21-12-2023

Brunello di Montalcino a Castelgiocondo? «È longevo, lo dice la storia»

Viaggio nella tenuta di proprietà della famiglia Frescobaldi. L’enologo Bozzon: «Posizione particolarmente favorevole tra montagne e mare»

Castelgiocondo è la tenuta di Montalcino di Fresc

Castelgiocondo è la tenuta di Montalcino di Frescobaldi: una realtà da oltre 1.100 ettari complessivi

Storia, tradizione, ma anche grande ricerca e tecnologia. Quella di Frescobaldi è una delle realtà più importanti di Montalcino, anche solo da un punto di vista puramente “numerico”. Basti pensare che la Frescobaldi ha 1.100 ettari di proprietà, dei quali 815 in capo a Castelgiocondo e i rimanenti riferiti al brand Luce, una realtà comunque a sé stante nata nel 1996. Così come gli ettari vitati sono circa 300, dei quali 235 di Castelgiocondo e i rimanenti di Luce.

«Ci troviamo in una posizione particolarmente favorevole – racconta Davide Bozzon, giovane enologo che lavora a Castelgiocondo da circa tre anni – Siamo a sud-ovest di Montalcino, guarda verso il mare, che dista da qui circa 35 km in linea d’aria».

Il giovane e preparato enologo della tenuta Davide Bozzon

Il giovane e preparato enologo della tenuta Davide Bozzon

La presenza della famiglia Frescobaldi risale al 1972, quando il marchese Vittorio assume la direzione tecnica di Castelgiocondo. «Avevano bisogno di qualcuno che conoscesse la realtà vitivinicola Toscana – spiega ancora Bozzon - In tre anni sono stati piantati 200 ettari di vigne, puntando su Sangiovese. Questo anche sulla base di un documento storico, che parla chiaramente del Brunello di Castelgiocondo come di un vino longevo». Il marchese Vittorio Frescobaldi capì che il terreno era ideale per il Sangiovese. Ma erano anche gli anni del boom dei Supertuscan, e allora vengono realizzati alcuni impianti anche a Merlot e Cabernet Sauvignon. Nel 1988 la tenuta fu acquistata da Frescobaldi

«Il Sangiovese di Castelgiocondo – sottolinea Bozzon – ha un’espressione potente e solare, ma per fortuna grazie all’altitudine, riusciamo ad avare una grande acidità. I vigneti si trovano tra i 200 e i 450 metri sul livello del mare: basti pensare che la metà dei vigneti di Montalcino si trovano sotto i 200 metri».

«La nostra zona è particolarmente favorevole per il Sangiovese»

«La nostra zona è particolarmente favorevole per il Sangiovese»

Ma anche il suolo è un fattore fondamentale: «Abbiamo un mosaico di suoli – conferma Bozzon - Un’area importante di galestro, che trattiene l’acqua e la fa penetrare in primavera, senza ristagni idrici. Attorno ai 300-350 metri c’è una presenza anche di sabbia, importante nelle annate umide. Poi la zona più bassa è caratterizzata da una presenza di argille, importante nelle annate calde, perché si scalda più lentamente».

C’è anche la questione climatica: il versante sud è sicuramente più caldo, ma ci sono interessanti aspetti legati ai fenomeni ventosi. «Dal monte Amiata arriva aria fredda, ma abbiamo anche la brezza marina. Questo comporta escursioni termiche enormi. D’estate possiamo avere 35 gradi di giorno e 18 notte. In alcune vigne, abbiamo registrato anche 25 gradi di escursione termica. E poi c’è bosco, quasi 700 ettari, che è un “polmone” per recupero notturno delle vigne».

La cantina di affinamento

La cantina di affinamento

E il lavoro in vigna viene poi tradotto anche in cantina. «Con queste differenze - ribadisce l’enologo - abbiamo 30-40 lotti diversi di Sangiovese ogni anno, che vengono lavorati separatamente. Crediamo di poter fare un vino fortemente legato al territorio. Questo significa che, considerando i fattori di altitudine, suolo e altitudine, abbiamo una vendemmia suddivisa in svariati giorni: quest’anno c’è stata una differenza di 20 giorni tra primo e ultimo Sangiovese raccolto, l’anno scorso i giorni erano addirittura 30».

L’uva, dopo la raccolta, viene tutta diraspata e poi controllata dal selezionatore ottico: vinificazione solo in acciaio, per poi passare ai legni di varia dimensione per l’affinamento.

Il Brunello di Montalcino Castelgiocondo: abbiamo degustato l'annata 2019 in anteprima

Il Brunello di Montalcino Castelgiocondo: abbiamo degustato l'annata 2019 in anteprima

Ogni vino, ovviamente, ha la sua strada: il Rosso di Montalcino Campo ai sassi riposa sei mesi in botte grande, prima di essere imbottigliato. L’annata 2022, in commercio dallo scorso settembre, risulta molto fresca e immediata, puntando molto sulla bevibilità, per un Sangiovese molto identitario.

Per il Brunello di Montalcino Castelgiocondo l’affinamento è di un anno in barrique usata e due anni in botte grande: l’annata 2019 si esprime molto bene in freschezza e profondità, risultando già abbastanza equilibrata. Sarà in commercio il prossimo anno.

La riserva storica di Brunello di Montalcino in cantina

La riserva storica di Brunello di Montalcino in cantina

In anteprima anche il Brunello di Montalcino Riserva Ripe al Convento: in questo caso, come anche dichiarato in etichetta, si tratta di un unico vigneto particolarmente vocata.

I due versanti, est e ovest, del vigneto vengono vinificati separatamente: affinati poi in legno grande, i due vini vanno a comporre il blend finale, riuscendo a trovare un’armonia tra due profili differenti, uno più caldo e corposo, l’altro più fresco e verticale. Questo avviene anche per l’annata 2018, come detto non ancora in vendita, che però mostra un carattere deciso, con un’impronta anche balsamica, che poi si distende in bocca, supportata da tannini vivi ma non sgraziati.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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