La mia avventura e il mio viaggio nel mondo della cucina sono iniziati nel 2006, quando passavo le mie vacanze dando una mano presso il ristorante di famiglia, Dattilo, aperto qualche anno prima. Anche i miei studi, grazie a una laurea in Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Pisa, mi avevano indirizzato verso il mondo del'enogastronomia.
All’inizio con la mia presenza al ristorante ero in grado semplicemente di dare un po' di aiuto nei miei giorni liberi, ma poi, con il tempo e con l'applicazione, è diventata una vera passione, tanto da rappresentare il senso dei miei giorni, tanto da trasformarsi poi nella mia professione.
Devo ringraziare una grande amica, che con occhio lungimirante mi ha consigliato di dare fondamento tecnico a questa mia passione, a quella che lei considera tutt’oggi una dote naturale, indirizzandomi verso la Scuola di Alta Formazione di Niko Romito.

Una vista notturna dell'ingresso del ristorante della famiglia Ceraudo
L’insegnamento più importante che ho raccolto nei mesi che ho passato alla Scuola, e che porterò sempre con me, è il rispetto del cibo e della sua provenienza, della sua natura, dal momento della nascita e crescita di ogni singolo ingrediente, fino alla trasformazione in piatto e quindi di ciò che mangiamo e mangeranno i nostri clienti. Quel che ho capito è che per me è fondamentale l’utilizzo di pochi ingredienti e l’esaltazione di sapori semplici.
Alla Scuola e in particolare nella persona dello
Chef Niko ho ritrovato gli stessi principi e valori che mi aveva prima di lui tramandato mio padre, ovvero: il rispetto per la natura e per le persone, l’amore incondizionato per il proprio territorio. Se mio padre è stato definito il “filosofo della terra” io definirei
Niko Romito il “filosofo della cucina”. Mio padre e
Niko Romito rappresentano per me maestri di vita in epoche differenti.
Appena ritornata in Calabria dall’Abruzzo, forse non immaginavo con precisione quanta responsabilità comportasse essere lo chef del ristorante di famiglia, ma ho voluto comunque mettermi in gioco. Quel che è certo è che in Calabria tutto è più complicato per differenti ragioni economiche, culturali e sociali.

Uno dei piatti di Caterina Ceraudo: Ravioli al nero di seppia, con spuma di mozzarella di bufala e chips di melanzane e crema di pomodoro crudo
Ci troviamo in un territorio pieno di tradizioni che restano vive solo grazie “alle nonne”, che purtroppo non vengono tramandate e soprattutto praticate dai giovani. Proprio per questo, proprio pensando ai giovani, abbiamo iniziato un vero e proprio percorso, con l’intento di far rivivere quella che possiamo definire la cucina povera di un tempo.
Sono proprio queste cose, che inizialmente possono essere viste come difficoltà, che mi riempiono di energia e mi danno la carica di proseguire per questa strada. Il ristorante Dattilo è nato dall’unione di una famiglia, di quattro menti che fabbricano sogni: io, mio padre, mio fratello
Giuseppe e mia sorella
Susy.
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