08-05-2015
Claudia Innorta e Ugo Alciati, coppia nel lavoro, uno dei rarissimi casi in cui lo chef maschio ha una sous chef donna. Li trovate a Serralunga d'Alba, al Guido ristorante (+39.0173.626162), ed eccezionalmente a Identità Expo S.Pellegrino fino a domenica
E’ arrivata. Ha visto un frigo sistemato in modo che non le piaceva. Ha svuotato e rimesso a posto tutto. «Ora sì che si può lavorare», era più sollevata. Maniaca dell’ordine e della pulizia, insomma. Claudia Innorta, 29 anni da Giaveno ma piemontese solo per metà (il cognome è siciliano), non è una cuoca qualunque. Intanto, è la sous chef donna di uno chef maschio: situazione più unica che rara, «io altre non ne ho conosco», dice lei. «Io altri non ne conosco», dice lui.
Poi – e le righe sopra lo testimoniano – è l’alter ego, la perfetta interfaccia di Ugo Alciati, lo chef in questione. Le coppie professionali si formano per analogia o complementarietà: Claudia e Ugo vengono dalla prima risma, procedono paralleli, pignolo l’uno, pignola l’altro. Anche la sensibilità in cucina è affine: pensano entrambi a un giusto mix tra tradizione (che è doppia, in questo caso: territoriale e familiare, se ci si chiama Alciati…) e creatività, tecniche moderne per sapienze antiche.
La Innorta al lavoro con la brigata di Identità Expo: secondo da destra è il resident chef Domenico della Salandra
Un su-e-giù che non la spaventa: intanto perché è laboriosa, poi perché ha innato il senso del comando, «mio marito Antonio me lo dice sempre, “mi sembra di aver sposato un uomo e non una donna”. Mi piacciono l’ordine, le direttive precise, la pulizia», e guarda caso il bell’Antonio è ispettore igienico-sanitario...
Cuoca un po’ per caso, Claudia Innorta. Genitori medici, le piaceva dormire la mattina, «ero una pelandrona. Il liceo più vicino a casa era il linguistico, m’iscrissi lì. Per comodità». Non c’era la vocazione: nel novembre del terzo anno decide di cambiare, «scelsi l’alberghiero», e par di capire non ne fosse convinta più di tanto. I suoi genitori ebbero la stessa impressione: e per evitare una seconda retromarcia, bussarono alle porte della Betulla di Trana (To), «avete posto in brigata per una giovane dell’alberghiero?». L'avevano e lei rimase impigliata. Nel 2003 lo stage più importante, quello al Villa Crespi proprio l’anno in cui Antonino Cannavacciuolo ottenne la prima stella.
Il vitello tonnato di Ugo Alciati: la sua sous chef non finirebbe mai di mangiarne!
E il futuro? «In Italia! In Piemonte!», esclama decisa, magnificando l’ambiente di lavoro a Serralunga. Ed esaltando i piatti del Guido, su tutti l’agnolotto al sugo d’arrosto. Però ce n’è un altro che lei non smetterebbe (non smette) mai di mangiare: «Il nostro vitello tonnato. Favoloso».
Donne che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera