Se esiste un fuori festival significa che il festival funziona. Il Merano Wine Festival è uno di questi casi. Per l’edizione 2013, manco a dirlo, siamo partiti da un appuntamento esterno alle splendide sale del Kurhaus. Ad aspettarci nelle cantine del Sieb-Stock, 7 grandi champagne del Club Excellence, Club dei Distributori e Importatori Nazionali: Pol Roger Sir Winston Churchill 1999, Françoise Bedel Cuvée Robert Winer 1996 solo per citare l’ambo che più ha colpito i nostri palati.
La puntatina serale al Full Moon Party, all’interno del Kurhaus, è valsa solo per il sorprendente Prosciutto cotto in crosta servito con crema di rafano di Tomaz Kavcic, cuoco sloveno di Zemono. La giornata di lunedì è partita ancora lontana dal fermento degli assaggi, ma, anche se seduti come bravi scolaretti, la nostra disposizione era quella dei winescout. La degustazione a cui abbiamo partecipato di classico aveva poco. A partire dalla brutta notizia con cui Ian D’Agata ha esordito: il furto di alcuni cartoni di vino, guardacaso i francesi più attesi.

Mirka Guberti e Angelo Sabbadin
Tuttavia, i vini finiti nella nostra batteria di calici sono stati ancor più protagonisti perché in mezzo ai fuochi incrociati di
winewriters, sommelier/responsabili di sala e pubblico. I due bianchi che più hanno stimolato l’abbinamento sono stati il
Trebbiano d’Abruzzo Fonte Canale 2012 di
Agricola Tiberio e il Pecorino 2008
Cataldi Madonna. Il primo, prodotto solo in 3mila bottiglie, pareva uno chablis con in più una spiccata mineralità. Secondo
Pascal Tinari, giovanissimo sommelier del
Villa Maiella di Guardiagrele (Ch), si sarebbe abbinato perfettamente con una
Trenetta di farro con zucchine e pomodorini; il secondo, al naso poteva essere confuso con un riesling per poi ritrovare note aromatiche di salvia sulla lingua.
Per
Alessio Spadone, altro imberbe sommelier abruzzese, la morte di questo Pecorino era il
Gallo allo spiedo laccato con dragoncello, timo e rosmarino, cucinato spesso nel ristorante della sua famiglia,
La Bandiera di Civitella Casanova (peraltro Famiglia dell'anno per noi di Identità). Tra i rossi, l’
Etna San Lorenzo 2009 di
Girolamo Russo non ha avuto rivali, con la sua nota di sangue, di affumicatura e una potente mineralità.
Angelo Sabbadin, a lungo sommelier de
Le Calandre, non ha avuto dubbi e lo proposto per un primo con tartufo nero. Sempre
Sabbadin ha avuto un’altra grande intuizione sul vino dolce, il
Vouvray Clos du Bourg Première Trie Moelleux 1996. Le note di ananas e passion fruit e la buona acidità avrebbero vestito perfettamente uno scampo marinato e origano.

Il Cabernet Franc di Duemani, cantina di Riparbella (Pisa)
Lasciato l’Hotel Terme, la degustazione è proseguita tra i banchetti dei produttori scelti da
Helmuth Koecher. Ne abbiamo girati una decina assieme ad
Alessio Spadone e
Cristiana Tiberio. Era impossibile non notare quanto
Alessio, nonostante i suoi 25 anni, avesse il piglio e la sicurezza di un veterano del vino. Che tuttavia non si tratteneva di fronte al
Chianti Classico Riserva Montervertine 1979, lodandone le note agrumate come un incredulo tifoso. Gli assaggi che successivamente hanno più stimolato il nostro ricordo sono stati il
Cabernet Franc Duemani e un Montepulciano d’Abruzzo di una giovanissima azienda, la
Paolini Stanford di Offida (Ap).
Nonostante il forte vento che ci ha accolto all’uscita, il segno di questo grande appuntamento del vino non è mai scivolato via. E anche chiusi in auto, ha continuato a monopolizzare qualsiasi conversazione.