06-04-2025

Benefizio Frescobaldi 2023, mezzo secolo di prestigio

La degustazione della 50ma vendemmia del Pomino Bianco Riserva Doc. Con vertiginosi assaggi 2014, 2009 e 1990

È una storia lunga mezzo secolo quella che si sfoglia con Benefizio Pomino Bianco Riserva Doc di Marchesi Frescobaldi, ma in realtà si scivola piacevolmente indietro, ancora. Potere del vino, che fa oscillare tra la skyline di Milano prestata dal futuro nel ristorante Andrea Aprea e la Toscana dove arriva Leonia degli Albizi nella seconda metà dell’Ottocento. Sarà lei, con il fratello Vittorio, a piantare a Pomino le prime varietà francesi, come Chardonnay e Pinot Nero, e anche a costruire la prima cantina per gravità in Italia.

Perché mezzo secolo allora? Perché oggi siamo qui a degustare innanzitutto la vendemmia 2023, che sancisce questo traguardo. Ma si torna indietro a celebrare con una verticale - anche con le annate 2014, 2009 e 1990 - il Cru del Castello.

La certezza viene da questo angolo unico di Toscana, come è solito definirlo il marchese Lamberto Frescobaldi: «Colline e cipressi lasciano improvvisamente il posto a pendii scoscesi, temperature più fresche in estate e neve in inverno, magnifici boschi di abeti e sequoie secolari che circondano i vigneti di Chardonnay, piantato qui già dal 1855. A 700 metri d'altitudine nasce nel 1973 il Cru Benefizio, primo vino bianco in Italia fermentato e affinato in barrique».

Qui a Milano per celebrare l’anniversario troviamo l’enologo Nicolò D’Afflitto, accanto al communication manager del gruppo Frescobaldi Andrea Orsini, e ci apre prima di tutto una scatola inattesa: è quella dei pastelli da cui la nipote estrae un colore per dipingere il cielo terso di Pomino. «Non usa il celeste di Firenze, bensì il blu», spiega. Sulle bottiglie di Benefizio – 100% Chardonnay - è rimasta immutata l’etichetta, ma il vino si è messo a passeggiare con eleganza tra questi anni, anche di cambiamento climatico.

Prendiamo l’ultima annata, la 2023 appunto: un avvio mite, poche nevicate, e una primavera che ha dosato con equilibrio il germogliamento nei vigneti. Quindi la discesa delle temperature, una freschezza e una piovosità che hanno lasciato il posto a un’estate asciutta. Il risultato è che la vendemmia è stata leggermente posticipata e la complessità degli aromi si traduce in un’eleganza autentica.

Siamo appunto a 700 metri, esposizione a sud e il terreno è per lo più sabbioso. Si vendemmia a mano, con ogni dettaglio curato; le uve vengono deposte in cantina e sottoposte a una pressatura delicata, il che già permette già una buona estrazione di mosto limpido; più avanti, sarà ancora chiarificato dopo decantazione a freddo. Quindi parlano le barrique – metà nuove, metà di secondo passaggio – che accolgono la fermentazione alcolica e in parte quella malolattica. Ma il tragitto prosegue, con il vino maturato in legno, sulle fecce, e batonnage eseguiti quando serve. L’ultimo riposo in bottiglia, dunque il Benefizio Riserva è pronto a deliziare. Gli occhi prima di tutto, con quel giallo paglierino dalle venature dorati che si accentua via via andando a ritroso negli anni.

L’olfatto non chiede che di perdersi tra le crescenti note fruttate e speziate; la persistenza offre la sensazione di una promessa mantenuta. A un territorio, a Leonia che portò quelle barbatelle, i veri gioielli da custodire, e le piantò a Castello Pomino, come un patto con le generazioni future.  «Un vino – sottolinea in questo racconto il marchese Lamberto Frescobaldi – voluto da mio zio Leonardo, con il desiderio che fosse da subito un grande bianco da invecchiamento e oggi, dopo 50 anni, tutta la mia famiglia e io siamo orgogliosi di aver desiderato Benefizio, che vendemmia dopo vendemmia, ci regala ogni anno grandi emozioni».

Si è saputo fare tesoro delle condizioni del suolo e del clima, affini a quelle della Borgogna e quindi ideali per i vitigni francesi: giocano a favore, insieme alla composizione del terreno, l’altitudine, le temperature fresche con gli sbalzi termici tra il giorno e la notte, l’esposizione solare.

Ma tornando al terreno cos’è ha di particolare? Qui il viaggio nel tempo diventa ben più lungo: è il frutto dei depositi marini e della loro metamorfosi con il sollevamento dell’Appennino. Quindi troviamo marne, arenarie e scisti: protagonisti argilla e calcare che insieme offrono quella mineralità tipica del Benefizio. Torniamo però più vicino ai nostri tempi e troviamo un’altra data fondamentale: Pomino è stata una delle prime zone in Toscana a ottenere la Denominazione di Origine Controllata ed è avvenuto nel 1983, un traguardo importante – si ricorda - per i vini bianchi italiani.

Le vigne Benefizio al Castello Pomino

Le vigne Benefizio al Castello Pomino

Ecco perché oggi è importante brindare e questa verticale ci fa stupire del patto stretto con il tempo da Benefizio. L’annata 1990 (alle spalle un inverno rigido e un aprile piovoso, ripagati poi da un’estate avviata nel segno di soleggiate giornate, riaffiorate a settembre) ha una sua freschezza, un’armonia non solo non perduta ma come rinnovata. Ecco perché la 2014 (anno dai cambiamenti più incisivi, con una pioggia che si è ripresentata in diverse fasi a sfidare l’uomo per tutelare la sanità dei grappoli) ci sussurra che ancora può riservarci piacevoli sorprese. Il Benefizio 2009 è poi un incanto, un equilibrio impeccabile tra acidità, raffinatezza e varietà di aromi: note fruttate e floreali si intrecciano nel calice e ancora una volta affiora la sensazione di un’armonia che ci fa sentire profondamente immersi in un territorio magico.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Marilena Lualdi

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Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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