al forno, tra impasti e pala. Eppure, pur facendo la tara di qualche approssimazione nelle stime, di certo queste ultime ci indicano un range di presenza femminile nel comparto pizza, indipendentemente dal ruolo ricoperto, importante e sottostimato. Le donne in pizzeria non sono poche, seppur ancora in numero largamente inferiore se facciamo il confronto con gli uomini e soprattutto se pensiamo come quello del pizzaiolo sia un lavoro ancora percepito come quasi esclusivamente maschile, se non addirittura maschilista per certi versi. Dalle testimonianze che abbiamo raccolto tra molte donne pizzaiole, emerge come in un passato anche recente sia dovuto passare del tempo prima di essere pienamente "accettate" - o per meglio dire comprese - persino dalla clientela.
Non vogliamo però affrontare il tema della donna nel mondo pizza in modo retorico, raccontando storie ed esperienze attraverso un mero confronto con il genere maschile e trattare il caso come ci fosse una minoranza da valorizzare; vorremmo cercare invece di farlo risaltare come una realtà quotidiana, anche se per molti ancora non lo è. Le donne pizzaiole si stanno facendo strada in un mondo di soli uomini con determinazione e competenza, a dirla tutta molto più di tanti colleghi che, alla ricerca di un lavoro, negli anni passati si sono improvvisati pizzaioli. Il numero di professioniste cresce a vista d’occhio, soprattutto tra le nuove generazioni; e se fino a qualche anno fa potevano incontrare più d'un ostacolo, oggi nessuna lamenta particolari discriminazione di genere, né è vista come un’aliena quando dichiara di voler diventare una pizzaiola.
Rosa Casulli
(1, continua)
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Calabrese di origine e romana di adozione. Laurea in Scienze della Comunicazione. Dopo alcuni anni passati nell’editoria, si avvicina al mondo dell’enogastronomia, muovendo i primi passi tra redazionali, ricette da editare, social network e fiere di settore. Giornalista pubblicista, collabora con La Madia e Pizza e Pasta Italiana, è autrice del podcast Misticanza per Radio Food, di cui dirige il magazine. La sua passione è raccontare le storie di aziende e produttori. Amante del buon cibo, della pizza abbinata con il vino e dei libri. Fanatica di sport
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