25-05-2013

Assaggi reggiani

Cà de Noci, una solida cantina bio sostenuta dalle spalle forti di Alberto Masini e Andrea Ugolotti

L'insegna di Ca' de Noci in località Vendina a Qu

L'insegna di Ca' de Noci in località Vendina a Quattro Castella (Reggio Emilia), +39.0522.282321, un'ottima cantina sul crinale appeninnico, sorretta dalla passione di Alberto Masini e apprezzata anche da Andrea Ugolotti. Quest'ultimo, sommelier, ha abbandonato la sala di ristoranti importanti (tra gli altri, il Pescatore di Canneto e il Pellicano all'Argentario) per dedicarsi alla vigna in quel di Montalcino

Dove finisce l'Appennino, ai piedi di un dolce crinale su cui un meglio non identificato imprenditore fa vino convenzionale, sorge la piccola Cà de Noci, azienda vinicola del Reggiano che produce seguendo i canoni del regime biologico, anche se forse a regime sarebbe meglio sostituire "scelta enoica". Alberto Masini, architetto che alla professione e al cantiere ha preferito progettare filari e disegnare la terra assieme al fratello Giovanni, ci accoglie amichevolmente nella veranda davanti alla cantina. La casa di famiglia, che prende il nome dal bosco di noci di proprietà, è lì attaccata e non ci vuole molto a capire che la vigna qui è una questione di famiglia. Due ragazzi, arrivati prima di noi, stanno già degustando i bianchi e sembrano perfettamente a loro agio.

Superficie vitata complessiva: 5 ettari

Superficie vitata complessiva: 5 ettari

"Qui non c'è acqua, non ci sono pozzi. E l'acqua non la portiamo nemmeno". La vigna è una pianta che sa badare a se stessa più di quanto pensiamo. Le viti di spergola, lambrusco, malbo gentile, sgavetta, cabernet sauvignon, moscato e malvasia aromatica si devono accontentare dell'acqua piovana. "Qui da noi le annate sono veramente diverse una dall'altra". E ci crediamo, se la terra e la vite sono costrette a fare le lavoratrici autonome, quello che riusciranno a produrre dipenderà molto dalle condizioni in cui riescono a "lavorare". Dopo aver toccato due tasti dolens come la peronospora e l'oidio, veniamo a conoscenza dell'importanza dell'erba, quasi una coltivazione parallela alla vite. "Non la tagliamo mai, se non quando inizia a seccare e ti arriva fin sopra il ginocchio a giugno. E la lasciamo a terra perché faccia da riparo naturale al terreno. L'erba fa bene alla vigna, perché richiama e trasmette elementi e organismi che le danno vigore".

Tornati sotto la veranda, la natura fa il suo corso anche nella dinamica umana. Quel ragazzo di spalle, a cui prima non avevamo fatto caso, era Andrea Ugolotti, giovane ma navigatissimo sommelier conosciuto poche settimane prima a Villa Favorita durante la degustazione di vini da territorio vulcanico, da lui condotta. Se il primo incontro era stato brusco e condito da eccessivi estremismi, davanti alla spergola metodo classico Riserva dei Fratelli '09, la foga di piccoli scoop senza sapore lascia spazio al racconto di sé e della propria passione, senza la minima preoccupazione verso i ruoli da difendere o le coalizioni da rispettare.

Andrea è uno spirito libero, che dalla sala di convenzionalissimi ristoranti stellati è finito nei campi a fare vino. E, detto tra noi, questo non è assolutamente naturale, almeno non adesso. Più che fedele a una linea di pensiero, dopo averci bevuto insieme, ci è sembrato fedele a una linea di filari così come Alberto e suo fratello lo sono ai loro. I risultati sono i vini che ci siamo gustati in più di due ore di visita e che ci facevano apparire come amici di lunga data.

La spergola '06 Querciole rifermentata in bottiglia è una folgorazione per quel suo frutto che richiama la buccia di mela. "C'è un tipo di ossidazione che è espressione di un vino". Andrea parla da moderato e forse si stupisce anche lui. Gli è che questo bianco anche se non completamente rotondo ha carattere da vendere. Sul rosso fermo Gheppio, da cabernet sauvignon e malbo gentile, torniamo agli estremi.

Alberto ci propone annata 2007 e 2005. Per Andrea il 2005 era perfetto, per noi al limite del scusi-ma-questo-vino-è-andato. Il 2007 invece si esprimeva con sentori di prugna e ci pareva molto più equilibrato. Ci siamo messi a litigare? Macché, ci siamo dati appuntamento per una prossima bevuta mentre a una sola voce decantavamo la sorpresa per il passito Aresco da uve Moscato, Malvasia aromatica e spergola. Per niente mieloso, quasi secco, un funambolo in equilibrio tra la dolcezza dell'albicocca disidratata e la mineralità della terra. Senza neanche telefonarci lasceremo che la natura faccia di nuovo il suo corso per reincontrarci in qualche altra cantina. Non esageriamo dai, almeno un sms mandiamocelo.

Ca' de Noci
via Fratelli Bandiera, 1/2
località Vendina
Quattro Castella (Reggio Emilia)
+39.0522.282321


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Martino Lapini

Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini

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